“Quanto costa?” è stata la parola chiave risuonata nell’intervento del vescovo di Treviso, Michele Tomasi, all’evento diocesano per la festa del 1° maggio svoltasi nel centro parrocchiale di Silea (Treviso). Non il “dio denaro”, ma scelte responsabili che vadano nella direzione del bene comune, al di là del loro costo. L’evento ha promosso anche quest’anno la Festa dei Lavoratori con musica, danze (quest’anno a cura di “Punto Danza”) e testimonianze dal mondo del lavoro. Hanno organizzano l’ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, la Fondazione Opera Monte Grappa, le Acli, l’associazione Famiglie 2000. Hanno collaborato il Comune di Silea e la parrocchia di San Michele Arcangelo.
“Quanto costa la prevenzione, la sicurezza, quanto costa fare impresa in modo rispettoso della vita umana? Quanto costa mettere su famiglia, quanto costa un sistema scolastico pubblico, statale e paritario? Quanto costa fare in modo che nel carcere minorile non ci sia il doppio dei giovani previsti? Quanto costa un lavoro che includa tutti? Quanto costa per le amministrazioni pubbliche fare veramente assistenza sociale? Dovremmo imparare a scegliere e insegnare a scegliere – ha detto il Vescovo nel suo intervento -. Non sentire il desiderio di qualcosa solo perché si guadagnano più soldi. Dovremmo aiutarci tutti a creare un mondo dove il sogno di qualcosa di costruito, di bello, di buono, di desiderabile, anche se costa un’infinità di soldi, lo faccio perché è desiderabile e buono per me e per noi”.
“Quanto costa una politica che ci faccia uscire dall’inverno demografico, ormai una glaciazione?”, si è chiesto il Vescovo. “Bisogna aiutare le famiglie a mettersi insieme, ad avere un progetto di vita, ad avere una possibilità di futuro, a credere che sia meglio mettere al mondo dei figli piuttosto che non farlo – ha sottolineato mons. Tomasi -. Quanto costa un sistema sanitario e quanto un missile intercontinentale? Non voglio essere ingenuo, viviamo in un mondo in cui servono, purtroppo, ancora, armi a difesa dei più deboli. Ma la scelta è quanto investire sull’uno o sull’altro. Quanto un sistema democratico, partecipativo, che coinvolge tutti, diventa il migliore difensore di sicurezza e il miglior promotore di giustizia internazionale? Il denaro non diventi un idolo a cui chiediamo di darci la vita – ha concluso il Vescovo -. Solo la persona risorge per la vita che ha vissuto, e porta con sé quello che ha seminato, non i soldi che ha guadagnato e tenuto, ma solo quelli che ha speso con, e per, gli altri”.
Il tema è stato “Il lavoro è partecipazione”. Tra i testimoni un medico, un’assistente sociale, una docente di scuola dell’infanzia, un imprenditore, una famiglia e un rappresentante delle Acli. Tutti i testi che hanno introdotto le canzoni erano tratti dal messaggio dei Vescovi italiani per la Festa dei lavoratori del 1° maggio, che ha per titolo “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”, un tema che richiama la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio.
“Le testimonianze degli ospiti sono state molto significative”, sottolinea don Paolo Magoga, coordinatore dell’iniziativa, nonché direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro. “Si è sentito dalla viva voce dei testimoni intervenuti che il lavoro chiede non solo di essere sfiorato, come le dita su uno schermo o una tastiera, ma di avere le “mani in pasta”. Mani che si sporcano, che si feriscono, che plasmano il mondo. Contro le tentazioni della tecnologia o dell’intelligenza artificiale, il lavoro, l’artigianato sono le forme per rendere più umano questo mondo”.