Decreto Sicurezza: appello alla responsabilità

All’indomani dell’ennesima tragedia del mare, che hanno portato alla morte di oltre 100 profughi provenienti dalla Libia, e gli appelli inascoltati dall’imbarcazione che ha atteso per oltre 15 ore un soccorso che non arrivava, il volontariato trevigiano sottolinea l’importanza di una politica che si faccia carico delle vite umane, attraverso una trattativa seria ma non spericolata, tra i leader dei Paese che si affacciano sul Mediterraneo, insieme ai colleghi Europei.
il mondo del volontariato torna inoltre a sottolineare l’incostituzionalità del Decreto Sicurezza, una norma che mette in discussione civiltà e sicurezza stessa.

 E’ un vero e proprio movimento quello che si sta creando, contro un’impostazione governativa  che mina i percorsi di integrazione, di umanizzazione e di accoglienza messi in atto in questi annispiega il Presidente di Volontarinsieme CSV Treviso Alberto FranceschiniLa CEI con il suo Presidente Bassetti, molte Diocesi, Sindaci e ANCI, Presidenti di Regione, Terzo Settore, tutti insieme per sottolineare le lacune e il vuoto normativo che lascia questo decreto. Anche la Caritas Italiana è in prima linea in questa battaglia di civiltà, con la sua nuova guida Mons. Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto, al quale auguriamo un buon lavoro”. 

Sotto accusa in particolare l’articolo 1, sul permesso di soggiorno per motivi umanitari, e l’articolo 13 della legge, relativo all’iscrizione all’anagrafe.

“E’ importante mantenere inalterati i livelli dei servizi e dei diritti riconosciuti agli stranieri entrati regolarmente nel nostro territorio, oggi relegati in uno strano limbo e penalizzati dal decreto – continua Franceschini –  Registriamo, come molti altri, una lesione dei diritti umani e del rispetto della dignità di ciascuna persona, una situazione che  genera peraltro problemi sociali nelle singole città e rende complicato l’intervento sociale da parte delle istituzioni locali e del mondo del volontariato”

Volontarinsieme ha finanziato, per circa 25mila euro, una progettazione per attività di accoglienza migranti, ultimo il progetto “FIXIT” che prevede momenti di formazione e di eventuale inserimento al lavoro, in collaborazione con realtà imprenditoriali della provincia,  di giovani immigrati ospiti nelle strutture del territorio (hub o SPRAR) e in attesa dello status di rifugiato o di protezione umanitaria.

“Rischiamo di vedere vanificati tutti gli sforzi, e le risorse economiche impiegate, per avviare una vera integrazione e dare la possibilità a questi giovani di avere un futuro, anche lavorativosottolinea FranceschiniE’ inaccettabile, poi, che parte de 35 euro procapite per richiedente asilo di cui dispongono gli enti gestori, non possano essere destinati a formazione e progetti di integrazione. La capacità di adesione di questi ragazzi a progetti di questo tipo è molto più alta al momento del loro arrivo nel nostro Paese, carichi di aspettative, di speranze, di progetti. Dopo due anni di vita vegetale, dove dormono e mangiano solamente, ci si trova di fronte a persone meno vitali,  recettive e capaci di cogliere le opportunità.”

C’è poi la questione sicurezza, all’indomani dell’approvazione del decreto che impone regole stringenti per l’inserimento dei migranti nel sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

“Dai primi monitoraggi tra i responsabile di servizi Sprar, dei gestori degli hub di accoglienza e le varie cooperative che gestiscono i Cas, il rischio rilevato è che molte persone si ritrovino allo sbando, senza poter essere accolto in strutture idonee, rimanendo quindi in balia delle organizzazioni criminali e di chi sfrutta il lavoro nero. E’ per questo che chiediamo una profonda riflessione ai nostri politici e governanti, per non fare gravi passi indietro sul percorso di accoglienza e integrazione che il nostro Paese, non senza fatica, aveva conquistato” conclude Franceschini. 

(CSV di Treviso)

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