Messa solenne, oggi pomeriggio, nel tempio di san Francesco a Treviso, gremito di fedeli e di autorità civili e militari, in occasione della solennità di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. La celebrazione era presieduta dal vescovo, mons. Michele Tomasi, e concelebrata da padre Oliviero Svanera, custode del convento di san Francesco, dagli altri frati della comunità, da don Giovanni Giuffrida, vicario foraneo della città e da altri sacerdoti diocesani.
Al termine della messa, l’offerta dell’olio per la Lampada votiva che arde all’altare di s. Francesco, offerta, a nome dei sindaci di Treviso e dei Comuni confinanti, dalla sindaca di Carbonera, Federica Ortolan.
Il Vescovo, nell’omelia, a partire da due testi di san Francesco che commentano le beatitudini, ha ricordato la necessità di una conversione personale che metta al centro della vita il Signore e ci permetta di essere creature nuove, come mette in luce san Paolo nella lettera ai Galati, quei “poveri in spirito”, di cui parla il santo, che sanno mettere al centro il bene degli altri, non noi stessi, non la maldicenza o la cattiveria, persone capaci di non reagire quando subiamo un’offesa o quando ci viene tolto qualcosa di nostro.
Francesco parla, poi, dei veri pacifici, in un altro passaggio delle sue monizioni sulle beatitudini, come di coloro che, in tutto ciò che sopportano per amore di Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo.
“Dobbiamo pregare per la pace – l’appello del Vescovo -, non ci resta altro, non abbiamo soluzioni di fronte alle grandi tragedie che toccano il nostro mondo, dalle guerre grandi, vicine, a quelle forse più limitate, ma che sono molte: quanti conflitti, oggi, in ogni parte del mondo, si stanno giocando sulla pelle dei più poveri, dei più piccoli, dei più abbandonati. I veri pacifici sono coloro che sopportano le cose del mondo, non perché non sanno fare altro, ma per amore del Signore nostro Gesù Cristo. Mantenere la pace dell’animo e del corpo, diceva san Francesco, per amore suo; nell’amore mantenere l’equilibrio, la serenità e la disponibilità a essere sempre in dialogo, sempre a disposizione, a dare sempre un’altra possibilità, ad aprire il nostro cuore al bene, a cercare sinceramente le ragioni della pace, a cercare quanto l’altro ha di buono e a mettere questo al centro, per amore di Cristo”.
L’invito che ci viene da san Francesco, allora, è a “vivere la pace interiore, perché crediamo che l’amore abbia vinto sulla morte”, e san Francesco ce lo dice, lui che è così vicino alla passione di Cristo da portarne sul suo corpo i segni. “Ecco l’invito che ci viene, oggi, da questa festa: contemplare nel Signore morto e risorto la verità della nostra vita, che diventa dono e porta con sé la ricompensa eterna, perché è l’amore che vince. Questo ce lo testimonia il santo di Assisi – ha detto mons. Tomasi -, questo sappiamo di cercare, nella grande devozione che abbiamo per lui, questo ci chiede anche come comunità cristiana: agire per il bene della nostra nazione e del nostro mondo, impegnandoci in prima persona, non aspettando che paghi qualcun altro, ma essendo noi operatori di pace nella vita quotidiana. Sentiremo forte l’amore di Cristo, e quando ci sarà quello, non avremo bisogno di altro, perché saremo nella verità, nella gioia, nell’amore”.