Palazzo della Provincia

La prima sede della Provincia fu presso palazzo Paoli, come si evince dal contratto d’affitto stipulato dall’amministrazione austriaca con Gio. Batta Paoli il 1 giugno 1852, conservato agli atti del notaio Checchini e rinnovato il 28 aprile 1865

All’approssimarsi della scadenza del contratto di locazione prevista per settembre 1877, la Deputazione provinciale affrontò la decisione se fosse più opportuno trovare un nuovo stabile o assicurarsi il rinnovo del contratto di affitto. «Lo stato non troppo splendido del palazzo Paoli, la quasi insufficienza dei locali, la vetustà dei fabbricati che lo compongono, consigliarono dapprima ad abbandonarlo, e spinsero a ricercare se non fosse più conveniente, più decoroso e più utile l’usare del palazzo ex Montalti infruttifera proprietà della Provincia».

L’ipotesi dell’utilizzo di un nuovo fabbricato cadde su palazzo Montalti di proprietà dell’ente: anche se non si trovava in posizione centrale aveva buone forme architettoniche e si prestava ad ampliamenti; su proposta della Deputazione, l’ingegnere capo Benedetto Miotto presentò un progetto per gli uffici dell’ente e della Regia Prefettura, comprensivo anche di sala consiliare ed alloggio del Prefetto. Essendo però il preventivo troppo alto, lire 242 mila, il progetto fu momentaneamente accantonato per rivalutare l’ipotesi di rinnovo affitto o di acquisto dagli eredi del fu Gio. Batta Paoli. Tra le trattative, poiché il Comune di Rovigo a sua volta voleva trasferire la propria sede a palazzo Angeli, si fece avanti anche l’ipotesi di cedere palazzo Montalti al Comune in cambio della sede municipale: il Comune avrebbe trovato il locale adatto per il ginnasio – liceo – scuole tecniche, mentre la Provincia avrebbe avuto una sede centrale, adatta ad ospitare anche la Prefettura.

Dopo la predisposizione e l’analisi di perizie, progetti e relazioni, il Consiglio provinciale del 22 marzo 1877 approvò la proposta del consiliere Alberto Mario di trasferimento della sede a palazzo Montalti, che presentava molti vantaggi con una minima spesa, rispetto alla proposta del consiliere Giuseppe Marchiori di trasferimento nel palazzo Municipale. Seppur con un minimo scarto nella votazione, sette voti favorevoli a palazzo Montalti e sei contrari, venne adunque abbandonata ogni idea di lusso in quanto le casse dell’ente erano già aggravate dalla quota annua per l’estinzione del prestito di costruzione della ferrovia e dal concorso di spese per l’esecuzione delle opere idrauliche di seconda categoria

Nel 1878, in attesa della conclusione dei lavori di restauro del palazzo Montalti e dovendo la Provincia provvedere ad individuare l’abitazione del Prefetto, approvò la convenzione con il Comune della durata di 20 anni per l’utilizzo in locazione di palazzo Angeli, all’epoca sede del Regio Ginnasio – Liceo Celio.

Nel 1889 fu firmato il contratto di affittanza con Giulio, Lina, Clotilde, Angelina, Elvisa fu Moise Ravenna, delle due casette aderenti sul lato di ponente alla sede provinciale, adibite ad Archivio di deposito ed ufficio del R. Provveditore agli studi, poi utilizzato come Uffici di Leva.

Nel 1904 il Consiglio Provinciale approvò la delibera avente ad oggetto «Proposte pel riordino della sede degli Uffici Provinciali e della R. Prefettura e per l’alloggio del R. Prefetto». L’atto aveva carattere d’urgenza per le cattive condizioni in cui si trovavano gli uffici, per le necessità di un loro ampliamento, di una loro migliore distribuzione e per accentrare tutti gli uffici della Provincia e della Prefettura, che avevano tra loro continui e immediati rapporti.

Prima di giungere all’approvazione del progetto definitivo furono valutate diverse soluzioni e analizzati cinque progetti, ma apparse come quella migliore la scelta di acquisire lo stabile di via Celio di proprietà di Maria Bacchiega, pupilla in tutela della madre Minelli Margherita vedova Bacchiega, e i fabbricati posti nelle adiacenze: Casetta Cervesato del cav. Michelangelo Cervesato e Palazzo Sgarzi del comm. Giuseppe Oliva.

Palazzo Sgarzi, costituito di tre piani, era composto di locali spaziosi, decorati con stucchi e dipinti e forniti di pavimenti alla veneziana, con serramenti finissimi ed eleganti e si prestava ad essere adibito a ad alloggio del R. Prefetto. Palazzo Bacchiega era costituito di tre piani, con locali luminosi, soffitti e pareti decorati con buon gusto, tali da servire agli uffici della Prefettura. Procedendo in continuità lungo via Celio di fronte a palazzo Camerini, nell’area occupata dalla Casetta Cervesato e nell’area scoperta annessa alla proprietà Bacchiega, si poteva infine costruire un fabbricato contenente la sala del Consiglio, la sala della Deputazione e gli uffici della Provincia, posti in comunicazione facile ed immediata con la Prefettura.

Nel 1905 l’Ufficio tecnico provinciale propose il progetto definitivo con i relativi disegni e rilievi dell’ing. nob. Enrico Giovanelli, composto di quattro capitolati tecnici speciali (per le opere murarie ed affini; per i serramenti; per la pavimentazione in asfalto artificiale; per l’impianto di riscaldamento a termo-sifone).

I lavori furono eseguiti rapidamente, se nel 1908 il Consiglio Provinciale approvò le spese per l’acquisto dei mobili e per il progetto di decorazione della sala Consigliare del prof. Raffaele Giovanelli «il quale per le garanzie offerte (…) e per la concezione armoniosa di ogni motivo e del complesso con le linee della sala, è stato giudicato unanimemente il più adatto allo scopo».

Nel 1956 fu sistemato l’atrio di ingresso della Provincia su progetto dell’ing. capo Pellissetti Mario, che rese i locali più luminosi, così come appaiono oggi, con la chiusura di 4 porte e l’apertura di un arco.

Nel 1963 furono eseguiti lavori di sistemazione e ampliamento del palazzo: rispetto al progetto iniziale l’attività e pertanto la necessità di spazi per gli uffici si era estesa nei locali dell’ex Albergo Campana. Si rendeva perciò ormai necessario ridimensionare e ridistribuire i locali esistenti secondo una più moderna funzionalità. 

 
 
 
 
 
 
 

 

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(Provincia di Rovigo)

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