Catechisti, non dimentichiamo qual è l’obiettivo

Per questo mese di marzo abbiamo fatto una scelta ardita: invece che chiedere a qualcuno di noi una riflessione sul “tema” che vogliamo ap­profondire, abbiamo preso in prestito il discorso che papa Francesco ha pro­nunciato nel 2013 durante un congresso internazionale sulla catechesi. Ci sem­brava che fosse proprio azzeccato! Nella sostanza lo abbiamo riportato qui sopra, ma consiglio a tutti di leggerlo per intero (lo trovate nel sito annuncioecatechesi.diocesipadova.it). Sono consapevole di avere appena scritto che “ci sembrava fosse proprio azzeccato”, come sono consapevole che leggendolo vi chiederete: ma cosa centra quello che dice il papa con il nostro te­ma? Stiamo ancora leggendo il Diretto­rio per la catechesi, che al capitolo 7° dà indicazioni sulla metodologia; ma il pa­pa non parla proprio di sussidi, percorsi, metodi… La sua è una riflessione su ciò che sta alla base di ogni metodologia.

Tutto il suo discorso ruota attorno a una domanda: siccome per essere cate­chista (non è un lavoro, ma una vocazio­ne!) occorre ripartire da Cristo, che cosa significa questo, concretamente? La ri­sposta è articolata in tre passaggi: ripar­tire da Cristo vuol dire avere familiarità con lui, stare alla sua presenza; ma sen­za nessun intimismo: significa imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’al­tro; in particolare significa avere corag­gio e creatività, uscire verso le periferie, perché egli è già là che ci aspetta.

Ci sembrava importante, prima di ogni spunto sulle metodologie della catechesi, ritornare all’origine. La narrazione, l’arte, le cucine economiche popolari – di cui si racconta in queste pagine – ci dicono che ogni scelta di metodo ha sempre lo stesso obiettivo: «Aiutare i bambini, i ra­gazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore». Ogni tanto vale la pena ricordarcelo.

don Carlo Broccardo

Speciale catechesi – Marzo 2023

(Diocesi di Padova)

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