Parla il provinciale dei cappuccini: «Chiudere Bassano è una scelta dolorosa»

A settembre non avverrà la consueta costituzione della comunità dei frati cappuccini di Bassano, di fatto il primo atto “formale” verso la chiusura del convento, come confermato il 20 marzo da una nota della provincia veneta dei frati cappuccini. «Di norma, ogni tre anni vengono formate le comunità da assegnare ai conventi del Triveneto. Quest’anno la comunità di Bassano non verrà formata e i frati destinati ad altri luoghi. Lo stesso avverrà per i conventi di Rovigo e di Trento». A dirlo è fra Alessandro Carollo, 47 anni e vicentino di Thiene, da inizio marzo nuovo superiore provinciale dei frati minori cappuccini, designato dal capitolo dell’ordine che riunisce i conventi di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

Fra Alessandro, come siete arrivati alla decisione di chiudere il convento di Bassano?

«La decisione è stata assunta dall’ultimo capitolo provinciale che è giunto al termine di un percorso durato tre anni e che ha coinvolto i guardiani e i superiori dell’ordine, i quali hanno proposto di chiudere tre conventi: Bassano, Trento e Rovigo. È una scelta molto difficile e dolorosa, soprattutto per i motivi che legano la presenza dei frati al territorio. Purtroppo però siamo stati costretti a prenderla per a motivo del calo numerico dei frati, dell’innalzamento dell’età media e delle minori vocazioni. Abbiamo bisogno di garantire una vita sostenibile alle nostre comunità, fraternamente ed evangelicamente qualificata. La chiusura è un mezzo per rinsaldare le forze e le fraternità ed essere propositivi nei luoghi dove riusciamo ad esserci».

Sarà immediata la chiusura del convento?

«No, perché ci sono questioni da prendere in mano che riguardano gli immobili e i beni custoditi nel convento. A settembre immaginiamo che non ci sarà la nuova fraternità a Bassano ma in ragione dei beni custoditi nel convento dovremo trovare una soluzione per garantire la custodia e la presenza di un frate che possa verificare che sia tutto in ordine. Per questi aspetti vorrei prima discuterne con il Vescovo di Vicenza. Ora è prematuro parlarne e non saprei rispondere con precisione».

Oltre alle proteste dei frequentatori del convento, bassanesi e non solo, è anche stata sollevata preoccupazione per il destino della mensa per i poveri. Cosa accadrà?

«Uno dei criteri che ha guidato la nostra riflessione è stato quello di cercare il più possibile di coinvolgere la realtà ecclesiale e le amministrazioni locali per cercare soluzioni in modo da dare continuità ad alcuni servizi per la comunità, come la mensa. Ne parlerò con il Vescovo di Vicenza e con le realtà locali il modo per dare continuità alle opere di bene che abbiamo iniziato. Lo ribadisco: chiudere è una sofferenza. Anche per questo la ricerca della comunione e del dialogo con la chiesa locale e le realtà sociali è l’unico modo per far sì che questa decisione possa portare frutto».

Lei come ha conosciuto i frati?

«La mia famiglia abita proprio vicino al convento di Thiene. Conosco i frati fin da quando ero bambino. Ho frequentato il seminario minore a Thiene e poi la mia formazione è proseguita a Verona e Belluno. Il noviziato l’ho fatto proprio a Bassano, per questo anche personalmente sento la fatica di dover chiudere. Di fatto, ho scelto questa vita perché ho sempre incontrato frati sorridenti, che vivevano in comunione con la gente e che testimoniavano il vangelo con una vita semplice e appassionante. Ed è anche questo il motivo per cui stiamo facendo queste scelte onerose e dolorose: dobbiamo riqualificare la nostra presenza evangelica come frati che vivono insieme testimoniando Vangelo carità misericordia».

Nel complesso, la provincia veneta dei frati cappuccini com’è organizzata?

«Di recente si è allargata “acquisendo” 5 conventi e 25 frati dell’Alto Adige, che in precedenza erano assegnati ad un altra provincia. Complessivamente abbiamo 25 conventi e 240 frati, di cui una trentina risiedono al di fuori dal Triveneto per incarichi all’interno dell’ordine o all’estero: Angola, Mozambico, Ungheria, Grecia e Svizzera. Dei frati che rimangono circa la metà ha più di 70 anni. Il noviziato coinvolge le province del centro e del nord Italia, inizia a Tortona, prosegue a Milano e si conclude a Venezia per gli studi teologici. Stiamo iniziando collaborazioni con le province del sud Italia».

Vi state quindi riorganizzando su scala nazionale…

«Per forza. E siamo costretti a prendere decisioni che possono non essere comprese. Sento però una certa serenità di fondo. Queste decisioni non sono avvenute in maniera istantanea ma sono frutto di un lavoro molto lungo, fatto dal consiglio precedente. Decisioni che sono il mezzo per un obiettivo più grande e più alto: qualificare la vita fraterna ed evangelica dei nostri conventi».

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(Diocesi di Vicenza)

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