Un pellegrinaggio alla basilica di Sant’Antonio, a Padova, molto partecipato, mercoledì 11 giugno. Davvero molti i fedeli e i sacerdoti della nostra diocesi che hanno voluto essere a Padova, in occasione del pellegrinaggio per le celebrazioni nella festa del Santo. La messa è stata presieduta dal vescovo, mons. Michele Tomasi. A concelebrare, oltre a tutti i sacerdoti, anche il vicario generale, mons. Mauro Motterlini, e il vicario per le Collaborazioni pastorali, mons. Antonio Mensi. I fedeli e i sacerdoti trevigiani sono stati accolti dal rettore della basilica, padre Antonio Ramina, che ha concelebrato. L’omelia del Vescovo ha preso spunto da un sermone di sant’Antonio sulla speranza.
L’omelia del Vescovo:
11 giugno 2025
Pellegrinaggio della diocesi di Treviso
alla Basilica del Santo – Padova
In un sermone di Sant’Antonio troviamo un’interessante immagine per la speranza, la virtù che ci ha condotto qui oggi, pellegrini dal Santo, pellegrini di speranza, pellegrini verso la fonte della speranza. Sant’Antonio paragona la speranza all’olio, perché esso “galleggia su tutti i liquidi, e per questo simboleggia la speranza, che ha per oggetto le cose eterne, le quali sono al di sopra di ogni bene transitorio. Speranza è attesa dei beni futuri – dice Antonio -, ed essa esprime il sentimento dell’umiltà e un’attenta dedizione di sudditanza”.
Attingere alla speranza, accogliere il dono della speranza significa riconoscere che siamo consapevoli che per la riuscita della nostra vita dipendiamo da qualcosa che non possiamo costruire da soli, produrre da soli, conquistare con le sole nostre forze.
Significa rendersi conto che nulla di ciò che talvolta ci pare importante o addirittura necessario all’esistenza, riesce a saziare davvero la fame e la sete infinita di cui facciamo esperienza. Significa sentire il limite di ogni realtà creata, per quanto meravigliosa o splendente, o apparentemente sicura e solida, e l’impossibilità d trovare un valido fondamento di eternità in qualsivoglia creatura. Significa – dunque – riconoscere che dipendiamo da Dio, che non ce la facciamo da soli, che stando da soli senza di Lui non possiamo in fondo realizzare ciò che c’è di profondamente umano in ciascuno di noi. Questa è dunque l’umiltà che ci viene donata, questa la “dedizione di sudditanza” di cui parla Antonio, l’affidamento pieno della nostra vita a Dio.
Per essere autenticamente umani non possiamo permetterci di essere solamente umani. Per essere autenticamente e profondamente umani dobbiamo attingere ad un dono più grande di noi, ad un dono che ci viene assicurato da chi ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi, e che ci ama infinitamente di più e meglio, di quanto mai riusciremo ad amarci noi stessi, colui che ci ha creati, nell’amore, sin dall’eternità. Per essere umani per davvero abbiamo bisogno che Dio ci doni se stesso, il suo amore, la sua grazia. E qui sta tutta la buona notizia del Vangelo: il Signore non solo ci dona tutto quanto ci serve per saziarci e dissetarci, ma ci dona se stesso, tutta la sua vita, affinché noi possiamo ricevere vita in pienezza, e gioia senza fine.
Questo cammino di vita, di umanità, di fraternità; questo cammino d’amore richiede una scelta da parte nostra, che è la scelta di lasciarci amare da Dio. Sembra facile, ma spesso ne abbiamo paura, forse perché non ce ne sentiamo degni, forse perché non riusciamo a fidarci completamente della sua promessa. Ma è Lui che ci rende degni di amore, perché è Lui che vuole amarci, è Lui che ci ama. E ci dovrebbe bastare la contemplazione della Croce di Cristo per essere certi della sua fedeltà alle promesse.
Da qui nasce il mandato che il Signore ha affidato ai suoi discepoli, e che consegna anche a noi:
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento” (Mt 10, 8).
È un invito alla fiducia, è l’assicurazione che donando si riceve, che “si è più beati nel dare che nel ricevere” (At 20, 35). È la richiesta che ci viene fatta di lasciarci catturare dall’amore di Gesù, che subito sprigiona una forza di amore, senza calcoli, senza riserve. “Gratis accepistis, gratis date”. Questo “gratis” – “gratuitamente” è una traduzione direi quasi «operativa» del verbo «amare».
Ogni dono d’amore, infatti, è gratuito, è gratis. Viene dalla Grazia del Signore, è fondato nel suo infinito desiderio di bene per ciascuno di noi, per l’umanità, per il creato intero.
Ogni dono d’amore è gratuito, è gratis. Non ha secondi fini, non calcola altre ricompense, non nasconde inganno. Scaturisce dall’amore che è Dio stesso. Quanto più ci lasciamo amare veniamo trasformati, veniamo resi capaci di donare con la stessa purezza, e faremo esperienza della stessa gioia.
Ecco perché accorriamo con spontaneità gioiosa da sant’Antonio. Sentiamo con un robusto «istinto spirituale» che è stato sempre e solo infiammato di amore per Cristo, e che questo amore lo ha trasformato in un puro, essenziale, totale dono ai fratelli e alle sorelle. Il giglio con il quale viene raffigurato non dice forse questa sua purezza, questa sua trasparenza che lo ha reso strumento potente di conversione e di annuncio di misericordia per tanti?
E la visione di Antonio con in braccio Gesù bambino non ci annuncia forse la sua grande intimità di vita con il Verbo incarnato e la fiducia piena del Santo nei confronti del dono dell’infinito che si fa bambino, l’infinito di cui potersi prendere cura?
L’olio della speranza ci permette di vedere le cose eterne in ogni situazione della vita, anche nelle difficoltà, anche nelle prove. La speranza continua ad aprire strade di futuro anche quando ci sentiamo affaticati e stanchi. E sant’Antonio è luce di speranza, pienamente affidato a Dio, pienamente servo degli uomini, intercessore affidabile, amico sicuro.
L’olio della speranza ha permesso a Barnaba – di cui oggi celebriamo la memoria -. di vedere nella novità dell’annuncio del Vangelo anche ai pagani “la grazia di Dio”, e di rallegrarsi per questo, contro ogni paura, di esortare “tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede” (At 11, 23-24). Egli riconosce che il dono della fede che gratuitamente aveva ricevuto andava trasmesso gratuitamente: Grazia, gioia, fedeltà.
Cari fratelli e sorelle, in questo momento di Grazia preghiamo Dio per intercessione di san Barnaba, per intercessione di sant’Antonio:
Rendici capaci di gioire per il tuo amore gratuito.
Fa’ che ci lasciamo trasformare per vincere ogni tristezza che ci assale, ogni dubbio a proposito del tuo amore, ogni paura di perdere qualcosa fidandoci di te.
Donaci l’olio della speranza,
la semplicità di cuore che ci permette di vederti presente in ogni situazione della vita,
la fiducia di figli che si affidano ad un Padre misericordioso,
la gioia di chi si sa amato, protetto, consolato ed accompagnato da te, Dio della vita,
la gratitudine per i santi nostri compagni di viaggio, raggio della tua luce, carezza della tua tenerezza infinita di Padre.
Immagini tratte dalla diretta streaming della messa nel canale YouTube della basilica