I funerali del presule comboniano vicentino nel Cimitero di Fontaniva mercoledì 15 aprile
Dopo una vita missionaria interamente dedicata al prossimo
e alla cara terra dellArabia Settentrionale,
la Diocesi di Vicenza,
nella persona del suo Vescovo Beniamino Pizziol,
di tutto il presbiterio e dellintero popolo cristiano vicentino
annunciano con dolore che
Mons. Camillo Ballin
di anni 75
è tornato al Padre per celebrare eternamente con Lui la Pasqua del Signore.
Il giorno 15 aprile la famiglia darà lultimo saluto al caro Mons. Camillo
nel cimitero di Fontaniva, in forma privata e nel rispetto delle normative vigenti.
Si è spento proprio nel giorno di Pasqua, Mons. Camillo Ballin, Vescovo del Vicariato dellArabia del Nord.
Era nato a Fontaniva (Provincia di Padova, diocesi di Vicenza) il 24 giugno 1944 ed è deceduto a Roma il 12 aprile 2020.
Lo ricorda padre Manuel A. Lopes Ferreira, ex Superiore Generale dei comboniani. «I miei primi incontri con padre Camillo Ballin ebbero luogo a Roma, nel contesto dei suoi soggiorni romani per la collaborazione al Pontificio Istituto di Studi Arabi e dIslamistica (PISAI) e per la preparazione della sua tesi dottorale. LIstituto Comboniano deve a Mons. Camillo questo contributo alla conoscenza di un periodo drammatico della storia della prima generazione di missionari e missionarie comboniani che soffrirono la prigionia durante la rivoluzione madhista (1881-1898) nel Sudan. Poi mi sono incrociato di nuovo con lui, agli inizi degli anni 2000. Lui era in Egitto e dava il suo meglio al funzionamento di Dar Comboni, il Centro per gli Studi Arabi e dIslamologia, per il Dialogo con lIslam, che i comboniani stabilirono al Cairo. P. Camillo stava spendendo la sua vita missionaria tra il Sudan (dal 1969 al 1972 e poi dal 1990 al 2000) e lEgitto (dal 1972 al 1990 e poi dal 2000 al 2013) e per molti di noi incarnava la figura del missionario comboniano identificato con la missione primigenia dellIstituto, appunto la presenza missionaria in terre dEgitto e Sudan. La sua consacrazione episcopale e lassegnazione al Vicariato dellArabia del Nord (2 settembre 2005) hanno portato ancora più lontano e ad una donazione totale questa sua identificazione con la missione cristiana nel mondo islamico. Nel 2012 lho rivisto a Kuwait, in una visita che gli ho fatto per preparare un dossier sulla Chiesa negli Emirati Arabi, per la rivista missionaria portoghese Além-Mar, di Lisbona. È stato il momento in cui mi sono avvicinato di più a lui, alla sua visione missionaria e ho potuto apprezzare il suo impegno apostolico e il suo sentire ecclesiale. Mi accompagnato nei soggiorni nei vari Emirati e ho potuto vederlo pastore in contatto con i suoi sacerdoti, con le comunità cristiane. Lo guidava una preoccupazione: aiutare a radicare la Chiesa in quei contesti islamici, aiutando i migranti cristiani a sentirsi Chiesa locale, localizzata in un contesto di sfida, come è appunto il contesto islamico. Durante il mio anno sabbatico del 2015 e nellanno seguente, per una felice coincidenza, ho potuto soggiornare a Riad, la capitale dellArabia Saudita, durante la quaresima, e accompagnare le comunità cristiane in preparazione alla Pasqua. Una volta, lui ha potuto venire: viveva il sogno di costruire il centro cattolico e la cattedrale nel Barhein, il che faciliterebbe anche la sua presenza in Arabia Saudita. Questo sogno ha avuto un felice natale e illuminava il suo attuale impegno missionario fino al momento in cui gli sviluppi della sua salute (levoluzione del tumore) lo fermarono, in modo improvviso, proprio a Riad. E così mi son trovato di nuovo con lui, stavolta nellospedale Gemelli di Roma dove fu ricoverato durgenza. Prima, nelle visite durante la settimana per gli esami medici; poi, portandolo allospedale per gli incontri con i medici per vedere eventuali percorsi da seguire. La serenità e la fiducia in Dio lo accompagnavano, come il desiderio di poter ritornare al Vicariato, tante erano le cose, le persone, le urgenze che lo aspettavano. Lui non si sbilanciava e scherzava. Diceva: «Sembra che (invece di ritornare) io debba scrivere lomelia per il mio funerale!». Mons. Camillo Ballin era un missionario che non temeva di avanzare, sempre sul filo del rasoio, affrontando situazioni incresciose, fiducioso in Dio. Si è spinto in avanti fino alla fine fin dove il suo Signore lo aspettava, sorprendente come sempre, per accoglierlo col suo abbraccio damore, che lo ha riscattato dalla sofferenza, per la vita eterna: era il giorno di Pasqua, il 12 aprile dellanno 2020, la pasqua del coronavirus».