No trivelle, sì eolico. Per Legambiente è un equazione indissolubile

Legambiente Veneto su trivelle o rinnovabili in Alto Adriatico
NO TRIVELLE, SÌ EOLICO. PER LEGAMBIENTE È UN EQUAZIONE 
INDISSOLUBILE

Lazzaro: “Per fermare le fossili bisogna tirare fuori le Pale”

Stiamo assistendo in questi giorni ad una vera e propria alzata di scudi generale, in particolare da parte della politica regionale e locale, rispetto a possibili nuove estrazioni di gas metano, di fronte al Delta del Po, autorizzate nella scorsa legislatura e accelerate dalle decisioni del Governo appena insediato con cui potrebbero avvicinarsi fino a 9 miglia dalla costa. Sono numerose le ragioni del no a nuove estrazioni che stanno emergendo e che da sempre Legambiente sottolinea come la quantità irrisoria di gas estraibile senza alcuna differenza dal lato dei prezzi, i rischi ambientali e per la fauna marina creati dalle piattaforme, le ricadute negative per il settore della pesca e per quello del turismo e un territorio che sprofonda a causa del fenomeno della subsidenza, che gli abitanti del polesine conosco bene a causa dei danni economici irreversibili in eredità dalle trivellazioni del passato.

Purtroppo sempre in questi giorni altre polemiche e barricate sono state levate a riguardo l’ipotesi di un impianto eolico a 17 miglia a largo delle coste deltizie, di nuovo con politici locali e regionali protagonisti della protesta. In questo caso il teorema dei contrari secondo Legambiente è tutto fuorché condivisibile, viste le tante fake news utilizzate a partire dalle questioni pesca e paesaggio, su cui serve anche un cambiamento dell’approccio culturale maturando la piena consapevolezza che i nuovi impianti a fonti rinnovabili permetteranno di combattere l’emergenza climatica, che sta già cambiando il paesaggio. La distanza dalla costa ipotizzata per questo impianto eolico è infatti superiore ai 30 km e suggerisce da sola quanto l’impatto visivo sia praticamente inesistente così come quello sulle attività di pesca che, oltre ad essere rare a così lunga distanza, potranno invece trarne un futuro vantaggio poichè nelle aree delle pale e attorno ai piloni si creeranno naturalmente aree di ripopolamento per fauna e flora marina. Inoltre, insiste Legambiente, la durata degli impianti eolici è di 25-30 anni e alla dismissione potrà essere riciclato dal 90% fino al 100% dell’impianto, creando materia prima seconda per dare gambe all’economia
circolare.

Dovrebbe invece essere chiaro a tutti che l’emergenza climatica, il caro energia, la guerra e l’impennata dei prezzi ci obbligano a ripensare subito il nostro sistema energetico, cioè a come produciamo e consumiamo energia, svincolandosi dalle logiche speculative delle multinazionale e dalle lobby delle fonti fossili.

Per questo Legambiente chiede una scelta di campo chiara e netta, coerente con l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Perché, seppur necessario, non è più sufficiente fare opposizione nei territori senza accompagnare il no alle estrazioni di gas metano con il sì a nuovi impianti eolici off-shore.

“Nel pieno di una drammatica emergenza climatica, come ricordano anche la grave siccità del fiume Po in Pianura Padana e la tragedia del ghiacciaio della Marmolada, la Giunta regionale del Veneto ha due doveri: fermare le estrazioni gas e smontare qualsiasi pregiudizio che ostacoli lo sviluppo dell’eolico off-shore – sottolinea Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto – e in questo senso urgono atti di coerenza da parte di tutti, in particolare da parte della politica regionale e locale, per eliminare ogni ambiguità sulla direzione da intraprendere. L’unica possibile exit strategy dalle trivellazioni è quella che prevede un’emancipazione definitiva dalle fonti fossili nel nostro Paese ed è possibile solo affiancando il no alle estrazioni di fonti fossili con un deciso sì alle fonti rinnovabili. Una scelta che va accompagnata con i fatti: per fermare le trivelle, bisogna tirare fuori le pale”.

Inoltre ricorda Legambiente, questa tecnologia genererebbe nuovi posti di lavoro. Secondo le stime di Anev, per l’intero settore, si parla di oltre 67mila nuovi occupati, tra diretti e indiretti. Di questi 27mila nel settore Servizio e Sviluppo, 16mila in quello industriale, oltre 23 in quello della gestione e manutenzione. Numeri e occasioni di sviluppo che raccontano bene le opportunità al respiro lungo che si possono aprire per i nostri territori, e che si contrappongono in modo concreto, con ragione, alla strategia fossile e dal respiro corto che propone il nuovo Governo.

Ufficio Stampa Legambiente Veneto

(Legambiente Veneto)

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