Oltre un migliaio le persone che hanno gremito la cattedrale di Treviso, questa mattina, per la solennità dell’Epifania del Signore. Un unico popolo dalle molte lingue, esperienze e colori, come ha ricordato il vescovo, Michele Tomasi, in quella che da molti anni viene vissuta come la “messa dei popoli”. Davvero molti i sacerdoti concelebranti. Presenti anche le autorità, dal sindaco di Treviso, Mario Conte, al presidente del Consiglio comunale, Antonio Dotto, dall’assessora Gloria Tessarollo alla consigliera Antonella Tocchetto, e poi il vicario del Questore, Domenico De Maio, e il viceprefetto aggiunto, Giacomo Toma.
Dai canti alle letture, alle preghiere nelle diverse lingue del mondo, la celebrazione è stata animata dalle comunità cattoliche di lingua straniera presenti in diocesi, coordinate dall’ufficio di Pastorale delle migrazioni. Presente anche l’associazione dei Trevisani nel mondo.
Numerosi i riferimenti alla pace e alla convivenza che arricchisce, negli interventi e nelle preghiere. All’inizio della celebrazione, nel suo saluto, don Silvano Perissinotto, neodirettore dell’ufficio ha ricordato che “in quest’anno giubilare, assieme a papa Francesco e a tutta la Chiesa siamo chiamati ad aprire le porte che possono aiutarci a vivere da fratelli e sorelle nel mondo – un mondo dove disgraziatamente ancora troppe sono le guerre e le differenze fra le genti – e anche qui da noi, nel territorio della nostra diocesi e nelle nostre comunità cristiane. Aprire e non chiudere. Aprire, motivati e sorretti dal Vangelo e da quella speranza che non delude, scoprendo i volti di cristiani provenienti da tutto il mondo e che cercano vita, famiglia, lavoro, futuro vivendo qui da noi, celebrando la domenica, giorno del Signore e giorno della comunità. Attraverso questi fratelli e sorelle si aprono poi altre porte, perché ogni comunità è aperta ad altre comunità e realtà, con gioie e anche con fatiche. Con le comunità cattoliche qui riunite, e a nome loro, ringrazio le autorità qui presenti, consapevoli che mantenere le porte aperte è possibile con il contributo e il servizio di ognuno, secondo i compiti affidati, per il bene comune e nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno”.
All’interno della celebrazione il vescovo ha affidato il mandato missionario a don Giuseppe Danieli, in partenza per la diocesi di Roraima (Brasile), dove operava don Edy Savietto, mancato improvvisamente un anno fa. E proprio don Giuseppe ha proclamato il Vangelo in portoghese.
Riflettendo sui doni preziosi e simbolici – oro, incenso e mirra – portati al Bambino Gesù dai saggi venuti dal lontano oriente, il Vescovo ha ricordato i passi della Scrittura in cui sono menzionati: “Tutta la storia del rapporto di Dio con il suo popolo, la relazione che Dio decide di stringere in questa storia, per la salvezza e la gioia di tutta l’umanità, risuona e risplende nei segni dei doni portati dai Magi. I Magi rappresentano la piena e assoluta gratuità della risposta di un’umanità che sa guardare al cielo e riesce a scrutare il mistero profondo della vita, e che si mette in cammino per portare doni gratuiti alla gratuità assoluta di Dio, che si coinvolge pienamente e definitivamente con la storia degli uomini creati e salvati, solo e unicamente per amore. Gratuitamente. È un incontro di sovrabbondanza piena e feconda, che avviene nella povertà – che è tutta dono – di Gesù custodito da Maria – ha sottolineato mons. Tomasi -. Un incontro che sta avvenendo qui, ora”.
“Siamo Chiesa radunata dalle genti, e siamo Chiesa delle genti. Lo stesso corpo – ha ricordato il Vescovo – senza distinzione di eredità o di promessa, di dignità e di valore, ma nella ricchezza molteplice di doni viventi e vari. Siamo sovrabbondanza di esperienze condivise. Siamo le genti che da tutto il mondo arricchiscono dei loro colori, delle loro lingue e della loro sapienza di vita la nostra comunità trevigiana; siamo i trevigiani che in tutto il mondo portano la bellezza, l’intelligenza e la dedizione imparate nelle famiglie e nelle comunità di questa nostra bella terra, in passato difficile, sempre generosa. Siamo uno scambio vivente di doni, pagine di Vangelo scritte nell’esistenza quotidiana di tanti uomini e donne che, mossi dall’amore di Dio e dalla Parola, si mettono in cammino per essere testimonianza di vita pienamente umana, dignità infinita nel tempo e per l’eternità. Siamo Chiesa vivente che invia e che riceve doni, doni che sono persone mosse ed animate dalla disponibilità alla rinuncia di sé, senza condizioni. Schiera innumerevole di messaggeri di liete parole e di vita nuova. Oggi don Giuseppe (grazie per la tua disponibilità, per il tuo farti dono), appena ieri don Edy, assieme ai tanti e alle tante partiti fino ai confini della terra, e ai tanti che accoglieremo tra noi”.
Echeggiando le parole del profeta Isaia, una invocazione forte per la pace e la fraternità: “Alziamo gli occhi intorno e guardiamo la profezia della pace, guardiamo i figli e le figlie vicini e lontani, e tutti fratelli e sorelle. Siamo profezia, siamo presente di pace, siamo compito per il futuro, siamo dono gratuito, suscitato dal dono infinito dell’amore di Dio Padre in Cristo Gesù Signore”.
Dopo gli abbracci, le foto e gli auguri, la festa si è spostata nell’oratorio della parrocchia di Silea.
Pubblichiamo l’omelia integrale del Vescovo:
Omelia nella solennità dell’Epifania del Signore
«Festa dei popoli»
6 gennaio 2025 – Cattedrale di Treviso
Dal lontano oriente i Magi hanno visto spuntare la stella del re dei Giudei, e si sono messi in camino verso Gerusalemme. A Gerusalemme, tra coloro che avrebbero dovuto attendere con trepidazione, con ansia addirittura la venuta del re atteso, nessuno si era accorto di nulla: non il re violento e prepotente, non i sacerdoti o gli scribi, custodi della sapienza di Israele, depositari della promessa.
Tutti rimangono turbati dalla visita di questi uomini che vengono da lontano.
Erode finge interesse, e invia i Magi come se li mandasse in avanscoperta, per andare poi anche lui a prostrarsi davanti al nuovo nato, ad adorarlo. Degli altri, nessuno si muove.
I Magi si rimettono in cammino. Per niente turbati – loro – provano piuttosto “una gioia grandissima”. Arrivano alla casa dove trovano “il bambino e Maria sua madre”, si prostrano ed adorano. Ed aprono i loro scrigni.
Sì, è proprio così: nel popolo santo nessuno si muove per andare in cerca del proprio re (non sono nemmeno curiosi, dunque, sono soltanto “turbati”), mentre questi saggi venuti dal lontano oriente portano addirittura con sé dei doni. Doni preziosi, doni pensati e procurati prima della partenza, portati con sé nel lungo e pericoloso viaggio, custoditi con cura.
Vorrei gettare con voi uno sguardo un po’ più ravvicinato su questi doni preziosi e simbolici.
Oro, incenso e mirra.
Oro e incenso sono spesso menzionati insieme nelle Scritture: dal tempio in cui l’altare dell’incenso è tutto d’oro, e dal sommo sacerdote paragonato ad oro e incenso, fino alle profezie di Isaia, nelle quali uno stuolo di cammelli invade Gerusalemme portando oro e incenso, segno delle immense ricchezze dell’oriente.
Mirra ed incenso sono invece associate l’una all’altro nel Cantico dei Cantici per descrivere la fragranza e la meraviglia del profumo dell’amata, e la mirra descrive l’amato che profuma il cuore dell’amata. E la Sapienza, che ha piantato la sua tenda in Israele, è paragonata a profumo di mirra scelta e a nuvola di incenso nella tenda.
Ma la mirra è usata anche nei riti funebri: secondo il Vangelo di Giovanni il corpo di Gesù calato dalla croce sarà trattato con “trenta chili di miscela di mirra e di aloe” (Gv 19,39), e a Gesù in croce verrà posto sulle labbra “vino mescolato a mirra”, secondo il racconto di Marco (Mc 15,23).
Ricchezze portate al Re, profumi che impreziosiscono la relazione di amore tra l’amato e l’amata e fra Dio e il popolo, e la cura pietosa del corpo del crocifisso amato: tutto questo risuona e risplende nei segni dei doni portati dai Magi, tutta la storia del rapporto di Dio con il suo popolo, la relazione che Dio decide di stringere in questa storia per la salvezza e la gioia di tutta l’umanità.
I Magi rappresentano la piena e assoluta gratuità della risposta di un’umanità che sa guardare al cielo e riesce a scrutare il mistero profondo della vita, e che si mette in cammino per portare doni gratuiti alla gratuità assoluta di Dio, che si coinvolge pienamente e definitivamente con la storia degli uomini creati e salvati, solo ed unicamente per amore. Gratuitamente.
È un incontro di sovrabbondanza piena e feconda, che avviene nella povertà – che è tutta dono – di Gesù custodito da Maria.
Ma questo incontro sta avvenendo qui, ora.
“Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo
e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Così scrive san Paolo agli Efesini (e a noi).
Siamo Chiesa radunata dalle genti, e siamo Chiesa delle genti. Lo stesso corpo senza distinzione di eredità o di promessa, di dignità e di valore, ma nella ricchezza molteplice di doni viventi e vari. Oro, incenso e mirra.
Siamo sovrabbondanza di esperienze condivise. Siamo le genti che da tutto il mondo arricchiscono dei loro colori, delle loro lingue e della loro sapienza di vita la nostra comunità trevigiana; siamo i trevigiani che in tutto il mondo portano la bellezza, l’intelligenza e la dedizione imparate nelle famiglie e nelle comunità di questa nostra bella terra, in passato difficile, sempre generosa. Oro, incenso e mirra.
Siamo uno scambio vivente di doni, pagine di Vangelo scritte nell’esistenza quotidiana di tanti uomini e donne che, mossi dall’amore di Dio e dalla Parola, si mettono in cammino per essere testimonianza di vita pienamente umana, dignità infinita nel tempo e per l’eternità.
Siamo Chiesa vivente che invia e che riceve doni, doni che sono persone mosse ed animate dalla disponibilità alla rinuncia di sé, senza condizioni. Schiera innumerevole di messaggeri di liete parole e di vita nuova. Oggi don Giuseppe (grazie per la tua disponibilità, per il tuo farti dono), appena ieri don Edy, assieme ai tanti e alle tante partiti fino ai confini della terra, e ai tanti che accoglieremo tra noi. Oro, incenso e mirra.
Assieme al profeta Isaia diciamoci ancora:
“Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti”.
Alziamo gli occhi intorno e guardiamo la profezia della pace, guardiamo i figli e le figlie vicini e lontani, e tutti fratelli e sorelle.
Siamo profezia, siamo presente di pace, siamo compito per il futuro, siamo dono gratuito, suscitato dal dono infinito dell’amore di Dio Padre in Cristo Gesù Signore. Oro, incenso e mirra.