“La misericordia ci rende capaci di riconoscere che Dio per noi, come per Maria, ha fatto cose grandi”: la catechesi del Vescovo per il momento penitenziale

I giovani che partecipano alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona questa sera vivranno la grande veglia con papa Francesco. Già questa mattina, sabato 5 agosto, stanno arrivando a Campo da Graça (Parco Tejo), dove staranno accampati fino a domani.

La Via Crucis di venerdì 4 è stata l’ultimo appuntamento tutti insieme sulla Colina do encontro, preceduta, al mattino, nei vari punti in cui sono accolti, dalla celebrazione del sacramento della Riconciliazione, accompagnati dalle catechesi dei Vescovi sul grande tema della Misericordia.

La riflessione del vescovo Michele con i giovani trevigiani ha messo in luce il valore dell’umiltà, quella vissuta da Maria e proclamata nella preghiera del Magnificat: l’umiltà di chi conosce e riconosce la propria piccolezza, l’essere piccola creatura di fronte a Dio onnipotente. “In questa sproporzione, tra lei piccola e Lui immenso – ha sottolineato -, potrebbe esserci il fallimento, la chiusura, e invece c’è la meraviglia, l’esultanza, la gioia, perché la piccola creatura scopre di essere amata dall’immenso creatore”.

“Ce l’ha detto il Papa ieri, siamo amati e chiamati per nome. Se non partiamo da qui, dal sentirci amati, faremo sempre più fatica ad amare sul serio e non arriveremo mai alle fonti del nostro amore, alle sorgenti della vita che ci sono state donate dallo Spirito Santo fin dal Battesimo. E’ quell’amore lì che dobbiamo far scaturire, perché non esistono due amori, uno divino e uno terreno, o è amore o non lo è. E se lo è, è da Dio, è Dio stesso, perché lui è amore. In questo amore già viviamo, non siamo mai abbandonati dall’amore e dalla misericordia – ha sottolineato mons. Tomasi -. Possiamo volgerci dall’altra parte, andare per strade tortuose, ma anche lì Lui è sempre con noi”.

Ecco che possiamo imparare dall’umiltà di Maria, l’umiltà della serva, quell’essere “vicini alla terra”, che è “sapersi riconoscere come siamo e avere il coraggio di accettare i propri limiti, come anche i propri pregi, che sono doni fatti a noi per gli altri: è faticoso a volte, impegnativo avere dei doni. La serva Maria si mette a servizio della cugina Elisabetta, la aiuta nelle piccole necessità di ogni giorno: sappiamo anche noi in questi giorni quanto è importante aiutarsi reciprocamente”.

“Maria sa, sente nel suo cuore, nel suo corpo, che il Signore sta facendo grandi cose a lei e sente che noi qui, adesso, la chiamiamo beata (Tutte le generazioni mi chiameranno beata); è beata perché ha avuto il coraggio di dire sì con tutta se stessa, ed è stata con suo Figlio per tutta la vita, l’ha cresciuto, educato, accompagnato ovunque, fin sotto la croce, l’ha incontrato risorto, ha ricevuto lo Spirito con gli apostoli. Beata lei e beati noi perché l’abbiamo ricevuta in dono come madre, come compagna di strada, come amica, come modello. E Maria, di Dio, canta proprio la misericordia, “che si stende su quelli che lo temono”, che si sentono a loro volta piccoli e bisognosi di essere amati. Dio fa cose grandi nella storia e Maria le vede come già avvenute (Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…). Dov’è tutto questo, dove sono io in questo progetto? Il Signore Risorto ha vinto la morte, il male ha la forza che gli diamo noi, perché tutto il male del mondo passa attraverso l’egoismo, la sfiducia, il non prendere posizione, la paura che ci blocca, quella paura che ci rende così folli da costruire sistemi per uccidere le persone. Ma Maria ha visto con gli occhi di Dio le tante persone nella storia disposte a seguire lei e a dire, con lei, a Dio, che Lui ha il primo posto perché Lui è l’amore, non tradisce e dona la vera vita. Forse Maria ha visto anche noi, se siamo disposti umilmente a riconoscerci peccatori e a riconoscere di avere bisogno di aiuto, ma certi di ricevere perdono e misericordia, disposti a dire Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome“.

Un esercizio che può sembrare difficile, faticoso, ha riconosciuto il Vescovo, ma, attingendo alla propria esperienza recente dopo l’infortunio alle gambe, ha suggerito ai giovani l’immagine del dolore “utile” (“Come quello che ho imparato a riconoscere grazie al mio fisioterapista”), che è necessario sopportare, anche nella vita spirituale, per rimettersi in cammino ed essere tonici, capaci di “correre” per aiutarci gli uni gli altri ed essere più felici. “Il gesto dell’umiltà, di mettersi nella mani della Chiesa per ottenere il perdono e la riconciliazione nel sacramento, forse è una di queste piccole – grandi fatiche, che ci danno forza e che ci permettono di camminare speditamente nel cammino della vita. E potremo dire anche noi: Grandi cose ha fatto il Signore per noi, e santo è il suo nome“.

Al termine dell’incontro il vescovo Tomasi ha annunciato un nuovo progetto dedicato ai giovani della nostra diocesi: l’avvio di una “Scuola della Parola”, un incontro al mese, di venerdì sera, a partire dal mese di novembre.

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(Diocesi di Treviso)

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