Dallo scorso agosto a gennaio 2024 trascorrerò il mio Erasmus a Copenaghen. Perché proprio nella capitale danese?, mi viene chiesto spesso. Perché da studentessa di scienze politiche, la sostenibilità ambientale è di mio maggiore interesse, e qui sono semplicemente imbattibili in termini di cultura, efficienza e lungimiranza in materia.
Solo nel corso di questo primo mese trascorso qui mi sono chiesta molte, troppe volte perchè noi no? Perché nonostante la fortuna che ho di studiare a Roma, una delle città più belle del mondo, non vedere immondizia per le strade, essere travolta da fiumi di biciclette e circondata da una profonda sensibilità ambientale mi fanno stare così bene, anzi meglio qui?
Certo, di motivazioni sostanziali che rendono la vita un po’ più facile ai danesi ce ne sono parecchie e non vanno dimenticate. Tra le più lampanti la quantità di popolazione (circa un decimo di quella italiana), l’immigrazione (tra posizione geografica e politiche restrittive non è neanche paragonabile alla pressione subita, anche per grande incapacità organizzativa, dal nostro paese), tasso di corruzione tra i più bassi al mondo (secondo il Corruption Perception Index 2022) e welfare di gran lunga superiore al nostro.
Vi è poi però il fattore mentalità e cultura che non ci giustifica. Non si siedono sui “che ci vuoi fare” tipici del nostro disfattismo; godono di forse un centesimo delle meraviglie naturali, artistiche e storiche che possiamo vantare noi, eppure riescono a renderle quasi più attraenti.
Ed è proprio qui che vorrei attirare la vostra attenzione, su ciò che davvero si può fare. E sulla loro ricetta segreta che gli permette di porsi obiettivi quali “prima città al mondo ad impatto zero entro il 2025”, che per quanto utopistici sembrino, sono ben più realizzabili di quel che crediamo.
Con questa rubrica vorrei dunque raccontarvi tutti i piccoli dettagli che noto in questa città giorno dopo giorno e che mi fanno sorridere di sollievo, come fonte empirica di speranza e ispirazione.

CAPITOLO I
SU DUE RUOTE

Non appena si mette piede a Copenaghen un dettaglio colpisce subito lo sguardo del turista: la quantità impressionante di biciclette.
Per quanto tutti identifichino questa città con le classiche immagini di file di persone allegre in bici, vi assicuro che ci vuole un po’ per abituarcisi davvero.
Sembra di trovarsi in un mondo al contrario: quando si attraversa la strada bisogna stare attenti più alle ciclabili (presenti praticamente ovunque) che alle vetture, perché queste ultime, oltre che in numero nettamente inferiore che da noi, si fermeranno sempre con una certa deferenza tipica di chi è in difetto. Al contrario i ciclisti, che in questa strana gerarchia della mobilità sostenibile occupano il vertice, non accenneranno nemmeno a rallentare, se non agli appositi semafori in miniatura che regolano perfettamente la loro circolazione.
In questo mondo al contrario la sera e la mattina ci sono gli orari di punta delle ciclabili, con un traffico e uno stress da sorpassi sfrenati perfettamente paragonabili a quelli delle nostre carreggiate.

Per tradurlo in numeri, nella città le biciclette (675 000 secondo quanto riportato dal Canadian Cycling Magazine 2022) sono più delle persone (circa 656 000), e cinque volte più delle macchine (tra cui comunque quelle ibride o elettriche sono in grande aumento); questo perché possedere una vettura è molto costoso, volutamente per incentivare altre soluzioni di trasporto più sostenibili. La città è infatti risultata più volte prima in classifica come “Cycling City”.
La prima cosa che si cerca quando si arriva qui per un certo periodo, come sperimentato in prima persona, è proprio una bici. E nel periodo di ricerca si tende a noleggiarle (personalmente consiglio Donkey Republic per questo fine). Certo gli altri mezzi di trasporto funzionano a meraviglia, con autobus e treni elettrici e metropolitane automatizzate attive 24/7; tuttavia se si vuole veramente entrare nella cultura, non si può rinunciare alle due ruote.
In bici si va ovunque e sempre; con sole, pioggia, vento; da soli o con bambini, cani o anziani nelle tipiche cargo bike. In bici si sale sui mezzi di trasporto, per continuare a pedalare a qualsiasi distanza; e di bici è costellata la città in ogni suo angolo.
In bici mi sono fratturata un alluce e in bici continuo comunque ad andare.
Perché diventa semplicemente intrinseco nella quotidianità locale.
TIP
- non trasportare persone sul portapacchi;
- scendere dalla bici quando si attraversa sulle strisce pedonali;
- le luci accese di sera sono obbligatorie;
- il caschetto è facoltativo, e l’alternativa più cool è un airbag girocollo che si gonfia quando si cade avvolgendo la testa.
- indicare sempre con le mani le proprie intenzioni quando volete fermarvi o svoltare
- non rinunciate mai ad una biciclettata serale perché vi rigenererà come poche cose (non c’entra molto, ma ci tenevo a consigliarvelo)
