Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei: per riscoprire ciò che sempre vale e sempre ci unisce

“Mi sento la testa piena e confusa. Ho letto, ascoltato, trascritto testi e appunti di ogni genere sul tema dell’educazione. […] Ho mal di capo e non so da che parte cominciare. Ma ecco un lampo: perché sono qui e scrivo? Perché mi sto interessando di queste cose? Perché mi sta a cuore comunicare qualcosa sul tema dell’educare? Perché Tu, o Signore, mi hai educato, [..] Sei Tu, o mio Dio, il grande educatore, mio e di tutto questo popolo. Sei Tu che ci conduci per mano, anche in questa nuova fase del nostro cammino pastorale. Infatti «Uno solo è il vostro Maestro» (Matteo 23,8)”.
Così, quasi con una confessione autobiografica, cominciava una celeberrima lettera pastorale del card. Martini, quella per il biennio 1987-1989, dal titolo “Dio educa il suo popolo”. Lasciandosi guidare da questa intuizione, l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della nostra diocesi ha deciso di celebrare quest’anno la 36ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, lo scorso 15 gennaio, nella bellissima cornice dell’ex refettorio domenicano nel Seminario Vescovile.
La nostra fede, infatti, al di là della complessità della grande storia e di quella dei nostri percorsi esistenziali asserisce con forza che Dio non smette mai di educarci, di prendersi cura del suo popolo, costituito dai credenti nel Primo e nel Secondo Testamento, perché «i doni e la chiamata di dio sono irrevocabili» (Rm 11,29). Questo suo agire è segno di amore e fonte di Speranza. Tema caro ai cattolici soprattutto in quest’anno giubilare. La domanda che sorge spontanea e che potrebbe sembrare solo in apparenza banale è come educhi Dio. Egli ha tanti modi per farlo, ma lo “strumento principe” rimane il dialogo che Egli intesse con i credenti grazie alla sua Parola eterna. Si tratta di un “patrimonio” che nella maggior parte è condiviso da cristiani ed ebrei. È perciò naturale per entrambi ritrovarsi alla “scuola della Parola”, seppur – rimanendo nella metafora – occupando banchi diversi, e riscoprirsi così fratelli e figli dell’unico Dio.
Riconoscere che Dio ci parla non è scontato in questo nostro mondo, anche perché ammetterlo pone immediatamente il tema dell’ascolto da parte nostra e di “come” esso possa avvenire, perché la relazione educativa sia feconda. Attraverso l’intreccio inestricabile tra Parola proferita, ascolto e azione educativa, i due relatori della serata, don Angelo Dal Mas, biblista della nostra diocesi e padre spirituale della Comunità Giovanile del Seminario e il prof. Nathan Neumann, appartenente alla Comunità ebraica di Trieste e direttore dell’Istituto comprensivo delle scuole ebraiche della città “Morpurgo Tedeschi”, hanno guidato con competenza i partecipanti. Le registrazioni dei lori interventi e il testo della relazione del prof. Neumann sono disponibili sulla pagina dell’Ufficio ecumenico nel sito diocesano.
La disponibilità all’ascolto è stata favorita dall’esecuzione al violino di alcune composizioni della tradizione ebraica eseguiti dalla maestra Luisa Bassetto, collaboratrice dell’ufficio ecumenico, che hanno scandito i vari momenti della serata. Il Vescovo, nel suo intervento conclusivo, ha ricordato come la celebrazione di una Giornata decisa dal “calendario della Cei”, sia diventata occasione per porre nuovamente l’attenzione su di un elemento costitutivo della nostra fede – l’azione educatrice di Dio – come sapientemente e autorevolmente avevano già riconosciuto i “Padri della Chiesa contemporanea”, cioè coloro che fecero il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione “Nostra Aetate”, di cui ricorre il 60° della promulgazione. (don Luca Pertile)

(Diocesi di Treviso)

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