Cafà (Fonarcom), ‘Memorandum Italia-Marocco sia costola di Piano Mattei’

“Auspico che il nostro progetto diventi una costola del Piano Mattei voluto dalla presidente Giorgia Meloni, perché Africa ed Europa devono rafforzare il loro dialogo in condizione di assoluta reciprocità e distanti da vecchie logiche predatorie, per puntare alla crescita e alla prosperità dei rispettivi territori”. Così Andrea Cafà, presidente di Fonarcom e dell’associazione datoriale Cifa Italia, ha commentato la firma oggi a Venezia, nell’ambito della Summer School dei Consulenti del lavoro, del protocollo che porterà le aziende di Italia e Marocco alla costruzione di una piattaforma dove far incontrare domanda e offerta di lavoro, partendo da corsi di formazione ad hoc svolti nel Paese d’origine.

“Chissà che questa esperienza – ha aggiunto Cafà – non possa essere allargata ad altri paesi europei e dell’Africa. Crediamo fortemente nella costituzione di un’area mediterranea che dialoghi e costruisca comunità sostenibili e inclusive. Questa progettualità, avviata da soggetti privati che sviluppano servizi di interesse collettivo, è particolarmente idonea a promuovere la sinergia con le istituzioni ed è anche molto efficace nell’alzare i livelli dei servizi stessi destinati a imprese e cittadini”.

L’obiettivo è di sviluppare un modello di politiche attive cooperativo tra le imprese italiane e quelle marocchine. Le aziende dei due paesi potranno esprimere il proprio fabbisogno di personale qualificato, mentre i lavoratori interessati, dopo corsi di formazione ad hoc, potranno candidarsi a una posizione lavorativa nell’impresa richiedente. Il fondo interprofessionale Fonarcom gestirà in Marocco i corsi di formazione professionale e di formazione continua, due dei pilastri che sostengono il progetto, che, dopo la presentazione da parte di Cifa Italia e Fonarcom, lo scorso 30 giugno al Festival del Lavoro di Bologna, compie oggi il primo passo ufficiale.

“Da molti anni diversi studi – ha spiegato Cafà – certificano che spesso i lavoratori stranieri non conoscono la lingua italiana, né le regole di sicurezza luoghi lavoro e a volte non hanno nemmeno specifiche competenze, circostanze che causano vari problemi come gli infortuni, la scarsa integrazione e la bassa produttività aziendale. Da qui il bisogno di un modello virtuoso di cooperazione, che ci auguriamo faccia scuola nelle politiche attive del lavoro”.

L’infrastruttura finale dovrebbe essere una piattaforma on line dove far incontrare domanda e offerta, che servirà anche ai lavoratori italiani intenzionati a lavorare in Marocco (nel Paese sono attive circa 600 imprese italiane). Tuttavia ruoli, competenze, modalità di costruzione e tempi del progetto sono ancora tutti da definire. La firma del protocollo avvenuta oggi costituisce solo l’atto di nascita. L’obiettivo ultimo del progetto è allargare il modello ad altri Paesi, europei e africani, nell’ottica di formare nei paesi d’origine extra Ue manodopera competente e regolare per le aziende italiane e per quelle marocchine.

“Il nostro chiaramente non è un atto unilaterale – ha concluso – d’ora in avanti avvieremo incontri con rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private del Marocco così da definire insieme un modello, che sicuramente includerà la formazione nel Paese d’origine del lavoratore e la raccolta delle manifestazioni di interesse di imprese dei due Paesi, tra le quali sarà rafforzato il dialogo”.

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