Dopo l’Epidemia di COVID-19, il ritorno all’Epidemia di Cemento.

LEGAMBIENTE Circoli del trevigiano

Circoli Piavenire Maserada, Icaro Treviso, del Vittoriese

“ A Casale sul Sile l’iter va interrotto. Sul consumo di suolo e sulla viabilità è necessario un immediato e deciso cambio di direzione sia a livello locale che a livello regionale.”

L’attenzione in queste settimane è concentrata sul nuovo intervento da 500mila metri quadrati che prevede la costruzione di un enorme polo logistico in un’area a sud del comune di Casale sul Sile.

Un’area enorme, con strutture che potrebbero essere alte venticinque metri, a ridosso del Parco del Fiume Sile, in una zona a pericolosità idraulica.

Dopo la crisi sanitaria degli ultimi mesi, si è riaperta una discussione su diversi temi fondamentali: consumo di suolo, viabilità, inquinamento atmosferico, lavoro, abitudini dei consumatori e necessità di normative e regolamenti più stringenti.

Sono necessarie responsabilità e scelte politiche più coraggiose che possano stimolare e coinvolgere gli investitori in progetti di riqualificazione delle tante aree industriali dismesse, disincentivando l’uso di nuovo suolo.

Da: Esri – ArcGis. In rosso, l’area interessata dal nuovo progetto.

● CONSUMO DI SUOLO, VIABILITÀ, INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Per il comune di Casale sul Sile, la legge regionale 14/2017 per il “Contenimento del consumo di suolo” ha previsto una superficie massima consumabile, da oggi al 2050, pari a 87mila metri quadrati. Questo unico intervento da 500mila metri quadrati supererebbe quindi di circa sei volte questo limite.

Già da questi dati si può evincere che questa legge regionale, approvata ormai tre anni fa, ancora una volta sembra sortire ben pochi effetti positivi: tra continue deroghe concesse per capannoni e aree agricole, invece che frenare il consumo di suolo, sembra stia permettendo di consumarne ancora di più.

I dati ISPRA 2019 sul Consumo di Suolo infatti parlano chiaro: per il secondo anno consecutivo proprio il Veneto è la regione italiana con il maggior incremento di consumo di suolo, ben 923 ettari persi per sempre, quasi trecento in più della Lombardia; mentre tra le provincie venete, Treviso è al secondo posto per suolo consumato rispetto al totale con il 17,1% (42.392 ettari).

Prendendo in esame inoltre il tema della viabilità, si stima che, se fossero davvero Amazon o Zalando o altri colossi della logistica ad insediarsi, potrebbero arrivare a circolare più di 1300 mezzi all’ora di punta, ogni giorno, di cui la metà sarebbero camion; questi andrebbero aggiunti agli ulteriori movimenti di una nota azienda logistica che già opera a poca distanza e che negli anni, pur avendo già a disposizione nelle immediate vicinanze un collegamento con il grande svincolo autostradale Venezia Est a ridosso del Passante, sembrerebbe aver comunque sempre preferito transitare attraverso il centro cittadino per gli spostamenti verso nord, evitando ulteriori costi di pedaggio e causando diverso traffico anche lungo le strade dei comuni limitrofi, in particolare le frazioni di Sant’Elena e Cendon nel Comune di Silea, territori di passaggio verso il casello dell’A27.

Dalle recentissime analisi delle concentrazioni degli inquinanti (Biossido di azoto, PM10, Monossido di azoto) effettuate da Arpa Veneto dall’inizio dell’epidemia Covid-19, il lockdown ha permesso una diminuzione delle emissioni da traffico dal 30 all’80%, a seconda del periodo della quarantena, per i veicoli leggeri sulle strade urbane ed extraurbane. Un’ulteriore conferma che il traffico veicolare è una delle maggiori cause di inquinamento e di superamento dei limiti fissati dalle normative.

Aggiungere nuovo traffico in una porzione di aggregato urbano già saturo di veicoli, significherebbe aumentare la concentrazione di inquinanti e perciò peggiorare drasticamente la qualità dell’aria.

L’intera arteria viaria del territorio a sud di Treviso potrebbe quindi scoppiare, provocando un netto aumento dell’inquinamento atmosferico e una conseguente maggiore esposizione a rischi per la salute dei cittadini che renderebbe il paese pressoché invivibile.

Ancora una volta quindi, non vengono presi in considerazione i reali danni arrecati al territorio, determinati da un’ulteriore perdita di suolo, da un maggior traffico veicolare, dal relativo aumento dell’inquinamento atmosferico e dalla conseguente esposizione a rischi per la salute dei cittadini; va sottolineato che i costi a lungo termine, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemici che il suolo, se verrà perso, non potrà più garantire in futuro (regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’erosione), sono elevatissimi, ben superiori ai presunti “benefici economici” che il comune ricaverebbe dall’operazione.

Potete scaricare il documento completo qui:

(Legambiente Treviso)

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