Ricordato a Povegliano il cardinale Pavan a 120 anni dalla nascita

“A che giova essere catastrofista?”, lo amava ripetere, fin dai tempi – erano i drammatici anni Trenta del secolo scorso – in cui insegnava nel Seminario di Treviso, don Pietro Pavan, futuro rettore della Lateranense e cardinale. Se ci si lamenta, i problemi restano insoluti, e si perde energia nell’agire. La frase è stata ricordata dal vescovo Michele Tomasi, che ieri, 6 settembre, ha presieduto a Povegliano, paese natale del card. Pavan, una messa per celebrare il 120° anniversario della nascita di questa luminosa figura, tra i maggiori studiosi della Dottrina sociale della Chiesa, collaboratore di diversi Papi e in particolare di san Giovanni XXIII, autore materiale della bozza dell’enciclica “Pacem in terris”. La celebrazione è stata introdotta dal parroco, don Michele Pestrin (concelebrante assieme a don Giancarlo Pivato, assistente dell’Ac, e a padre Renato, dei missionari della Consolata), che ha ringraziato il Vescovo per la sua presenza e sottolineato l’esigenza di celebrare adeguatamente la ricorrenza. Erano presenti anche alcuni familiari di Pietro Pavan.

Mons. Tomasi, partendo dal Vangelo del giorno (in cui Gesù guarisce la suocera di Pietro) ha evidenziato come nel Vangelo si assista a “una trasformazione delle relazioni”, premessa per fare il bene. San Paolo, nella seconda lettura, si rivolge ai cristiani di Colossi, lodando la loro fede e carità, basate sulla speranza.

Un atteggiamento di fondo che “deve caratterizzare tutti gli ambiti della vita”, come il lavoro, la famiglia, le scelte economiche, gli stili di vita, fino alla costruzione di giustizia e pace. Questo vale anche per contesti, come politica ed economia, che hanno costituito sistemi autonomi, che sembrano sganciati dallo stesso Vangelo. “Ma la differenza la fanno le persone!”, ha sottolineato il Vescovo, il quale ha spiegato che proprio per questo, da un secolo e mezzo viene proposto un modo di “pensare la vita così com’è a partire dal Vangelo”, imperniato sul primato dell’azione di Dio sulla nostra vita, sull’impegno per il bene comune, sulla difesa della persona umana. Il tutto, “articolato in una serie di azioni che chiamiamo Dottrina sociale della Chiesa”. Proprio l’impegno di una vita di Pietro Pavan, che “ha studiato la dottrina sociale e aiutato i Papi”.

Mons. Tomasi, ha in particolare evidenziato le implicazioni che derivano dal fatto che ogni persona ha dignità, non è mai un mezzo, ma solo il fine. “Il cardinale Pavan ci ha fatto il dono di pensare e sistematizzare le conseguenze di questo principio”.

Come dimenticare, poi, il fondamentale contributo sul tema della pace? Sulla riflessione che vede la convivenza umana “fondata su giustizia, verità libertà e pace”? Una visione che “dovrebbe essere il faro oggi in Europa”. Temi complessi, “ma non è vero che non si può fare niente”. Pietro Pavan lo ha teorizzato, andando appunto contro il catastrofismo, e lo ha vissuto.

La sua è un’eredità ancora viva, come ha sottolineato, nel suo breve intervento, il sindaco di Povegliano, Rino Manzan, che dopo aver ringraziato il Vescovo, ha aggiunto: “Qui molti hanno conosciuto Pietro Pavan. Solo dopo abbiamo capito la sua importanza”. Il suo pensiero parla alla società di oggi, “trovo poco nelle comunità il tema della solidarietà sociale”.

Dopo la celebrazione, si è tenuto in oratorio un piccolo momento conviviale, sempre alla presenza del Vescovo. E non è mancata l’occasione di approfondire ulteriormente la figura di Pietro Pavan, grazie alla mostra di documenti e fotografie allestita da Pietro Polon, da decenni collaboratore della Vita del popolo, instancabile nel custodire la memoria del cardinale, assieme all’associazione a lui dedicata.

(Bruno Desidera – La Vita del popolo)

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(Diocesi di Treviso)

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