Coronavirus – Guadagnini (PV): “In questa grave emergenza, offro una personale riflessione sul concetto di comunità e sul ruolo dello Stato”

Coronavirus – Guadagnini (PV): “In questa grave emergenza, offro una personale riflessione sul concetto di comunità e sul ruolo dello Stato”

(Arv) Venezia, 18 mar. 2020 – “L’impostazione data, almeno all’inizio, dal Governo inglese per contrastare il Coronavirus mi ha fatto riflettere, in quanto sono da sempre un grande sostenitore del ‘sistema anglosassone’; tuttavia, il discorso pronunciato da Boris Johnson, il 12 marzo us, mi ha lasciato attonito. Nell’emergenza, nessuno deve essere lasciato solo, tutti i cittadini devono essere protetti. Una premessa innanzitutto: ammiro il mondo anglosassone, che ci ha dato una grande lezione nel corso della Storia, insegnandoci che l’individuo viene prima dello Stato; una lezione straordinaria che il Continente europeo non ha ancora imparato. Lo Stato non è un soggetto superiore che ha potere assoluto sull’individuo, ma uno strumento che gli individui si sono costruiti per meglio tutelare i propri interessi e per meglio difendere i propri diritti”.

Le parole sono del consigliere regionale Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti), che ricorda come “Il sistema istituzionale anglosassone è concepito e costruito per tutelare i cittadini nei confronti dello Stato. La natura della Common Law, è il fondamento di questa impostazione. Che la legge sia vincolata alla consuetudine e le sentenze al precedente, deriva dal fatto che anche la norma è figlia del suo tempo, e di miglioramenti successivi e non di un’autorità suprema onnisciente. La conseguenza è che il legislatore è sottoposto all’interesse dei cittadini e non viceversa; e che la sua azione è vincolata al rispetto di diritti fondamentali che si sono sedimentati nel tempo. Gli anglosassoni hanno percepito da subito il pericolo, l’espansione delle prerogative statali”.

“Common Law, Rule of Law, ‘stare decisis’ sono tutte tutele contro l’invadenza dello Stato – puntualizza il consigliere regionale –  Nel corso dei secoli, gli anglosassoni hanno tenuto fermo il punto: lo Stato è uno strumento amministrativo al servizio dei cittadini. Nel Continente, invece, è prevalsa l’idea che lo Stato fosse un’entità sovraordinata rispetto al cittadino, una sorta di soggetto superiore del quale i cittadini sono sudditi. Di questa lezione dovremmo essere grati agli anglosassoni, per sempre. Tuttavia, nemmeno la loro impostazione è esente da limiti e, forse, l’approccio iniziale di Johnson è figlio di questi limiti. Mi riferisco al loro concetto di ‘uomo’ come ‘individuo’, ed è su questo tema che oggi, forse, potremmo noi dare una lezione a loro:  l’uomo non è un individuo, l’uomo è una ‘persona’, con la conseguenza che la società non è un semplice insieme di individui, ma una ‘comunità’ di persone. Da dove viene questa lezione? Dalla Dottrina sociale della Chiesa, cioè, dall’insieme delle Encicliche sociali che i vari Pontefici hanno scritto nel corso del tempo, a partire dalla Rerum Novarum, che Leone tredicesimo pubblicò nel 1891. In quegli scritti, emerge chiaramente l’idea che l’uomo è  ‘persona’, la quale vive di relazioni dentro la propria comunità. Il valore fondamentale non è la forza che fa vincere il più forte, ma la solidarietà che permette di salvare il più debole. ‘Solidarietà’ significa sostegno reciproco, ovvero che nessuno è lasciato da solo, abbandonato a se stesso; solidarietà significa mutua assistenza, consapevolezza di far parte di un gruppo, la ‘comunità’ appunto, in cui vige un principio di reciprocità, oggi hai  bisogno tu e ti aiuterò io, domani avrò bisogno io e mi aiuterai tu. L’altro non è l’avversario da battere, ma il ‘prossimo’ col quale cooperare, condividere. La società non è un campo di battaglia dove rimane in piedi il più forte, ma una comunità nella quale ci si aiuta reciprocamente”. Ù

“Allora, il virus non si vince lasciandolo circolare così da ottenere la sopravvivenza dei più ‘adatti’, ma è un pericolo dal quale riparare tutte le persone, soprattutto quelle più esposte e deboli – afferma Guadagnini –   A qualsiasi costo, perché il diritto alla vita va garantito in via prioritaria a tutti e la sua tutela è la prima ragione di esistenza del potere pubblico. Quando si tratta di sopravvivenza, il calcolo non dovrebbe essere fatto sui ‘grandi numeri’, ma considerando ognuno di essi, non numeri , ma ‘esseri’ essenziali e indispensabili. Quando è in pericolo la vita della persona, l’azione politica diventa una missione tesa a proteggere ogni cittadino; dobbiamo recuperare il concetto di ‘persona’, che forse farebbe fare un ulteriore salto di qualità alla civiltà anglosassone, ammirevole per moltissime altre cose”.

“Sono sempre più convinto – conclude Antonio Guadagnini –  che dalle enormi difficoltà alle quali ci sta esponendo questa epidemia, sapremo trarre lezioni importanti, che ci insegneranno a vivere meglio il nostro futuro”.

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(Consiglio Veneto)

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