Con un ecoblitz a Verona, Legambiente lancia le proposte per rispondere in maniera strutturale all’emergenza smog in Veneto

Che sia la stagione fredda, asfissiata dallo smog da PM10 o la stagione estiva, con i gas velenosi sprigionati dall’ozono, non c’è tregua per la nostra regione: nel 2018 in ben 6 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti di legge previsti per le polveri sottili o per l’ozono e in tutti 7 i capoluoghi di provincia della regione Veneto i valori medi annuali di PM10 (μg/mc) registrati dalle centraline urbane risulta essere superiore ai limiti di salubrità indicati dall’OMS.

A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti, che ha costretto i Comuni ad affrontare in maniera disomogenea ed estemporanea il problema vista la mancanza di una efficace e coordinata strategia antismog da parte della Regione Veneto. L’Inquinamento atmosferico continua ad essere un’emergenza costante per il nostro territorio, non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana e non più affrontabile con sole misure contingenti.

Per questo nella giornata di oggi – in occasione dell’incontro organizzato tra gli assessori all’ambiente dei Comuni veneti Capoluogo di provincia – Legambiente ha realizzato un ecoblitz in piazza Brà a Verona con l’obiettivo di portare un messaggio di supporto ai Sindaci affinché chiedano con forza interventi coordinati utili a trovare soluzione condivise per fermare l’emergenza smog in Veneto e che impegnino tutti, nessuno escluso, a fare la propria parte. Una delegazione di Legambiente è stata poi ricevuta per portare le proposte contro l’emergenza smog.

«Siamo qui per dimostrare il nostro appoggio a quelle amministrazioni che fanno qualcosa per tutelare la salute pubblica dall’inquinamento atmosferico e per ribadire che rispondere all’allarme smog nella nostra Regione è necessario ed urgente. E bisogna superare questo approccio emergenziale per intervenire con soluzioni strutturali – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto –.Serve innanzitutto ampliare a tutti i Comuni veneti l’applicazione dell’Accordo Padano e di conseguenza vincolare la Regione Veneto ad un serio impegno di coordinamento sull’applicazione delle direttive oltre che mettere in campo strumenti e risorse per la prevenzione del problema rivedendo anche l’ormai vetusto Piano di Tutela e Risanamento dell’Aria. Un Accordo di bacino che comunque deve essere riformulato fondando le proprie azioni su un vincolante Piano Unico Nazionale anti-inquinamento.».

Secondo Legambiente per uscire dall’emergenza smog è necessario poi che la Regione faccia immediatamente importanti investimenti sul Trasporto Pubblico Locale togliendo risorse dal trasporto su gomma a favore di quello collettivo, e che i Comuni realizzino Piani Urbani di Mobilità Sostenibile. I PUMS offrono un’occasione per promuovere soprattutto una mobilità, sia pubblica che privata, attiva (piedi e bici) e con mezzi a zero emissioni (dalla micromobilità all’autobus e l’elettrico). Una nuova mobilità quindi, che ci permetterebbe di ridurre drasticamente il numero totale di veicoli in circolazione e di liberare vaste aree di città, per esempio le aree di parcheggio, che potrebbero essere destinati ad altri usi.

Per Legambiente è utile prevedere nelle città l’introduzione target di mobilità vincolanti con obiettivi di ripartizione modale degli spostamenti, la realizzazione di zone centrali a pedaggio (come Area C a Milano) e più vaste zone a emissioni limitate (Low Emission Zone) così come previste (e mai incentivate) anche nel PTRA della Regione Veneto, con pedaggi elevati di ingresso per i veicoli più inquinanti; inoltre occorre implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. Servirà, infine, sviluppare un sistema strutturale di controlli che ad oggi manca e impedisce una sicura applicazione delle direttive dell’Accordo.

(Legambiente Veneto)

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