“Siamo chiamati a essere a servizio dell’umano, così come il Padre lo ama”: il Vescovo a don Luca Volpato nella messa di ordinazione presbiterale

In cattedrale a Treviso, sabato 25 maggio, una bella presenza di famigliari, amici, sacerdoti, seminaristi, parrocchiani di Ballò e delle comunità di servizio ha accompagnato nella preghiera don Luca Volpato, durante la celebrazione eucaristica con il rito di ordinazione presbiterale presieduto dal vescovo, Michele Tomasi.

Il Vescovo ha ricordato a don Luca il significato della preghiera di ordinazione e l’importanza, per il Vescovo stesso, di fidarsi delle valutazioni espresse dai suoi formatori a proposito del fatto che sia “degno di essere ordinato sacerdote”, valutazioni espresse “con l’aiuto di Dio Padre e di Gesù Cristo nostro Salvatore”; fiducia nella risposta di don Luca stesso, che pure ha detto il suo “Si” appellandosi all’aiuto del Signore (“Con l’aiuto di Dio, lo voglio”). “Ci vuole l’aiuto di Dio per volerlo sul serio, fino in fondo, e si vuole vivere quanto si promette soltanto nella speranza e nella fiducia che l’aiuto di Dio ci sarà” ha sottolineato il Vescovo.

L’omelia integrale:

Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, artefice della dignità umana, dispensatore di ogni grazia, che fai vivere e sostieni tutte le creature, e le guidi in una continua crescita: assistici con il tuo aiuto. Per formare il popolo sacerdotale tu hai di­sposto in esso in diversi ordini, con la potenza dello Spirito Santo, i ministri del Cristo tuo Figlio”.

Con queste parole darò inizio alla solenne preghiera di ordinazione immediatamente dopo l’imposizione delle mani sul tuo capo, caro Luca.

Preghiera della Chiesa, preghiera che si fa voce della nostra storia.

Ci rivolgiamo a Dio Padre, perché ci assista con il suo aiuto.

Certo, ho chiesto, prima, quando sei stato presentato dai tuoi educatori in seminario, se loro assieme al popolo di Dio ritengono che tu sia degno di essere ordinato sacerdote. E il rettore ha affermato che per quanto ha visto e per quanto è stato riportato su di te, lo sei.

E fra poco tu risponderai – e che tu sia convinto, e libero nel rispondere – alle domande che ti porrò, manifestando la tua disponibilità ad assumere gli impegni del ministero presbiterale.

Certo, mi fido delle valutazioni espresse: c’è tanto lavoro, impegno e sapienza nell’opera di un seminario, nell’impegno del nostro seminario, e c’è uno sguardo acuto nel popolo di Dio. Eppure, ho accolto – così chiede il rito, così chiede la Chiesa- le valutazioni espresse “con l’aiuto di Dio Padre e di Gesù Cristo nostro Salvatore”. Chi può entrare infatti nel profondo del cuore e della mente di una persona, chi può stabilire davvero e fino in fondo che cosa significhi «essere degni»?

E mi fiderò anche delle tue risposte che mi darai in scienza e coscienza – se lo vorrai – tra poco. Certo, mi fiderò della tua ferma volontà di assumerti gli impegni legati al ministero presbiterale: hai tanto riflettuto, hai tanto pregato, sei stato messo e ti sei messo alla prova.

Ma anche tu ti affiderai – è il rito che lo chiede, è la chiesa che lo chiede – all’aiuto di Dio a sostegno della tua volontà e disponibilità: la consacrazione piena a Cristo vittima pura è desiderio grande e nobile, ma sentiamo tutti la sproporzione delle nostre forze con un dono così pieno e radicale di sé. “Con l’aiuto di Dio, lo voglio”: ci vuole l’aiuto di Dio per volerlo sul serio, fino in fondo, e si vuole vivere quanto si promette soltanto nella speranza e nella fiducia che l’aiuto di Dio ci sarà.

E come potrò davvero fidarmi anche solo di me stesso, nell’accogliere questo dono alla Chiesa che è in Treviso e alla Chiesa universale? Dove potrò trovare la forza di fronte ai miei limiti, grandi, e nelle fatiche e incertezze di un tempo impegnativo e difficile?

Non siamo soli. Chiameremo a sostenerci e a rafforzarci i santi e le sante, icona di Cristo nella storia, amici di Cristo trasformati dallo Spirito Santo a immagine del Figlio amato. Non sarà solamente un canto, un atto dovuto. Coinvolgiamo nella tua vicenda personale e nella storia di questa nostra diocesi la forza di tanti fratelli e sorelle in Cristo, che si sono fidati di Lui, del Padre, dello Spirito Santo. Vivi ci assistono, vivi ci prenderanno per mano.

L’imposizione delle mani invoca la presenza, l’assistenza e la forza dello Spirito Santo: è Lui all’opera, è Lui che consacra, è Lui che dà forza, sostiene: Lui è Signore e dà la vita, che procede dal Padre e dal Figlio. È Lui l’aiuto del Padre.

Per questo chiediamo aiuto al Padre. Al Padre che riconosciamo “artefice della dignità umana”. Ecco colui grazie al quale siamo, se possibile, degni di servire Lui e il suo popolo. Ecco colui per il quale ogni persona ha dignità infinita e va servita, con riverenza e dedizione, dai discepoli di Cristo.  La preghiera della Chiesa, ponendo come prima caratteristica di Dio Padre il fatto che egli è l’artefice, il fondamento, il primo e ultimo garante della dignità umana, ci aiuta a chiedere la profonda conversione pastorale alla quale siamo chiamati: essere a servizio, con Lui e per Lui dell’umano così come Lui lo ama, da sempre e per sempre. E per questo, poi Egli è anche il “dispensatore di ogni grazia”, colui che ancora, e sempre in completa gratuità dona la vita, l’amore che alimenta ogni impegno e dedizione, l’aiuto che ci motiva al bene, che ci dà la forza di compierlo, che ci santifica e rafforza la nostra personalità con le azioni di bene che ci permette di fare.

Così possiamo riconoscere che Dio ci fa vivere, nel senso quasi ovvio che è Lui che ci sostiene in vita, e in quello meno scontato che ci dona la pienezza della vita, vita intensa, vita sensata, vita gioiosa, anche nelle prove. E riconosciamo anche, da discepoli di Cristo, figli del Padre, animati dallo Spirito, di essere intessuti nella reta meravigliosa di relazioni che lega tutte le creature, sostenuti dalla volontà buona del creatore che ci vuole amici e custodi amorevoli della sua opera, coinvolti nella sua guida verso una “continua crescita” di tutto e di tutti. Riconoscerci come dei viventi sostenuti ed amati da Dio, in relazione ad ogni fratello e sorella e a ogni creatura, “dà luogo all’appassionante e drammatica storia umana, capace di trasformarsi in un fiorire di liberazione, crescita, salvezza e amore, oppure in un percorso di decadenza e di distruzione reciproca” (LS, 79), come ci insegna e al contempo ci mette in guardia papa Francesco nell’enciclica Laudato si’.

È in questa relazione di amore che è la Santa Trinità, carissimo Luca, che il Padre chiama, ti chiama, a servire il popolo sacerdotale, la Chiesa, affinché tutto il popolo sacerdotale sia messaggero e testimone credibile e concreto dell’amore che tutto trasforma. E a servizio di questo popolo santo ha “disposto in esso in diversi ordini, con la potenza dello Spirito Santo, i ministri del Cristo tuo Figlio”.

È questo l’orizzonte del tuo servizio:

  • La fedeltà al desiderio di bene e di felicità che Dio coltiva per il suo popolo e per tutta l’umanità.
  • La scoperta delle autentiche possibilità di crescita e di sviluppo dell’umanità e del creato, che sono la crescita del Regno di Dio nelle pieghe della storia.
  • L’ascolto fedele e obbediente della Parola di Dio contenuta nelle Scritture Sante che, come ci ricorda San Gregorio Magno, crescono esse stesse insieme con chi le legge (“Divina eloquia cum legente crescunt”) e che ci fanno crescere nella conoscenza e nell’amore del mistero di Dio.
  • L’annuncio della misericordia infinita di Dio per ogni persona, annuncio in parole ed opere, in tutti gli aspetti della vita, e insieme l’obbedienza al mandato di Cristo di andare e fare “discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare” tutto ciò che Lui ci ha comandato.
  • La preghiera, che sia lo spazio sempre cercato e sempre custodito in cui parli “lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
  • L’amore per questo popolo, questa Chiesa, queste concrete comunità, che anche dal tuo modo di essere dovranno poter credere di essere amate da Dio, e disposte a servirlo fedeli al Vangelo.
  • L’umiltà di non cercare nulla con le tue sole forze, ma tutto implorare dal “Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, artefice della dignità umana, dispensatore di ogni grazia, che fa vivere e sostiene tutte le creature, e le guida in una continua crescita”.

(Diocesi di Treviso)

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