IL NUOVO DIRETTORE GENERALE AVVIA UN PERCORSO DI CONDIVISIONE DEI REPORT SCIENTIFICI PRESENTANDO I DATI SUI FIUMI E LAGHI DEL VENETO: 458 STAZIONI DI MONITORAGGIO NEL TERRITORIO, 165.430 ANALISI NEL 2018

Si è insediato a metà settembre, Luca Marchesi è il nuovo Direttore Generale Arpav. Ha cinquantaquattro anni ed è nato a Milano ma è padovano d’adozione. Il nuovo DG di ARPAV è stato nominato dal Consiglio Regionale per un mandato quinquennale, con una amplissima maggioranza dei voti espressi dall’Aula.
Laureato al Politecnico di Milano, perfezionatosi all’Università di Bologna e all’Università Bocconi, Luca Marchesi approda alla Direzione generale di ARPA Veneto dopo una più che ventennale e prestigiosa carriera nel settore ambientale e in particolare nel Sistema delle Agenzie Ambientali. È stato infatti Presidente dell’Associazione nazionale delle ARPA, Vice presidente del Sistema nazionale di protezione ambientale coordinato da ISPRA, Direttore generale di ARPA Friuli Venezia Giulia, Direttore Tecnico Scientifico e Vice Direttore generale di ARPA Lombardia, Direttore generale vicario all’Ambiente di Regione Lombardia, oltre che Presidente degli Organismi indipendenti di valutazione di ARPA Puglia, ARPA Calabria e ARPA Piemonte.

Oggi a Padova, nella sede della Direzione generale dell’Agenzia, ha colto l’occasione della sua presentazione alla stampa per presentare i nuovi dati sulle acque del Veneto. L’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto infatti ha elaborato negli anni un metodo analitico in grado di misurare le sostanze chimiche a dimensioni infinitesimali. Dal 2017, grazie ad un know how scientifico di altissimo livello e all’acquisto di strumentazione di ultima generazione, i laboratori dell’Agenzia sono in grado di individuare sostanze chimiche fino a 5 nanogrammi litro. Per dare una misura, si tratta di un quantitativo equivalente a una bustina di zucchero disciolta in quaranta piscine olimpioniche, (0,5 grammi in 100.000.000 litri d’acqua).
Un ulteriore sforzo scientifico è stato fatto quest’anno per adeguarsi alla normativa europea che prevede per i PFOS, uno dei composti dei PFAS, lo standard ambientale di 0,65 nanogrammi litro. Questo standard richiede un limite di quantificazione (LOQ) ancora più basso 0,2 nanogrammi litro per avere risultati affidabili. Il metodo analitico è estremamente complesso, soprattutto l’applicazione su larga scala che richiede l’utilizzo di strumenti sofisticati per la cromatografia liquida ad alte prestazioni. L’aggiornamento e l’innovazione, applicati allo studio dei PFAS, hanno comportato per l’Agenzia un importante impegno economico stimato ad oggi pari a 8 milioni di euro.
Per la specializzazione raggiunta, l’Agenzia veneta è punto di riferimento a livello nazionale nell’ambito dei PFAS. Ha eseguito le analisi dei campioni per tutti i laboratori delle Agenzie che hanno partecipato allo studio pilota nazionale coordinato da Ispra e continua a svolgere analisi per le ARPA Abruzzo, Puglia, Umbria e per l’Agenzia Provinciale di Trento.
La nuova metodica è stata, tra l’altro, applicata nel 2018 alle analisi effettuate annualmente i cui risultati sono descritti nel Rapporto delle acque superficiali del Veneto, cioè laghi e fiumi. I laghi e i fiumi sono controllati dall’Agenzia con una rete di monitoraggio capillare composta da 368 stazioni per i controlli chimici (304 nei fiumi e 64 nei laghi) e 90 per i controlli biologici (50 nei fiumi e 40 nei laghi). Lo studio, svoltosi nel 2017, è il risultato dell’analisi di 165.430 analisi. Si precisa che data l’applicazione di nuova metodica e delle innovazioni applicate allo studio che viene presentato, i dati di alcune sostanze, fra cui i PFOS non sono comparabili con quelli dei precedenti report sullo stesso tema. Lo saranno a partire, dunque, dal prossimo anno.
I risultati dello studio confermano le criticità legate alle pressioni antropiche soprattutto nei corsi d’acqua di media e bassa pianura (Fratta Gorzone, Bacino scolante laguna Venezia), sia per qualità chimica che per stato ecologico, ma indicano anche una tendenza generale di lento e progressivo miglioramento osservato a partire dal 2000, da attribuire alle norme ambientali sugli scarichi più rigorose, alla realizzazione di infrastrutture – fognature e depuratori – e alle misure previste dai Piani di Gestione delle Autorità di Distretto Idrografico. Tale andamento è stato rilevato con l’indice LIM che contempla l’analisi delle sostanze azotate, fosforo, richiesta biochimica di ossigeno, saturazione di ossigeno ed Escherichia coli.
Per i laghi, compresa la parte veneta del lago di Garda, lo stato chimico risulta buono; lo stato ecologico risulta prevalentemente buono e sufficiente per i laghi di Alleghe, Revine e Frassino il motivo è legato soprattutto a dinamiche naturali come lo scarso ricircolo d’acqua.
Il report è pubblicato su www.arpa.veneto.it/notizie/in-primo-piano/la-qualita-delle-nostre-acque-superficiali.-pubblicato-il-rapporto-2018-sullo-stato-delle-acque-superficiali-del-veneto

(Arpav)

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