Fermenti di città

Cosa è Fermenti di città

FERMENTI DI CITTA’ è un’iniziativa per raccogliere, mappare e rendere condivise le pratiche di innovazione urbana che corrono parallele ai grandi progetti di trasformazione delle città e che intercettano nuovi modi di fare città, legami tra persone, usi, cure e trasformazioni di spazi e luoghi.
Lo scopo di questa iniziativa è di imparare da quelle “strategie emergenti” che spesso vengono relegate ad un contesto o addirittura dimenticate o scartate, per apprendere e per reincorporarle nelle “strategie disegnate” della città, creando un dialogo proficuo.
E come tutti i dialoghi, anche valutando le discrepanze che esistono – perché le città sono da sempre anche attraversate da disaccordi, diversità di opinioni, a volte conflitti.

Nei prossimi giorni sarà disponibile un FORM on line per l’invio di pratiche di innovazioni urbane.

Perché Fermenti di città

La città di Verona sta dando avvio alla progettazione del nuovo Piano Regolatore Comunale (PRC), composto dal Piano di Assetto del Territorio e dal Piano degli Interventi. La costruzione del PRC, fin dalla fase iniziale, sarà supportata da un percorso di ascolto e partecipazione della città per ricostruire non solo le idee, ma anche i saperi e le pratiche che stanno già cambiando Verona grazie al lavoro di gruppi, abitanti, organizzazioni, associazioni, enti ed istituzioni che operano attraverso diverse progettualità che riguardano gli spazi e le pratiche di vita di chi abita la città.

Una città non è solo una forma disegnata da esperti e poi resa esecutiva (e oggi meno di un tempo): ben di più, è un macro-organismo vivo e sempre in trasformazione, composto dai diversi organismi che producono idee, progetti, interventi e pratiche che cambiano di continuo la natura dei luoghi e degli spazi, che evolvono nel tempo e che a volte collaborano o confliggono. Questi sono tutti “fermenti”, spesso poco riconosciuti o poco condivisi, da cui possiamo imparare per mettere a sistema le esperienze utili ai cambiamenti. Serve mapparli per riconoscerne il valore, e serve condividerli per imparare: spesso nelle città non si sa cosa succede, e capita che non ci sia dialogo con e tra “innovatori”, perdendo così molte opportunità di accelerare le innovazioni.

I fermenti e i bisogni della città che viviamo
Le città di oggi sono attraversate da diversi fenomeni complessi: il bisogno di urbanità diffuso anche fuori dai centri storici, le emergenze e le fragilità del territorio, i cambiamenti nelle economie e nelle forme di vita, il bisogno di proteggere i paesaggi naturali ma anche quelli costruiti (non solo storici), la ricerca di spazi vivibili per tutti e il diritto alla città, l’urgenza di rispondere alle disuguaglianze che crescono e alle vulnerabilità sociali, i conti da fare per rendere sostenibili i nostri modelli di consumo e produzione, etc. Sempre di più l’incertezza diventerà un fattore con cui convivere, e sempre di più le città diventeranno porose e intersecate con i territori poco urbanizzati, ma legati ad esse, e con altre città e territori con cui interagire per svilupparsi equamente e sostenibilmente. Si tratta di capire quali nuove misure prendere e come adattarsi al meglio.

Accanto a queste domande sul futuro sviluppo delle città – anche quelle “medie”, come può essere Verona – le città hanno anche una serie di anticorpi naturali, di attori e agenti che non stanno fermi ma che rispondono alle domande dei nuovi bisogni, che intercettano problemi e che sviluppano potenzialità, mettendo a frutto tattiche e a volte vere e proprie strategie che anticipano soluzioni e approcci utili da cui apprendere. Che si tratti di progettualità strutturate o di pratiche poco strutturate, anche minime o marginali, incorporano le diverse visioni che, come un caleidoscopio, compongono la città che cambia. Le città sono sempre, insomma, in fermento. Chi le progetta a livello urbanistico ha quindi bisogno di conoscere queste innovazioni urbane per capire le prospettive e le potenzialità già in atto e interrogarsi sulle strategie urbanistiche per il futuro.

I fermenti urbani non sono sempre “utili” o usabili, o produttivi. A volte sono reattivi, protettivi, involutivi e poco generativi o innovativi. Sono però sempre significativi, ovvero ci raccontano qualcosa di utile e di importante sulle esigenze che stanno a monte delle azioni o che dalle azioni emergono riconfigurate, sui bisogni, sulle risorse o sui limiti che ci portano a praticare un certo tipo di città piuttosto che un altro. La mappatura quindi sarà anche un modo per iniziare a discutere quali sviluppi futuri o messe a punto queste pratiche possono oggi disvelare. Se, come detto, il lavoro di fare città ha a che fare con molti attori, molte visioni e una incertezza di fondo difficile ma anche prolifica e generativa, questo lavoro di mappatura e di condivisione dovrà essere aperto, e discusso. Soprattutto condiviso e conosciuto.

Gli esiti della call
Lo scopo di questa mappatura iniziale è di esplorare e mappare queste esperienze urbane per cominciare a condividerle tra attori della città e tra gli innovatori.
L’obiettivo della call è dunque di:

Naturalmente questo è un lavoro aperto, in continuo movimento, che potrà portare a nuove idee su come favorirle, accelerarle, migliorarle, metterle in rete. All’interno del percorso di ascolto e partecipazione per il PRC, questa mappatura servirà poi in particolare per apprendere elementi utili sulle visioni di città, sulle risorse e sugli usi possibili, praticati o da praticare.

Cosa chiediamo

La call è un invito a tutti i soggetti e attori che hanno prodotto o stanno produce una innovazione urbana. 

• Cosa è una innovazione urbana

Intendiamo progetti, interventi, azioni, pratiche anche piccole di uso o di riuso, o di cura indirizzati a creare valore per rispondere a bisogni o aspirazioni delle persone cha abitano la città (anche temporaneamente), e che riguardano direttamente o indirettamente gli spazi estesi costruiti o naturali, i luoghi, le infrastrutture (come edifici, strade, spazi aperti, luoghi marginali, etc.) e le interazioni delle persone al fine di costruire beni comuni.

Per innovazione non intendiamo una “novità”, ma un modo per produrre valore, cioè per rispondere a bisogni della società e dell’ambiente, anche combinando piccoli stratagemmi, l’azione delle persone che collaborano, il riuso di cose esistenti, la risposta a nuovi bisogni, l’approccio alla sostenibilità. La chiamiamo “urbana” perché le innovazioni che vogliamo mappare riguardano gli spazi della città, gli ambienti di vita, i luoghi che percorriamo o in cui sostiamo, gli edifici o la natura. Ma combinati con la vita delle persone e il loro miglioramento. Possono essere a scala di vicinato, di quartiere, di circoscrizione, di città, o anche tra la città e l’esterno. 

   

• Chi può partecipare

Le innovazioni possono provenire dalla società civile, da organizzazioni strutturate, da enti pubblici o privati. Possono quindi partecipare alla call: singoli o reti di enti ed istituzioni pubblici o privati, organizzazioni del profit e nonprofit, associazioni, agenti dell’economia sociale, cittadini che si attivano anche in forma non organizzata, abitanti che agiscono in modo informale.

• Quali ambiti può riguardare

        ◦ Nuove forme dell’abitare

        ◦ Mobilità sostenibile 

        ◦ Spazi pubblici, rigenerazione urbana, progetti di comunità

        ◦ Sostenibilità ambientale, energetica e di spazi verdi

        ◦ Paesaggi naturali o urbani

        ◦ economie sostenibili e sociali

        ◦ Cultura ed energie creative

        ◦ Altro

(Comune di Verona)

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