50° Caritas. Il vescovo: “Grazie a voi per tutto il bene fatto bene”

La festa, l’incontro non potevano che farsi Eucaristia, rendimento di grazie al Signore per quanto vissuto nella giornata del 6 maggio e per la storia di questi 50 anni di Caritas tarvisina. E così, dopo le testimonianze delle Chiese sorelle e dei giovani volontari, e la visita alla Casa della carità, la messa presieduta dal vescovo Michele Tomasi e concelebrata da don Davide Schiavon e da altri sacerdoti, tra cui don Bruno Cavarzan, già direttore negli anni Duemila. Il Vescovo, nell’omelia, ha commentato il brano degli Atti nel quale si narra la scelta degli apostoli di riorganizzare i compiti nella comunità cristiana sorta a Gerusalemme, con la nomina di sette diaconi ai quali affidare la gestione interna e il servizio della carità. Non compiti di minore importanza, come testimonia Stefano, che fa “la predica più lunga e più bella di tutto il Nuovo Testamento, subito prima di venire ucciso”, e poi Filippo che predica e battezza. Dopo il Concilio Vaticano II, si sente la spinta forte a vivere il Vangelo dell’amore in Italia. E allora si struttura qualcosa che si prende in maniera particolare il compito di animare alla carità nella Chiesa. “La Caritas, però, non è l’agenzia appaltatrice dei servizi di carità di una Chiesa, che quindi può interessarsi d’altro”, ha ricordato mons. Tomasi. E’ un gruppo che fa bene il bene, ha uno sguardo privilegiato su chi ha più bisogno, impara a offrire anche servizi, ma è l’anima di tutto il resto della comunità, con la testimonianza della Parola, del servizio, del dono di sé, in una mescolanza simile al miscuglio delle terre (e delle storie e dei volti) d’Africa, di Serbia e d’Italia compiuto durante la celebrazione. “Se volessi tornare indietro e separare di nuovo le terre che ho mescolato poco fa, non potrei farlo – ha sottolineato il Vescovo – . Una volta che ci siamo incontrati e che abbiamo detto che ci prendiamo cura di tutti, indipendentemente dalla lingua che parliamo, dal colore della nostra pelle, dalla cultura, una volta che ci siamo mischiati, non ci possiamo più separare. La pulizia etnica è una delle cose più sporche che esista a  questo mondo, non può esistere – ha ribadito mons. Tomasi – e allora questo intreccio di incontri, di volti, di storie e di tradizioni, questa terra unica che è l’unica terra che il Signore ci dà da vivere, da custodire e amare, e da condividere, è bellezza. Tutti responsabili di ciascuno e di tutti perché ci amiamo. E allora, se questo bell’incontro, se la testimonianza delle chiese sorelle, con l’esperienza anche di altre religioni, se le testimonianze dei ragazzi che così appassionatamente ci hanno arricchito il cuore, la vita insieme, se questo diventa il compito e il cammino della nostra Chiesa, allora sapremo lodare in maniera meravigliosa il Signore per il dono di questi 50 anni”.

Ricordando una delle parole più importanti emerse dalle testimonianze dei giovani fratelli e sorelle, casa, il Vescovo ha sottolineato che “casa è quella che ci prepara il Signore con il dono di sé, con la sua croce e risurrezione, lui ci fa casa, lui è casa per noi. E noi siamo a casa con lui, con tutti, senza esclusione”.

Tutta la comunità, infatti, “si prende cura delle relazioni di amore, che diventano reali quando nessuno è escluso, perché Dio è amore, Dio è Caritas. Ringraziamo Dio – ha concluso mons. Tomasi – per il dono grande di questi 50 anni”. (A.C.)

tratto dalla Vita del popolo del 14 maggio 2023

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(Diocesi di Treviso)

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