Una bella festa di compleanno, con tanto di brindisi e taglio della torta, per la Pastorale giovanile della diocesi di Treviso che ricorda i suoi primi 40 anni di impegno generoso e appassionato accanto ai giovani. Nel salone del vescovado, questa mattina, ne hanno ripercorso le tappe e le diverse esperienze i direttori del servizio che si sono succeduti negli anni, insieme a molti collaboratori: don Giorgio Marcuzzo don Mario Salviato, don Siro Zorzi, don Paolo Magoga, don Paolo Zago, don Massimo Gallina, don Andrea Guidone e don Paolo Slompo.
Presenti molti rappresentanti di associazioni, di movimenti, animatori di ieri e di oggi, responsabili di uffici diocesani che hanno collaborato negli anni con la Pastorale giovanile, insegnanti, operatori di strada.
Un impegno che si dispiega a livello centrale e nel territorio, in tutte le parrocchie, i gruppi e le associazioni, che ha permesso in questi 40 anni ai giovani di fare esperienze di fede, di amicizia e di servizio, in moltissime occasioni nazionali e internazionali, a cominciare dalle Giornate mondiali della gioventù, dai pellegrinaggi a Lourdes ai campiscuola, dal servizio con i poveri insieme alla Caritas, alla vicinanza ai tanti giovani obiettori e dell’anno di volontariato sociale, dalle iniziative di formazione e spiritualità alla grande esperienza dei Grest.
Don Giorgio Marcuzzo ha ricordato le prime fasi, da pioniere, quando nei primi anni ’80 l’ufficio era tutto da costruire e quando alcune emergenze sociali come la tossicodipendenza hanno spinto la Chiesa ad essere accanto anche ai giovani più fragili e alle loro famiglie, contribuendo alla nascita del Ceis. Molti i ricordi che i direttori hanno voluto condividere, anche di collaboratori che non ci sono più e che ora intercedono per tutti i giovani.
Il Vescovo Michele Tomasi ha ringraziato tutti, invitando chi è a servizio dei giovani a essere nodi di reti che, intrecciate tra loro, sostengono il loro cammino, ascoltano, accompagnano, fanno con loro un tratto di strada. Mons. Tomasi ha incoraggiato, in particolare, ad aiutare i giovani ad ascoltare la parola di vita del Vangelo e a curare gli oratori come luoghi di accoglienza e d’incontro per tutti i giovani: “Noi abbiamo una grande capitale: una rete fisica di luoghi, di possibilità di incontro, di spazi dove andare quando siamo tristi e anche quando siamo felici, e dobbiamo incoraggiare gli adulti a rischiare per i giovani. Affianchiamoli, ascoltiamo le loro domande importanti, accompagniamoli per un tratto di strada: dobbiamo credere, come comunità cristiana tutta intera, che quello che facciamo con loro è essere Chiesa, è annunciare il Vangelo. Chi oggi spende la vita con i giovani fa un grande servizio al sogno di Dio per l’umanità. I giovani portano l’inedito: impareremo i loro linguaggi, i loro gesti, dobbiamo andare lì dove le nostre comunità fanno fatica a dare speranza ai giovani e aiutare le parrocchie a fidarsi di loro”.