“Affidato alla cura di tutti”: il messaggio del Vescovo per la Giornata del Seminario

Il Seminario vescovile è l’istituzione in cui vengono formati i futuri presbiteri per il servizio pastorale della diocesi, ma è la Chiesa intera che ha “il dovere e il diritto proprio ed esclusivo di formare coloro che sono destinati ai ministeri sacri” (Codice di diritto canonico, can. 232). Nella giornata del Seminario di quest’anno, ricordo a tutti i fedeli che la formazione dei futuri presbiteri ci riguarda tutti, come un «dovere» e come un «diritto»: dobbiamo prendercene cura, perché la presenza di sacerdoti riguarda profondamente tutta la vita cristiana, e possiamo prendercene cura, perché riguarda anche la qualità della vita cristiana, personale e comunitaria.
Ricordare il Seminario e pregare per la sua vita è doveroso, e ringrazio davvero di cuore tutti coloro che si impegnano affinché la sua attività si svolga nel migliore dei modi: il rettore e il padre spirituale assieme agli educatori e alle educatrici, i professori, il personale a tutti i livelli, i volontari e i sostenitori. E poi, ovviamente, i seminaristi e le loro famiglie, che si mettono coraggiosamente e generosamente in gioco in questa bella avventura; le comunità parrocchiali di origine dei seminaristi e quelle in cui essi prestano servizio. Un grazie va a tutti coloro che con costanza e fedeltà pregano per il Seminario, per le vocazioni, per i preti.
Il decreto del Concilio Vaticano II Optatam totius sulla formazione sacerdotale afferma che tutta la comunità cristiana deve impegnarsi per promuovere le vocazioni sacerdotali, quindi anche per sostenere la vita del Seminario diocesano. Il Concilio ricorda il ruolo delle famiglie, che “costituiscono come il primo seminario”, e quello delle parrocchie. Ricorda il ruolo rispetto alle vocazioni degli insegnanti e di quanti sono impegnati nella formazione e nell’educazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, come anche quello delle associazioni cattoliche. Soprattutto, i Padri conciliari esortano tutti i sacerdoti affinché “dimostrino il loro zelo apostolico, soprattutto nel favorire le vocazioni, e con la loro vita umile, operosa, vissuta con cuore gioioso, come pure con l’esempio della loro scambievole carità sacerdotale e della loro fraterna collaborazione attirino verso il sacerdozio l’animo dei giovani” (Optatam totius, 2).
La vitalità del Seminario dipende certo dalla sua vita interna, dall’organizzazione delle giornate, dalla qualità della formazione e delle attività pastorali che vi si svolgono, ma in maniera ancora più decisiva dal suo essere inserito strettamente nella vita cristiana della diocesi.
Essa dipende da quanto autentiche sono le relazioni comunitarie nelle parrocchie e nelle collaborazioni pastorali, da quanto creativi, partecipati e impegnati sono il servizio della carità, l’attenzione ai più fragili e l’accoglienza di tutti.
Dipende da quanto siamo in dialogo con il mondo dei giovani e sensibili ai loro appelli, dipende da quanto viva è la preghiera e soprattutto da quanto ci fidiamo dell’ascolto della Parola di Dio.
La vitalità del Seminario diocesano dipende da quanto per l’esistenza di noi tutti è fondamentale la celebrazione dell’Eucaristia, e da quale spirito buono ci spinge a essere discepoli missionari nei luoghi della vita quotidiana, della cultura, della politica e dell’economia.
Il Seminario può essere il “cuore della Diocesi” solamente se tutta la nostra Chiesa vive e respira secondo il soffio dello Spirito Santo e si lascia trasformare dall’incontro con Cristo Risorto.
Invito allora, in questa giornata del Seminario, a prenderci tutti cura della vita e della missione del Seminario. Esso può crescere e svolgere al meglio il suo compito soltanto se è legato, in un continuo scambio di dare e ricevere, con ogni componente e dimensione della vita dell’intera comunità cristiana, se ne percepisce le attese, ne conosce le caratteristiche più importanti e ne sente il continuo sostegno.
Il Seminario potrà continuare a formare presbiteri per la diocesi, se questa è tanto vitale da contagiare giovani che si rendono disponibili al suo servizio, e se le forme della sua vita sono intrecciate nel profondo a quelle di tutta la diocesi. Il Seminario potrà continuare a formare i preti di oggi e di domani, soltanto se la Chiesa saprà generare figli innamorati di Dio e dei fratelli tanto da mettersi a loro servizio, ed essa potrà essere così, solamente se sarà composta da battezzati e battezzate innamorati di Cristo, che a lui orientano la propria esistenza, discepoli missionari convocati dalla Parola, nutriti e formati dall’Eucaristia.
In una Chiesa sempre più modellata dalla forza del Vangelo avremo un Seminario vivo, modellato a sua volta sul Vangelo; in una comunità di discepoli potremo continuare a formare ministri convinti e convincenti, alla sequela di Gesù e a servizio dei fratelli e delle sorelle.
Preghiamo perché il Signore conceda a noi tutti, e oggi in particolare al Seminario, di seguirlo e di servirlo, con gioia e letizia.

† Michele Tomasi, vescovo

(Diocesi di Treviso)

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