Rimessi in cammino: le Collaborazioni pastorali in preghiera

E’ evidente a tutti come l’attuale situazione di pandemia mantenga aperti molteplici interrogativi che impegnano, assieme alla società civile e al mondo della sanità, pure la Chiesa. Ma se il primo di essi riguarda il “quando” si potrà finalmente tornare a una vita di comunità cristiana e a tutte le sue espressioni e proposte senza le attuali limitazioni, quello più impegnativo riguarda il “come”: Come saremo dopo questi mesi, dei quali non si vede ancora il termine? Cosa porteremo in patrimonio da questa vicenda? Cosa ci avrà insegnato? Quali scelte avvertiremo come necessarie? Domande per le quali non si possono offrire immediate e risolutive risposte; su di esse però è importante rimanere, per non perdere quel “passare dello Spirito” che anche – forse è meglio dire “proprio” – in situazione di emergenza sta avvenendo.
Per questa ragione, nella sua Lettera alla diocesi del giugno scorso, il vescovo Michele ci invitava anzitutto a “parlarci e a raccontare”. Non semplicemente per rompere l’isolamento, ma per un reciproco arricchimento di quanto ciascuno aveva vissuto e vive. Scriveva il vescovo: «L’unico modo per non dimenticare è raccontare. (…) Perché se io racconto e c’è qualcuno che mi ascolta, lui o lei mi sta accogliendo, dimostra che sono importante per lei, per lui e io contraccambio, donando ciò che mi è diventato importante, che mi è servito per vivere».
Diverse comunità parrocchiali e qualche Collaborazione pastorale hanno concretamente vissuto questo invito del nostro pastore. Da più parti è emerso come sia stato prezioso incontrarsi per uno scambio circa le proprie percezioni, gli interrogativi e i timori, di come si sia vissuto soprattutto nelle settimane di lockdown, di quali siano state le scelte per alimentare la fede nella impossibilità della partecipazione fisica alle celebrazioni, del modo con cui si è cercato di tener vivi i legami comunitari… Le testimonianze raccolte segnalano come molti dei partecipanti abbiano gradito tale scambio, che ha permesso di dar voce a quanto ciascuno aveva in animo. Uguale esperienza l’hanno vissuta nei mesi scorsi, assieme al vescovo Michele, pure i due principali organismi diocesani di partecipazione ecclesiale, il Consiglio Presbiterale e il Consiglio Pastorale, e l’incontro dei Vicari foranei.
Qualcuno potrebbe ritenere che ora sia giunto il momento di superare questa fase di “scambio fraterno”. Altri suggeriscono che occorre ripartire al più presto, magari riprendendo le fila di un percorso purtroppo interrotto. Una “fretta”, questa, per certi versi comprensibile, ma che rischia un riprendere a pieno regime che non tiene conto di come vi sia ancora necessità di riflettere e interrogarsi. Sì, interrogarsi sul “come” procedere, un “come” che potrebbe essere per certi versi diverso dal “pre-Covid”, forse purificato, forse anche più aderente alla realtà e al vissuto della gente. Evitando possibilmente di avere già risposte e proposte nate a tavolino, o solo dal pensiero di una o poco più persone. Del resto “insieme” è stato l’invito spesso sottolineato dal Papa in questi mesi, “insieme… sulla stessa barca”. E questo domanda, oltre che pazienza, anche un po’ più di più tempo.
Ma soprattutto domanda di metterci “insieme” davanti al Signore, comunità che a lui si rivolge e da lui muove i suoi passi. Per tale ragione, nelle scorse settimane, è stato predisposto dall’Ufficio di pastorale in collaborazione con l’Ufficio liturgico, uno schema di preghiera da farsi nelle singole Collaborazioni Pastorali, quando e dove vorranno, possibilmente entro i primi quindici giorni di questo mese. Il Vescovo stesso ha chiesto che, rinviando il tradizionale appuntamento diocesano di avvio dell’anno pastorale, lo si sostituisca con un appuntamento di preghiera in Collaborazione. Per questo incontro è data la possibilità di scegliere uno tra i sei testi biblici suggeriti – sei icone tra le molte che aiutano a leggere l’attuale momento – sul quale sostare per rimettersi in cammino a partire dalla Parola di Dio e dal dono dello Spirito.
“Rimessi in cammino”, dunque, ma dal Signore stesso… Un cammino che desideriamo, pur nella complessità di questo tempo, continuare a vivere dietro a lui e con lui. E che pertanto, ben prima di ogni progetto o programma pastorale, pone lui come il Signore nostro. Questo come Chiesa diocesana desideriamo vivere; a questo ci invita il vescovo Michele: “Vi chiedo di fidarvi di Gesù Cristo. Che è stato crocifisso. Che è risorto. Che vive, ci ama e non ci abbandona”. (mons. Mario Salviato)

I passi suggeriti: Matteo (14,22-33); Marco (6,34-44); Matteo (25,1-13); Marco (7,31-37); Giovanni (10,22-30); Giovanni (19,25-30)

(Diocesi di Treviso)

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