Comunità energetica rinnovabile diocesana: accordo firmato con il partner tecnologico Regalgrid

Si definisce sempre di più il progetto di Comunità energetica rinnovabile promosso dalla diocesi di Treviso, prima in Italia a dar vita a una Fondazione che copre tutto il territorio diocesano.

Il 22 dicembre, in Vescovado, è stata costituita la Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets e nei giorni scorsi è stato firmato un accordo quadro con il Gruppo Regalgrid di Treviso, partner tecnologico della Fondazione diocesana. Si tratta di una serie di società, con sede a Treviso, che hanno sviluppato una tecnologia hardware e software innovativa per la gestione della Comunità energetica e, per quanto riguarda la Cer diocesana, anche di tutti i sottogruppi, corrispondenti alle Cabine primarie. “Un accordo fondamentale – spiega il presidente della Fondazione, Sergio Criveller -perché tramite la piattaforma tecnologica si mette in dialogo chi produce e chi consuma energia, e questo poi ci permette di dialogare con il Gestore dei servizi energetici (Gse) per la gestione degli incentivi”.

E’ dunque costituita la struttura giuridica, ossia la Fondazione di partecipazione, in attesa di ottenere il giudizio del Runts, il Registro unico nazionale del terzo settore. La Fondazione Diocesi Treviso Energy sarà un ente del terzo settore, e quindi iscritto nel Registro unico nazionale del Terzo settore, scelta indispensabile per ottenere i benefici che il Codice del Terzo settore mette a disposizione.

La Diocesi è, quindi, pronta per partire, appena sarà pubblicato il Decreto attuativo, approvato dalla Commissione europea: questo, infatti, è in attesa del via libera della Corte dei Conti. Poi, il Gestore dei servizi energetici avrà un mese di tempo per emanare le regole operative e altri 45 giorni per mettere online tre portali: il primo per la richiesta di qualifica della Comunità energetica rinnovabile, il secondo per la richiesta del contributo in conto capitale, e il terzo per le verifiche preliminari che consentiranno di accertare la bontà della propria progettazione. “Serve ancora un po’ di tempo – sottolinea Criveller -, ma il più è stato fatto. La Fondazione non produrrà energia elettrica, come qualcuno potrebbe pensare, perché non acquisterà pannelli solari o fotovoltaici, ma si metterà al servizio di parrocchie, aziende, persone fisiche, e anche Comuni, per la gestione di una Comunità energetica che ha come fine ultimo il sostegno alla fragilità energetica, che sarà supportata grazie agli incentivi che arriveranno”.

La Fondazione metterà a disposizione di tutti una struttura amministrativa, fiscale e soprattutto, tramite il Gruppo Regalgrid, una struttura tecnologica. L’obiettivo è produrre 1 megawatt per ogni Cabina primaria.

Un progetto che sta già suscitando molto interesse, anche se non ancora ben compreso. Ma come funzioneranno le dinamiche all’interno della comunità? “Facciamo un esempio – spiega Criveller -. Io ho un impianto sopra la mia casa di 6 kw, ora produco, consumo, pago le bollette, e quello che non consumo va in rete e il Gestore mi rimborsa circa 0,50 centesimi a kwh. Un’altra persona, invece, consuma solo e paga le bollette. Se io e questa persona entriamo in un sottogruppo della Comunità energetica diocesana, non cambia niente, le dinamiche saranno le stesse. Però, se quello che io produco, e va in rete, viene consumato da un’altra famiglia contestualmente, il Gestore riconosce un incentivo, e questo per 20 anni. Se restiamo in due, è poca cosa, ma se si attiveranno tutti i sottogruppi della Diocesi ed entreranno moltissimi produttori e moltissimi consumatori, i numeri saranno davvero interessanti. Alcune parrocchie si sono già rese disponibili a mettere a disposizione i propri impianti. Creeremo vari modelli che potranno essere poi replicabili, cioè produzione e consumo istantaneo. Dobbiamo creare una rete di persone ben formate, una per Cabina primaria, che saranno i punti di riferimento della grande Comunità energetica”.

L’incentivo che si ottiene servirà a mantenere la struttura, a incentivare la produzione, a chi consuma, ma una grande fetta, attorno al 50 per cento, andrà a sostenere le persone e le famiglie che oggi si recano nei centri di ascolto della Caritas perché non hanno i soldi per pagare le bollette. “Ricordo che l’Unione Europea – conclude Criveller -, nel promuovere le comunità energetiche rinnovabili, ha spiegato che il fine ultimo è la creazione di “benefici ambientali, economici o sociali”. Ecco, il beneficio sociale di questo progetto, insieme a quello ambientale, è ciò che ci ispira”.

Nei prossimi mesi saranno organizzati incontri e sarà diffuso materiale informativo dettagliato.

(Diocesi di Treviso)

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