Riflessione sul Giubileo degli adolescenti: “Dalle domande giuste esce il cambiamento per chi le riceve e anche per chi le fa”

Che cosa rimane di un pellegrinaggio? Ogni esperienza ha bisogno di sedimentare dentro di noi. Il tempo aiuta a dare il giusto peso a ciò che si è vissuto, a non lasciare tutto alle emozioni passeggere, ma a riconoscere delle chiamate più puntuali. Ci sono emozioni che possono crescere e divenire un sentimento da custodire, e altre che possono indirizzare la nostra volontà di tenere stretto ciò che abbiamo scoperto di buono e di bello. Pellegrini senza la nostra casa, le nostre comodità, e senza cellulare, ma circondati di amici e da fratelli nuovi tutti da conoscere, da catechisti ed educatori e da testimoni di opere di misericordia che hanno reso visibile la fede nel servizio. Pellegrini chiamati ad uscire dalle misure abituali della nostra vita e ad attraversare la Porta della fede che apre alla speranza e fa di noi dei figli amati da Dio a prescindere dai nostri meriti perché «abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona» come ricordava il Card. Parolin nell’omelia della messa giubilare. Rivolgendosi ai ragazzi, il Segretario di Stato li ha esortati ad affrontare le tante sfide senza dimenticare mai di alimentare la vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo. «Nulla sarà troppo grande o impegnativo con lui! Con lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti! Egli viene ad incontrarvi dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le nostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare o da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e spera (cfr. 1 Cor 13,7)».

Siamo partiti pensando che, ancora una volta, avremmo ascoltato le parole di papa Francesco. Abbiamo invece attraversato una Roma listata a lutto e avvertito una profonda tristezza nel cuore. Non ultimo, la dolorosa notizia dell’improvvisa morte di della catechista Lina ci ha ulteriormente provato. Ma la fede ci ha consentito di non lasciare la scena alla tragedia e di attraversare tutto con la Speranza dono del Risorto. Essa sta producendo un affetto rinnovato ed una memoria grata per la Chiesa espressa nel pontificato di papa Francesco come nell’instancabile opera educativa di Lina.

Se un pellegrinaggio funziona bene, allora non si ritorna a casa uguali a prima e si è pieni di gioia nel cuore perché il cambiamento dentro di noi è vita che si riceve e che si può donare e in queste ore i ragazzi ce lo stanno insegnando! È responsabilità degli adulti che li riaccolgono a casa cercare di fare loro le domande giuste. Domande che non scalzino fuori dalla vista ciò che solo nella fede si può leggere, ciò che non è scontato e che aiuta a vedere la presenza del Signore nelle pieghe ordinarie della vita che è sempre fatta di sorrisi e di pianti, di forza e stanchezza, di luci ed ombre. Cosa ti è rimasto impresso? Cosa ti ha invece sorpreso? Cosa può averti detto il Signore in ciò che hai vissuto? Quale atteggiamento della tua vita è chiamato al cambiamento? Quali interrogativi sono nati in te? Attraverso il pellegrinaggio noi abbiamo dato un’occasione al bene e il Bene non è mancato. Dalle domande giuste esce il cambiamento per chi le riceve e anche per chi le fa.

don Alberto Zanetti – direttore ufficio diocesano per l’Annuncio e la catechesi

(Diocesi di Treviso)

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