BASTA PO(CO)penaghen! – Soluzioni sostenibili a portata di bici! – CAPITOLO II

a cura di Carolina Agostini

Dallo scorso agosto a gennaio 2024 trascorrerò il mio Erasmus a Copenaghen. Perché proprio nella capitale danese?, mi viene chiesto spesso. Perché da studentessa di scienze politiche, la sostenibilità ambientale è di mio maggiore interesse, e qui sono semplicemente imbattibili in termini di cultura, efficienza e lungimiranza in materia. 

Solo nel corso di questo primo mese trascorso qui mi sono chiesta molte, troppe volte perchè noi no? Perché nonostante la fortuna che ho di studiare a Roma, una delle città più belle del mondo, non vedere immondizia per le strade, essere travolta da fiumi di biciclette e circondata da una profonda sensibilità ambientale mi fanno stare così bene, anzi meglio qui? 

Certo, di motivazioni sostanziali che rendono la vita un po’ più facile ai danesi ce ne sono parecchie e non vanno dimenticate. Tra le più lampanti la quantità di popolazione (circa un decimo di quella italiana), l’immigrazione (tra posizione geografica e politiche restrittive non è neanche paragonabile alla pressione subita, anche per grande incapacità organizzativa, dal nostro paese), tasso di corruzione tra i più bassi al mondo (secondo il Corruption Perception Index 2022) e welfare di gran lunga superiore al nostro. 

Vi è poi però il fattore mentalità e cultura che non ci giustifica. Non si siedono sui “che ci vuoi fare” tipici del nostro disfattismo; godono di forse un centesimo delle meraviglie naturali, artistiche e storiche che possiamo vantare noi, eppure riescono a renderle quasi più attraenti. 

Ed è proprio qui che vorrei attirare la vostra attenzione, su ciò che davvero si può fare. E sulla loro ricetta segreta che gli permette di porsi obiettivi quali “prima città al mondo ad impatto zero entro il 2025”, che per quanto utopistici sembrino, sono ben più realizzabili di quel che crediamo. 

Con questa rubrica vorrei dunque raccontarvi tutti i piccoli dettagli che noto in questa città giorno dopo giorno e che mi fanno sorridere di sollievo, come fonte empirica di speranza e ispirazione. 

CAPITOLO II

IL GIOCO DEL RICICLO

In questo nuovo capitolo vorrei raccontarvi un altro aspetto di vita quotidiana strettamente collegato all’efficienza danese in materia di sostenibilità, ovvero il sistema di riciclaggio. Non tanto la raccolta differenziata o le isole ecologiche a cui siamo già abituati tutti noi; mi focalizzerò piuttosto su due soluzioni per me affascinanti, nella speranza che la prima venga prima o poi importata anche in Italia, e che la seconda venga scoperta dai più, essendo già presente dal 2019.

Senza girarci troppo intorno, mi riferisco da un lato al sistema PANT per riciclaggio di lattine e bottiglie (presente in varianti simili anche in altri paesi, quali Germania, Svezia e Norvegia), dall’altro all’app Too Good To Go, pioniera della lotta allo spreco alimentare.

PANT

La prima volta che sono entrata nella casa di copenaghen ho notato uno spaventoso sacco pieno di lattine in cucina. Abbastanza pregiudiziosa, mi chiedevo se denotasse grande pigrizia (per non dire zozzaggine) dei coinquilini (per chi vive o a vissuto da fuorisede condividendo un appartamento potrà capire bene quanto l’immondizia da buttare sia matrice di guerra), oppure rappresentasse una singolare opera di arte contemporanea. Una volta svelatomi l’arcano, ho capito quanto le mie fantasie fossero lontane da una banale realtà quotidiana a cui non sono affatto abituata.

Praticamente ogni supermercato vi accoglierà con una semplice macchinetta mangia-lattine/bottiglie, grazie a cui la Danimarca può vantare uno dei tassi più alti al mondo per riciclo di imballaggi di bevande, avendo raggiunto nel 2022 il 92%.

Secondo la Dansk Returnsystem, organizzazione no-profit che gestisce il sistema di riciclaggio nazionale, ogni giorno quasi una lattina/bottiglia per abitante viene immessa nel sistema PANT, ovvero circa 5,4 milioni, arrivando a due miliardi di imballaggi riciclati nello scorso anno. Il CEO dell’azienda ha poi sottolineato che, recuperando il materiale invece di produrlo da capo, vengono risparmiate 223 000 tonnellate di emissioni di CO2 e il 95% dell’energia necessaria. (E mi viene da pensare, ci vuole tanto?).

Ma il segreto alla base di questi dati strabilianti è un sistema che sa invogliare i cittadini a collezionare sculture di lattine da dare in pasto alle macchinette Pant. E come?

Ogni bevanda in lattina o bottiglia include nel suo prezzo una tassa (o deposito), che viene indicata nello scontrino sotto la voce, per l’appunto, PANT. Tale somma, tuttavia, può essere riscossa proprio restituendone gli imballaggi. A seconda della loro dimensione (da cui la divisione PANT A, B, C), riceverete da 1 a 3 corone danesi (1 dkk = 0.13 €), da poter scontare nella prossima spesa o prelevare in denaro alla cassa.

Così che tutti, non solo i più sensibili ambientalisti, siano spinti a partecipare al progetto.

Vi è poi l’opzione tasto-giallo per i più caritatevoli, che devolverà l’importo in beneficenza. A proposito di ciò, ripenso a quando un mio amico ha lasciato la sua bottiglia della birra vuota sul marciapiede ed io non mi sono trattenuta dall’ esprimergli il mio profondo disprezzo per quel gesto che mi ricordava fin troppo la mia patria di noncuranti. “Ieri sono stato insultato per aver buttato una lattina nel cestino e ora vengo insultato per averla lasciata a disposizione” fu la sua risposta, che, ammetto, mi lasciò interdetta.

Ebbene sì, in un paese dove non si trova neanche una cartina per strada ci si può permettere di lasciare le bottiglie sui marciapiedi come gesto di solidarietà, risparmiando, a chi di quella lattina ha davvero bisogno, l’ignobile ricerca nei bidoni. Spesso poi, questi ultimi sono dotati di un apposito contenitore con suscritto “cedi il tuo deposito”, e così anche il rischio delle strade sporche alla romana svanisce.

E per chiudere il cerchio di questo incredibile sistema, ogni assembramento all’aperto difficilmente lascerà le condizioni indecenti da scena apocalittica a cui siamo abituati noi, poiché, invece di qualche moneta di elemosina, vi verrà chiesto di cedere le vostre lattine vuote, risparmiandovi l’onere di cercare un cestino o di gettarle a terra.

Infine, ciò che non si può riciclare viene inviato al termovalorizzatore, naturalmente attraverso un sistema pneumatico sotterraneo a chiusura ermetica, poiché i camion non sono nemmeno concepiti in centro città. Ma del termovalorizzatore vi parlerò in un prossimo capitolo.

TOO GOOD TO GO

Dall’altro lato sappiamo bene che lo spreco di cibo è un altro grande problema della nostra quotidianità. Ed è stata proprio l’enorme quantità di avanzi gettati alla fine di un banchetto ad ispirare, nel 2016, cinque giovani imprenditori danesi alla creazione di quest’app che oggi conta 75 milioni di utenti in 17 paesi (italia compresa), 134 000 aziende partners, e 200 milioni di pasti salvati.

Attraverso quest’applicazione si possono prenotare delle “borse-sorpresa” ad ⅓ del prezzo originale, scegliendo tra diverse categorie, quali frutta&verdura, prodotti di pasticceria, etc., e diversi fornitori, dal supermercato al ristorante.

Essendo, per l’appunto borse a sorpresa, bisogna tenere in conto il rischio di trovarsi due chili di carote e uno di patate come è successo a me, da smaltire in qualche modo nel breve termine, ma fa tutto parte del gioco!

Il perché di un prezzo così vantaggioso è dovuto al fatto che si tratta di prodotti che per norma dovrebbero essere invendibili, a causa di imballaggi difettosi, date di scadenza troppo ravvicinate o imperfezioni del cibo stesso.

Ma proprio come sottolinea il nome dell’app, sono tutti beni troppo buoni per andarsene.

Ancora una volta, combinando matrice ambientale e vantaggio economico si riesce ad attirare un pubblico ben più vasto, affiancando alla sostenibilità anche i valori di inclusione e solidarietà.

Quelli che vi ho raccontato sono due esempi di come si possa rendere ogni gesto quotidiano più responsabile con poco sforzo, raccigliendone i frutti sia nell’immediato (sullo scontrino) che su più ampia scala (per chi ha un certa attenzione per le questioni ambientali).

Tutto ciò che ci circonda è too good to go, prendiamocene cura.

(Legambiente Treviso)

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