06 giugno 2025
(Arv) Venezia 6 giu. 2025 – “La notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca, l’uomo che ha materialmente premuto il telecomando nella strage di Capaci, lascia sgomenti e amareggiati”. Sono le parole, affidate a una nota del consigliere regionale Tomas Piccinini (Veneta Autonomia) che spiega: “Pur nel rispetto della legge, una legge fortemente voluta dal giudice Giovanni Falcone e che ha rappresentato un pilastro nella lotta alla mafia, resta difficile accettare che chi si è macchiato di crimini tanto efferati possa oggi tornare in libertà. Chi ha ordinato e compiuto stragi non dovrebbe più lasciare il carcere: la dignità sì, la libertà no. Brusca, riconosciuto autore di decine di omicidi, fra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, è stato condannato per aver organizzato e compiuto la strage del 23 maggio 1992, costata la vita al giudice Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta. In seguito alla collaborazione con la giustizia, ha ottenuto benefici di legge e ha scontato 25 anni di pena, oltre a 4 anni di libertà vigilata. Brusca ha collaborato con la giustizia, ha permesso importanti risultati investigativi, e per questo ha ricevuto quanto previsto dalla legge. È giusto che chi collabora goda di tutele, anche economiche. Tuttavia, a mio avviso, per reati di tale gravità la pena detentiva non dovrebbe mai esaurirsi con il semplice decorso del tempo. Esiste una soglia oltre la quale la responsabilità morale è talmente alta da non poter essere neutralizzata con la sola espiazione carceraria. Chi ha ordinato e compiuto stragi, chi ha reciso brutalmente il futuro di servitori dello Stato e di cittadini innocenti, non dovrebbe più lasciare il carcere. Ha diritto alla dignità, ma non alla libertà. Ha diritto a un trattamento umano, ma non a una nuova vita mentre tante vite sono state spezzate per sempre. Giovanni Brusca ha scontato 25 anni, ma chi è stato ucciso non tornerà mai indietro. Il senso di giustizia che ci tiene uniti come comunità oggi appare ferito”.
“Ecco perché – conclude Piccinini – serve equilibrio, sì, ma anche fermezza. Con rispetto per la legge, ma con l’altrettanto doverosa consapevolezza che certi crimini non possono essere dimenticati né del tutto riparati”.