Comunicato stampa: su Padova sventola la bandiera dell’uguaglianza

Anche in questa particolare situazione non vogliamo rinunciare a far sventolare su Padova la bandiera dell’uguaglianza e dei diritti“. L’assessora alle politiche di genere e alle pari opportunità, Marta Nalin, sottolinea il senso delle iniziative previste in città nei giorni in cui si celebrano i Moti di Stonewall.

Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una colorata sfilata che ha visto la comunità Lgbtqia+, e non solo, scendere in piazza in nome della libertà.
Il Pride a Padova è sempre stato caratterizzato anche da eventi e riflessioni che andavano oltre il corteo – continua l’assessora Nalin – anche in questo particolare 2020, nell’impossibilità di organizzare l’ormai tradizionale manifestazione, vogliamo lasciare un segno colorato in città.
Ricordare quanto successo a Stonewall oltre cinquant’anni fa, quando una rivolta multi genere e antirazzista contro l’oppressione sociale e la violenza della polizia, segnò l’inizio di un movimento di rivendicazioni di libertà e diritti per i quali è fondamentale continuare a lottare, è particolarmente significativo. Perché sappiamo che nei momenti di crisi è più forte il pericolo di vedere limitate le proprie libertà e ristretti i propri diritti, basti vedere quello che sta succedendo nel mondo: dall’omicidio di George Floyd alla morte di Sarah Hijazi.
Abbiamo iniziato esponendo questa bandiera e questa targa in un luogo significativo (la Loggia della Gran Guardia in piazza dei Signori), ma non ci fermeremo qui.
Ringrazio tutte le associazioni e i gruppi Lgbtqia+ che assieme all’Amministrazione hanno lavorato per celebrare adeguatamente una data importante anche in questo momento
“.

Molteplici le realtà che hanno collaborato con il Comune di Padova per “lasciare un segno”.
Paradossalmente, proprio alla vigilia del dibattito in Parlamento della legge contro l’omolesbobitransfobia celebriamo un giugno senza Pride – sottolinea Mattia Galdiolo, Arcigay Tralaltro Padova, portavoce Padova Pride 2020 – Tuttavia anche mantenendo le distanze sociali possiamo comunicare l’orgoglio e le rivendicazioni della nostra comunità. Auspichiamo che anche senza i Pride la legge contro l’omolesbobitransfobia sappia confrontarsi con le esigenze e le rivendicazioni della comunità Lgbti, andando oltre il riconoscimento dei soli crimini d’odio“.

In un periodo incerto in cui siamo tutti e tutte immobili e abbiamo diffidenza verso chi e cosa ci è sconosciuto, le persone altrove nel mondo continuano a spostarsi per cercare vite più sicure e dignitose, sfuggendo da situazioni di deprivazione materiale e/o immateriale, che talvolta riguarda persone gay, lesbiche, bisessuali, trans – spiegano gli attivisti dell’associazione Boramosa – Il nostro pensiero va a tutte quelle persone che nella storia non si sono mai fermate per rivendicare diritti e libertà, pur quando non era popolare farlo: ciò ci apre gli occhi sulle molte ingiustizie della quotidianità, e ci ricorda che c’è molto da fare a partire dal nostro territorio. Per una Padova città aperta“.

Se oggi possiamo avere il Pride e dei diritti lo dobbiamo alle lotte iniziate da donne transgender e di colore, ma anche sex worker e indigenti. Perché il cambiamento viene sempre prima dalle persone più oppresse” nota Blanche, attivista transgender enby.

Gli ultimi mesi sono stati duri per tutti e, a causa del Covid, molti servizi e attività hanno dovuto fermarsi – commenta Etta Andreella di SatPink – Nel frattempo, però, i bisogni delle comunità T* non sono andati in pausa, e per questo noi del Sat-Pink Verona e Padova abbiamo deciso di esserci anche da casa, rendendo disponibili i nostri servizi in formato digitale“.

Cinquant’anni fa, a Stonewall, delle persone hanno manifestato contro una Polizia che metteva in atto leggi e pratiche discriminatorie – ricorda l’associazione Antéros Padova – La rivolta si sparse a macchia d’olio e impose un cambiamento. Fu multi etnica e multi genere. Oggi possiamo manifestare in maniera non violenta, per i diritti che ancora ci mancano, perché essere apertamente omosessuale o trans è quanto meno tollerato, perché siamo nate qui (ci sono ancora molti Paesi in cui essere non eterosessuale è illegale), perché siamo persone bianche in una società razzista. I rischi che corriamo, tutt’ora, come persone Lgbtqia+ aumentano quando il nostro aspetto non corrisponde alle aspettative sociali sul sesso assegnatoci alla nascita, quando il nostro livello socio-economico è basso. Un Pride con gli occhi aperti sul proprio passato e sul proprio presente tiene conto di tutti questi elementi“.

L’associazione Canone Inverso ha accompagnato con un momento musicale l’esposizione della bandiera alla Gran Guardia: “Come coro Lgbt+ la situazione che stiamo vivendo ha limitato fortemente il nostro attivismo, fatto delle nostre voci e della nostra presenza. Per questo siamo ancora più orgogliosi e orgogliose di poter cantare questo 17 giugno, per mostrare che, quando la salute di nessuna/o sarà a rischio, l’orgoglio di sempre ci porterà a cantare di nuovo, per tutte e per tutti“.

Tra i gruppi e le associazioni che hanno collaborato con il Comune anche Agedo “Genitori orgogliosi dei loro figli Lgbtqi+” e la Polisportiva Momo, che permette alle persone di effettuare pratica sportiva, pallavolo ed escursionismo in montagna, in ambiente Lgbti+ friendly.
Le sfilate del 2018 e del 2019 saranno ricordate in questi giorni anche attraverso una serie di immagini rilanciate sugli account Facebook e Instagram del Comune di Padova.

(Comune di Padova)

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