Sanità – Bigon (PD): “Lavori fermi nell’ex ospedale Chiarenzi, la Regione intervenga per rilanciare il polo di Zevio e garantire il diritto alla salute”

Sanità – Bigon (PD): “Lavori fermi nell’ex ospedale Chiarenzi, la Regione intervenga per rilanciare il polo di Zevio e garantire il diritto alla salute”

(Arv) Venezia, 27 feb. 2020 – “Non può che destare preoccupazione lo stato di paralisi dell’ex ospedale Chiarenzi, tra servizi eliminati e ristrutturazioni mai effettuate. La Regione intervenga sul Comune per accelerare l’iter dei lavori necessari e garantire così il diritto alla salute e all’assistenza, altrimenti la dismissione sarà inevitabile”. Così Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico, con un’interrogazione in cui denuncia “la grave situazione del nosocomio di Zevio e l’inerzia dell’amministrazione locale” “Il comodato d’uso non sta funzionando, è evidente – spiega la Bigon – Nell’ottobre 2015 il Comune ha ottenuto dalla Giunta Zaia l’usufrutto gratuito dell’edificio per 30 anni, senza che la cittadinanza ne abbia tratto beneficio. I fatti parlano chiaro: dismessi o fortemente ridotti una serie di servizi, dalle ambulanze alla radiologia fino vaccinazioni, mentre i 40 posti di residenza psichiatrica destinati a Zevio resteranno a Marzana a tempo indeterminato, come da delibera dell’Ulss Scaligera, visto che gli spazi nell’ex ospedale di Zevio non sono pronti; per non parlare poi dei 30 posti di ospedale di comunità e dei 10 di hospice. Come se non bastasse c’è anche il trasloco, atteso da anni, della Casa albergo per anziani e che invece continua a slittare con inevitabile disagi per gli ospiti, poiché quella di via Aldo Moro è una struttura vecchia che da oltre un decennio aspetta un intervento radicale di ristrutturazione. Questo a grandi linee il quadro della situazione: la Regione dovrebbe agire per far rispettare il contenuto della delibera, è indispensabile concludere i lavori e velocizzare le operazioni di insediamento di servizi per garantire il diritto alla salute e all’assistenza dell’utenza locale. Se invece si vuole chiudere tutto, si dica apertamente senza andare avanti con questo stillicidio”.

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(Consiglio Veneto)

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