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AGRICOLTURA SOCIALE. DEPOSITATO IL PDL CHE AGGIORNA LA NORMATIVA REGIONALE.

AGRICOLTURA SOCIALE. DEPOSITATO IL PDL CHE AGGIORNA LA NORMATIVA REGIONALE.

SALVAN:”VENETO APRIPISTA DELL’ECONOMIA SOLIDALE CON LA PRIMA LEGGE CHE COMPIE DIECI ANNI”

 A dieci anni dall’entrata in vigore della normativa regionale sull’Agricoltura Sociale, è stato depositato, a firma del consigliere regionale Sonia Brescacin, presidente della quinta commissione,  il progetto di legge n.285 che prevede un restyling del testo legislativo n.14 del 2013 che ha riconosciuto di fatto al mondo agricolo, attraverso le fattorie sociali, un ruolo di integrazione dell’offerta sociosanitaria sul fronte dell’inclusione di persone con fragilità.

La proposta di aggiornamento è stata sollecitata da Coldiretti Veneto, al tempo già promotrice del provvedimento. “La legge regionale del 28 giugno 2013 fu la prima in Italia sul tema dell’agricoltura sociale a cui seguì l’emanazione della legge nazionale appena due anni più tardi – ricorda il presidente regionale Carlo Salvan –  La norma contribuì ad allargare l’orizzonte del lavoro agricolo conferendo all’agricoltore una funzione sociale quale attore in prima linea di una rete di servizi sociosanitari accanto a Regione, Comuni, sistema sanitario, giudiziario e terzo settore: la campagna si erge così a tutti gli effetti a nuova frontiera del welfare”.

L’avvio delle modifiche migliorative con un tavolo di lavoro è avvenuto nel 2020, ma l’emergenza sanitaria ha di fatto bloccato la fase operativa. Gli effetti della pandemia hanno avuto ripercussioni sul tessuto sociale tanto che le fattorie solidali si stanno affermando come un tassello importante della rete di servizi sociali, di assistenza e di presa in carico delle persone più deboli. Guardando ai numeri, sono 36 le fattorie sociali in tutto il Veneto. Il fenomeno si è diffuso a macchia di leopardo ma la volontà di sviluppare questo tipo di attività  su tutto il territorio regionale è forte perchè rinsalda il legame fra sistema sanitario e mondo agricolo nell’ottica di fare prevenzione.

Per rispondere alle esigenze delle famiglie e degli imprenditori agricoli che hanno scelto questo indirizzo, anche sostenuti dalle unità sanitarie locali, è necessario intervenire uniformando la normativa regionale alla legge statale n.141 del 2015, mettendo al centro l’imprenditore agricolo valorizzando la collaborazione con altri soggetti quali le imprese sociali. Un valore aggiunto quello offerto dalle imprese agricole che deve essere riconosciuto nella programmazione locale degli interventi e servizi sociali superando le attuali rigidità della DGR n.84/2007 relativa l’accreditamento dei servizi sociali che non tiene conto delle performances maturate dalle fattorie sociali. In questi due grandi obiettivi si uniscono poi esigenze di semplificazione dell’avvio dell’attività di agricoltura sociale, con la creazione di un tavolo tecnico permanente ove poter discutere delle problematiche di settore per una rapida soluzione

Le fattorie sociali hanno fra le loro prerogative la promozione dell’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate – disabili, pazienti psichiatrici, soggetti autistici, persone affette da dipendenze ma anche ex detenuti in collaborazione con istituti penitenziari per citarne alcuni – e la creazione di percorsi di riabilitazione che fanno leva sui benefici comprovati che derivano da un contatto stretto con la terra. E’ evidente anche il ruolo educativo ed assistenziale delle aziende agricole sociali, basti pensare alla realtà degli agriasili e agrinidi a cui molti genitori affidano i loro figli per stabilire uno stretto rapporto quotidiano con la natura e a misura di bambino.

Secondo i dati di Coldiretti sono oltre 50 mila le persone che frequentano le aziende solidali trovando assistenza. “Nel 2050 il Veneto conterà un milione di abitanti in meno, secondo recenti stime demografiche – spiega Carlo Salvan – L’agricoltura giocherà un ruolo strategico nel contrasto dell’impoverimento sociale, presidiando i territori più delicati ed i Comuni più piccoli, dando una speranza, risorse e terreni ai giovani che vogliono sviluppare la propria azienda, stabilire la propria famiglia e contrastare così anche la denatalità”.

(Coldiretti Rovigo)

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