Il Vescovo al raduno dei Trevisani nel mondo: “Il tesoro che avete cercato era il sogno coraggioso e forte del bene, di una vita onesta e in pace”

Si è tenuto domenica 30 luglio il tradizionale “Cansiglio day”, il raduno annuale dei “Trevisani nel mondo”. La piana del Cansiglio ha ospitato quest’anno l’edizione del 50esimo anniversario di fondazione dell’associazione, nata dall’intuizione di don Canuto Toso. Una giornata sempre molto partecipata, da ex emigranti, e da rappresentanti di tutte le istituzioni, a cominciare dai sindaci. A presiedere la celebrazione eucaristica il vescovo di Treviso, Michele Tomasi. 

Pubblichiamo la sua omelia:

Quando Gesù ci parla del Regno, vuole che capiamo come Dio interviene nella nostra storia, nella nostra vita. E quando ci insegna a cogliere questa azione, questo intervento, il Signore ci parla di noi, delle nostre esperienze, della nostra vita. E ci assicura che si tratta di scoprire un tesoro inatteso, di trovare una perla a lungo cercata, di giungere ad una pesa abbondante, di attingere sempre nuova vita dalle esperienze, antiche o nuove che siano. E la vita che si scopre accompagnata dall’azione di Dio, non abbandonata o lasciata al caso, è visitata dalla gioia. Certo, bisogna poi vendere tutti i propri averi, investire le forze in qualcosa di nuovo ed inedito, anche sicuramente rischioso, e ci viene chiesto di assumerci la responsabilità del dono ricevuto, per diventare a nostra volta dono per gli altri, e non sprecare le occasioni di bene che ci vengono messe a disposizione.

Ma se il tesoro è bello e di valore, se la promessa viene dal Dio fedele, se l’amore stesso di Dio si fa presente e ci sostiene passo dopo passo non sarà la fatica a predominare, non sarà la paura a dettare il ritmo delle nostre scelte, ma soltanto la fiducia nelle possibilità della vita, e ci motiverà quasi unicamente la gioia della scoperta, il valore del tesoro.

Quante volte voi, i vostri padri e le vostre madri vi siete messi in cammino, verso posti lontani. Una scelta vissuta nella povertà di tempi difficili, più difficili ancora dei nostri, ma dettata e motivata dall’amore. Amore per i figli o per i genitori, amore per la propria dignità di persone che sanno di dovere, ma soprattutto di volere prendersi cura di sé e dei propri cari.

Amore per i propri affetti, per le proprie relazioni, e per la propria terra, lasciati proprio perché amati, perché proprio da quelle radici cresceva e cresce l’albero buono della responsabilità, che dona i frutti succosi della condivisione e della cura reciproca.

Il tesoro che i nonni, i padri e le madri e molti di voi hanno cercato non era il miraggio della ricchezza, ma il sogno coraggioso e forte del bene, di una vita onesta e in pace, di una vita insieme alle persone care e felice.

Dov’è il tesoro che con l’aiuto di Dio, nella fedeltà alla parola bella e buona possiamo trovare insieme? Dov’è il campo, dove la perla, dove avviene la pesca buona di chi crede nel bene e nella pace?

Pensando a questo tesoro, mi è tornato alla mente un racconto fatto da Martin Buber, pensatore erede e custode della tradizione del popolo ebraico dell’est europeo. Egli racconta di un rabbino, Eisik di Cracovia. Così ci narra:

Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l’ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin lì dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: «E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch’io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik per cercare un tesoro sotto la stufa! […] E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro

Permettetemi di ricordare l’insegnamento che ne trae il grande filosofo: “Ricordati bene di questa storia e cogli il messaggio che ti rivolge: c’è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare”.

Non è la miseria che vi ha messo in moto, che vi ha dato la forza di muovere passi coraggiosi verso terre lontane.

È stato invece il sogno di trovare un tesoro, e seguendo quel sogno avete costruito vita buona per voi, per i vostri cari e per gli altri in tutto il mondo, nell’America del sud e in quella del nord, in Australia e in molti paesi europei. Avete trovato e affrontato fatiche e delusioni, vi siete impegnati con forza e onestà, vi siete rimboccati le maniche e avete lavorato, avete incrociato lo sguardo e siete entrati in dialogo con tante persone. Alcune di loro hanno riso dei vostri sogni, ma molte altre vi hanno permesso di capire che quei sogni portavano tutti ad una casa: alle nuove case che avete costruito e che amate. E all’antica casa, che avete lasciato e continuate ad amare.

Nel legame tra la provincia di Treviso e i molti luoghi in cui siete cittadini amati e generosi, legame che l’associazione dei Trevisani nel mondo in questi primi cinquant’anni di vita ha custodito e rafforzato, sta tutto questo rimando di sogni: un sogno che vi spinge a cercare lontano, un sogno che accresce in voi il desiderio di tornare all’origine.

Dov’è il tesoro? Forse davvero, non è in nessuna parte del mondo, né qui, né là. Eppure il tesoro c’è, e si lascia trovare, e la gioia può essere grande. Ed è un luogo generato dall’amore, nel cuore di ciascuno di voi, nelle relazioni fondamentali della vostra vita, un luogo grande come il cuore di ciascuno e di ciascuna, ampio e profondo quanto le storie di amicizia e di solidarietà che custodite e ancora accrescete.

Un luogo fondato sulla forza di chi tutto lascia per amore e che dall’amore tutto riceve, un luogo grande ed accogliente come la vita di chi sa il valore di uno sguardo, di un sorriso, di un’opera buona, di una parola di incoraggiamento, di un aiuto nella necessità.

È un luogo che tiene insieme l’origine e la meta, e ha bisogno tanto del sogno di partenza, quanto di quello che svela il valore di un’esistenza faticosa ma buona.

Questo luogo può esistere, e può essere questa nostra bella comunione tra noi e con il Signore Gesù Cristo.

Saremo così anche noi discepoli del regno dei cieli che estraggono dal loro tesoro “cose nuove e cose antiche”: le cose nuove della fedeltà al nostro tempo, della creatività e dell’impegno nel lavoro e nella costruzione di un mondo migliore, con il contributo necessario ed innovativo delle giovani generazioni, assieme alle cose antiche, i valori di sempre della fraternità, delle relazioni vere, autentiche e solidali, del rispetto per ogni persona, dell’amore per Dio e per i fratelli e le sorelle, tutti.

E vivremo la gioia di aver trovato un tesoro, gioia per oggi, per domani, e per l’eternità.

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(Diocesi di Treviso)

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