Le comunità ortodosse cercano spazi: l’aiuto delle nostre parrocchie

E’ un invito ad aiutare le Comunità cristiane ortodosse ad incontrarsi e a celebrare le loro liturgie quello che rivolge l’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso ai sacerdoti e alle comunità cattoliche della Diocesi.
“E’ una questione che già da qualche tempo silenziosamente interessa la nostra diocesi – spiega don Luca Pertile, delegato diocesano per l’Ecumenismo in una lettera rivolta ai parroci -, ma che l’epidemia di Covid-19 ha evidenziato: la necessità di reperire luoghi di culto da parte delle Comunità ortodosse presenti stabilmente nel territorio della nostra diocesi. Il lockdown e le conseguenti disposizioni sanitarie (le stesse che attualmente valgono per noi) stanno, infatti, rendendo difficile a diverse Comunità ortodosse romene e serbe la possibilità di far fronte agli affitti dei locali commerciali (o anche di chiese di proprietà di enti privati) che vengono utilizzati per le celebrazioni e l’attività pastorale”. Questo accade perché il sostentamento economico delle parrocchie e dei rispettivi preti – che in diversi casi oltre alla cura pastorale lavorano per mantenere le loro famiglie – è garantito in massima parte dalle offerte domenicali dei fedeli. I pastori di queste Comunità hanno, pertanto, chiesto aiuto ai fratelli cattolici.
“Dopo aver vagliato le diverse richieste – aggiunge don Luca -, chiediamo di segnalarci la presenza di ambienti di proprietà della parrocchia o di privati, non necessariamente chiese, che potrebbero essere utilizzati dalle Comunità ortodosse in difficoltà”. Si tratterebbe di individuare uno spazio sufficientemente ampio da contenere (con tutte le regole di distanziamento) almeno una cinquantina di persone da adibire a chiesa, con relativi servizi igienici, e di almeno una stanza da utilizzare sia come sacrestia sia per le attività pastorali”.
Per rendere più facile e corretta la collaborazione tra Comunità cristiane, l’eventuale accoglienza negli ambienti parrocchiali o di proprietà della parrocchia, o in chiese deve essere normata da una convenzione.
Se invece l’ambiente individuato è di proprietà di privati o di istituti religiosi, si chiede di mettere in contatto proprietari e preti ortodossi. La richiesta riguarda tutto il territorio diocesano, ma in particolare i vicariati di Noale (compresi i comuni di Trebaseleghe e Massanzago e Zero Branco), Mirano, Mogliano Veneto, Castelfranco e la zona della pedemontana in particolare tra Asolo e Montebelluna.
“Le nostre parrocchie stanno affrontando una stagione non facile – sottolinea don Pertile -, tuttavia la richiesta potrebbe diventare un’occasione per riutilizzare in maniera diversa ambienti che risultano inutilizzati o sovradimensionati per le nostre attuali necessità. Inoltre, la presenza di fratelli cristiani non cattolici che ricercano luoghi per vivere la loro fede può interrogare positivamente e favorire «l’esplorazione» da un punto di vista spirituale e pastorale di quella pluralità confessionale, che i nostri fedeli vivono ordinariamente nei loro contesti di vita”.

(Diocesi di Treviso)

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