Volontariato, cosa pensano i giovani veronesi. La parola a 4.000 studenti

Circa il 60 per cento di loro fa volontariato e vorrebbe farlo in futuro, per aiutare gli altri. Per lo più femmine, hanno uno spiccato interesse verso l’ambito sanitario, seguito a ruota da quello ambientale. È questo, in sintesi, il ritratto dei giovani attivi – seppur saltuariamente – nelle associazioni di città e provincia che è emerso dalle risposte fornite da circa quattromila studenti che hanno aderito al progetto “Volontari 2.0”.

Lanciato lo scorso anno scolastico nell’ambito di un tavolo di coprogettazione finanziato dal CSV, “Volontari 2.0. Percorso di sensibilizzazione al volontariato rivolto ai giovani degli istituti superiori di Verona e provincia” ha visto operare insieme 15 associazioni di cui tre capofila – Auser provinciale Verona, Associazione Protezione della Giovane Verona, Progetto Carcere 663 Verona – con il comune obiettivo di superare la scarsa conoscenza delle possibilità di impegno volontario che genera un limitato coinvolgimento dei giovani nelle attività del Terzo settore.

È nato così un questionario molto dettagliato che è stato compilato da 3.675 studenti delle classi IV e V di 20 istituti superiori di città e provincia.
«Abbiamo voluto indagare quali siano gli spazi di azione per poter costruire in modo più mirato percorsi concreti di sensibilizzazione al volontariato, partendo proprio dalle risposte date dai ragazzi, e obiettivo secondario sollevare elementi di curiosità verso il tema posto e, più in generale, indagare cosa limita la partecipazione di molti giovani a svolgere attività di volontariato. È per noi e un utile strumento da cui partire per sviluppare strategie per coinvolgere efficacemente i giovani», spiegano le associazioni.

Dati alla mano, il 60 per cento dei ragazzi (64% femmine e 36%maschi) che hanno compilato il questionario ha dichiarato di aver svolto attività di volontariato: 2.406 “sì” contro 1.269 “no”. Ma tra i “sì” il lato negativo che emerge è che la maggior parte di loro indica di averlo fatto in passato o di svolgerlo attualmente ma in modo saltuario.
Una nota stonata ripagata però dalla voce successiva: la maggioranza di quanti hanno dichiarato di aver fatto o stare ancora facendo volontariato esprime poi giudizi positivi sull’esperienza svolta. Nel dettaglio, circa il 60% dei giovani spiegano di essersi sentiti coinvolti e valorizzati all’interno dell’associazione in cui hanno operato o operano e l’80% indica di aver conservato legami di amicizia con coloro con i quali hanno collaborato.
Tra i più richiesti risulta l’ambito sanitario (508 scelte = 30%) seguito da quello ambientale (385 scelte = 22%). Gli ambiti culturale e sociale raggiungono in base alle scelte (266 e 260) quasi la stessa percentuale, 16% e 15%.

Nel cercare di analizzare quali i giovani ritengano essere le motivazioni che possono portare a scegliere di fare del volontariato, la risposta “per aiutare” raggiunge il 67% delle scelte seguita, a notevole distanza rispettivamente con il 12% e l’11%, da quelle relative a “occupare utilmente il tempo libero” e a “sentirsi valorizzato”. Un altro punto focale del questionario, punta a ricercare le cause e gli ostacoli che impediscono a qualcuno di fare volontariato. La risposta legata al “non ha tempo” indicata dal 50% degli intervistati sottolinea che la percezione della mancanza di tempo a favore degli altri o della comunità viene vissuta come il maggior ostacolo all’impegno in attività di volontariato.

Concludendo, dall’analisi dei dati emerge che i ragazzi e le ragazze degli ultimi 2 anni di scuola superiore mantengono verso il volontariato un atteggiamento un po’ ambivalente: ne sono attratti in quanto dichiarano con numeri piuttosto alti di farlo o averlo fatto (2406 scelte su 3675) e di esser interessati a farlo in futuro (574 su 1269) ma al tempo stesso non sono in possesso di alcune informazioni basilari e, in numero abbastanza elevato (38%), dichiarano anche di non essere particolarmente interessati ad approfondire tale argomento.

A ogni ostacolo, c’è una soluzione. Se la criticità è il tempo, oltre alle associazioni che cercano volontari continuativi, ci sono realtà che hanno bisogno di un’ora ogni tanto, altre sono disponibili a turni notturni: basta accordarsi. Per chi ritiene di non essere portato a farlo, il volontariato è un piacere: è importante scegliere l’attività di proprio interesse o che si vuole imparare, il volontariato è un’opportunità di apprendimento. Quanto al dove e come, alla mancanza di informazioni, ci si può rivolgere al CSV. «Ci possono contattare anche le scuole – spiega Chiara Tommasini, presidente del CSV di Verona – possiamo aiutarle a organizzare incontri fra le associazioni e i loro allievi».

In questi giorni, ciascuna scuola – il test ha coinvolto istituti superiori di vario indirizzo, dai licei agli istituti tecnici e professionali – sta ricevendo il proprio esito, con relativa analisi dei dati. E i volontari delle tre associazioni sono a disposizione per incontri specifici.

(CSV di Verona)

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