Il Patriarca a Padova per la Tredicina: “Sant’Antonio ci aiuti a vivere da cristiani questi giorni e ad essere sempre più fondati nella santità concreta e quotidiana”

Nel tardo pomeriggio di sabato 6 giugno  il Patriarca Francesco Moraglia ha presieduto la S. Messa nella basilica di Sant’Antonio a Padova nell’ambito della Tredicina in preparazione alla festa del Santo e nella solennità liturgica della SS. Trinità.

Il Patriarca, nella sua riflessione (il testo completo è nel file allegato in calce), ha più volte posto l’accento sul difficile momento sociale, spirituale, umano ed economico che stiamo vivendo a causa della pandemia: “In tempo di pandemia anche la festa del Santo risente – come del resto altre iniziative – delle attenzioni richieste per la sicurezza e la salute pubblica. Tutto ciò comporta inevitabili disagi e aggiustamenti, ma anche spinte alla creatività e all’uso dei nuovi mezzi della tecnologia. Il cristiano, che è anche cittadino, ha a cuore le persone e il bene comune ed è chiamato ad agire in modo responsabile e prudente. […] Covid-19, in questi mesi, ha rivoluzionato la vita d’interi continenti e ci ha fatto vivere giorni difficili. Il tessuto sociale ed economico, il mondo del lavoro, in particolare dell’impresa, sono stati e saranno sottoposti a dura prova; è essenziale che i singoli e le istituzioni – l’Europa, i governi nazionali e locali, i corpi intermedi, gli istituti di credito (realtà fondamentale e così delicata e provata nella nostra regione) – facciano, fino in fondo, la loro parte perché la declamata “ripartenza” sia possibile per tutti e non escluda nessuno: famiglie, anziani, giovani, diversamente abili, scuola, attività produttive, turismo, realtà aggregative. È essenziale che vi siano risorse e strumenti adeguati per accompagnare questa fase e così sia possibile rialzarsi e guardare con speranza al futuro. […] Nel tempo del Covid-19 il Santo ci esorti a ripensare davvero chi siamo e chi è l’uomo, ossia ad interrogarci sulla bontà delle nostre relazioni personali e sociali, sulla nostra società. Ci prenda per mano e ci aiuti a vivere da cristiani questi giorni con responsabilità, carità e solidarietà, facendoci carico – ossia “prossimi” – gli uni degli altri, costruendo una nuova fraternità, in città e paesi che vogliono ripensarsi e rialzarsi insieme e, in particolare, con le persone e le famiglie più deboli e fragili. Antonio ci aiuti – ha concluso il Patriarca di Venezia – ad essere sempre più fondati nella santità concreta e quotidiana (il pane di sant’Antonio ne è simbolo eloquente), una santità che ha origine nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che sola cambia la vita delle persone e, di conseguenza, delle comunità”.

All’inizio dell’omelia aveva rivolto un particolare saluto agli amministratori locali presenti: “Consentitemi di esprimere ai nostri amministratori, oggi presenti in Basilica per il settimo giorno della Tredicina, il grazie più sincero; essi, nel tempo di Covid-19, sono riferimento importante per la navigazione faticosa e segnata daI tanti imprevisti di questo difficile periodo. Sì, grazie per quello che fate; siete punto di congiunzione tra politica e cittadino. I cittadini sono gli uomini e le donne che vi interpellano, ogni giorno, per sapere come poter “ripartire”. Certamente, la politica è chiamata a tener conto dei pareri degli esperti ma poi deve operare una sintesi in vista del bene comune: la persona, le famiglie, la scuola, gli anziani, le imprese, il lavoro. Voi amministratori locali siete l’ultimo anello di una lunga catena che, proprio attraverso le vostre persone, entra in contatto col territorio. La difficoltà del vostro compito è grande e, quindi, grazie per quello che fate e per la vostra presenza”.

E, poco prima di concludere la sua riflessione, il Patriarca ha quindi aggiunto queste parole nei riguardi della delicata situazione delle scuole paritarie: “Sento il dovere di spendere una parola doverosa a favore delle scuole paritarie. In Veneto i numeri – anche se non è solo questione di numeri – sono eloquenti; riguardano, infatti, 98.000 bambini (0-6 anni) e 9.000 addetti che vi operano con passione ed impegno e a cui si devono aggiungere 5.000 volontari. Un alunno delle scuole pubbliche paritarie – che, a tutti gli effetti, forniscono un servizio pubblico – costa allo Stato circa 1/9 di quanto costa un alunno della scuola pubblica statale; se venissero meno le scuole paritarie lo Stato per primo ne risentirebbe.  Dinanzi alla situazione post-Covid 19 – senza un finanziamento necessario per porre in essere i presidi sanitari richiesti per tutelare insegnanti e alunni -, le scuole paritarie, a settembre, non riusciranno a riaprire e così un grande patrimonio di professionalità, di passione educativa, di dedizione sociale, a favore del nostro territorio (famiglie e bambini), verrà meno. Le scuole paritarie, nate spesso all’ombra dei campanili o come espressione dell’apostolato di ordini religiosi soprattutto femminili, sono state sempre al fianco anche delle famiglie e dei bambini in difficoltà; pensiamo poi, nell’odierna situazione, ai papà e alle mamme che – Dio non voglia – potrebbero avere difficoltà lavorative nel prossimo autunno”.

(Diocesi di Venezia)

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