Multiutility – Guadagnini (PdV): “Vendere le multiutility venete a società di altre regioni non ha portato vantaggi ai cittadini e ha privato il territorio di asset strategici”

Multiutility – Guadagnini (PdV): “Vendere le multiutility venete a società di altre regioni non ha portato vantaggi ai cittadini e ha privato il territorio di asset strategici”

(Arv) Venezia 22 giu. 2020 – “La guerra in corso tra Hera e A2A per spartirsi le multiutiliy del Veneto è solo una guerra di potere, giocata sulla pelle dei Veneti che hanno sacrificato il controllo delle municipalizzate in cambio di una promessa mai mantenuta: quella di tariffe più basse. Offro una cena a chiunque mi dimostri che il costo dei servizi è più basso da quando si è venduto. Siamo di fronte a un fallimento, il risultato di scelte sbagliate compiute in passato. Quando, piuttosto che cercare di creare un polo veneto, esattamente come hanno fatto proprio Hera in Emilia e A2A in Lombardia, si è preferito vendersi al miglior offerente”. A sostenerlo, il Consigliere regionale Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti) che spiega: “Ricordo che nel 2003 Aps Padova è stata ceduta a Acegas Trieste e nel 2013
AcegasAps è stata incorporata in Hera. Si è continuato con la cessione dei clienti di Ascopiave sempre a Hera l’anno scorso. Oggi, le altre società rimanenti, tra le quali la Agsm di Verona e la AIM di Vicenza, non potranno che seguire lo stesso destino: essere preda di pesci più grandi. Forse qualcuno sarà promosso a Roma dopo aver garantito un saccheggio sul patrimonio strategico Veneto?”.

“Punto il dito sull’attuale sistema di potere regionale e mi schiera al fianco dei sindaci. È comprensibile che i sindaci mostrino preoccupazione per quanto sta avvenendo – continua Guadagnini – ma dovranno giocoforza adeguarsi a giochi che si faranno sopra le loro teste. I sindaci di Verona e Vicenza potranno solo scegliere a chi consegnare le rispettive società. Bisogna dire che anche questa volta è mancata la politica. Si recita a soggetto senza una strategia regionale. Qui in Veneto, l’autonomia è tema di grandi proclami e invettive, poi nei fatti è l’obiettivo meno ricercato in assoluto. Lo dimostrano i fatti: i sindaci spesso si sono piegati agli interessi dei loro partiti di appartenenza piuttosto che fare gli interessi del territorio e lo stesso si può dire dei presidenti di regione. E quando non c’è stata tale accondiscendenza, c’è stato invece il più assoluto menefreghismo, che è ancora peggio”.

“Oltre alle multiutility – aggiunge il Consigliere – abbiamo perso tutte le banche e stiamo perdendo le fiere. Ricordo che nel corso del tempo, la Banca Cattolica del Veneto è stata sacrificata per salvare l’Ambrosiano, le Casse di Risparmio sono state distribuite tra Unicredit e Banca Intesa; la Banca Antoniana è andata in MPS; Il Banco Popolare, dopo aver drenato un bel po’ di miliardi di ricchezza al territorio veneto (gli aumenti di capitale 2011, 2014, 2016 pesano complessivamente per 4,5 miliardi di euro), è finito annacquato nella Banca popolare di Milano; infine, le BCC Venete sono state conglobate nei più ampi sistemi romani o trentini. L’autonomia, quella vera, non è solo questione di competenze legislative o amministrative. Non riguarda solo la contesa con Roma sulla spartizione del potere politico. Campi nei quali, peraltro, non brilliamo per risultati ottenuti. L’autonomia è la capacità di governarsi da soli. Virtù che hanno dimostrato di avere molto di più i politici lombardi, emiliani, trentini rispetto a quelli veneti. Infatti, in quelle regioni hanno saputo proteggere il loro ‘patrimonio sociale’, fatto appunto, ad esempio, di multiutility, banche, fiere. Da noi è stato perso o si sta perdendo tutto”.

“E la politica – sottolinea in conclusione Guadagnini – ha una responsabilità importante in questo fallimento. Se la politica subisce o si disinteressa di queste dinamiche è una politica perdente. Non ci sono scuse che tengano. La politica è visione, è progetto, è gestione del territorio. Da noi tutto questo è mancato, a differenza di quanto successo nelle nostre regioni confinanti. Sarà necessario un drastico cambio di passo, se si vuol salvare il salvabile. Le geremiadi post mortem alla fine diventano ridicole; tempo e risorse a disposizione non sono ancora molte”.

 

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(Consiglio Veneto)

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