Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa.

Tra i dirupi scoscesi della giudea emergono delle radici, una lucertola ed un coniglio: il dialogo tra Dio e l’uomo ha radici profonde, lontane nel tempo, ma ora sta giungendo al suo compimento: il suo virgulto finalmente germoglierà. Il coniglio ci ricorda che, quando il Signore irrompe nella nostra esistenza, l’incontro con Lui è sempre fecondo, dona vita in abbondanza, ma solo imparando a fissare lo sguardo sul sole / Dio, come sa fare la lucertola, possiamo davvero riconoscerlo.

Maria scala in fretta la montagna di Giuda per incontrare Elisabetta e riconoscere in lei il segno dell’intervento divino. La giovane vergine e l’anziana sterile contemplano, nel grembo l’una dell’altra, il mistero di un Dio che rovescia le logiche umane e porta la Vita lì dove sembra impossibile: così l’abbraccio tra due madri magnifica le grandi opere che il Signore compie (don Luca Vialetto).

Lorenzo Bregno “Visitazione”, 1510 circa – Cattedrale, Treviso.

La Chiesa della Visitazione a Ain Karim

Nel Vangelo non ci è tramandato il luogo della Visitazione. Solo nel VI secolo un pellegrino afferma di aver trovato il luogo dove viveva Elisabetta a cinque miglia da Gerusalemme. La distanza corrisponde a quel villaggio di Ain Karim (o Ein Karem) che in un calendario di VII-VIII secolo è detto essere il villaggio della “giusta Elisabetta” (don Luca Vialetto).


(Diocesi di Treviso)

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