Viaggio a Lampedusa – 2

Damiano, Angela e Pilla sono tre volontari della parrocchia di San Gerardo di Lampedusa. Oggi abbiamo avuto l’opportunità di incontrarli e ascoltare il racconto del loro coinvolgimento nella emergenza migranti.

Un evento particolare vissuto nell’inverno del 2011 ha cambiato la vita di molte persone: dopo la caduta del governo tunisino, molti giovani cominciarono a spostarsi e a riversarsi sull’isola. Il governo italiano di allora impose che questi giovani ritornassero in Tunisia, ma sorprendentemente i lampedusani si rifiutarono di rimpatriali. Si innescò un braccio di ferro fra la comunità di Lampedusa e il governo che durò 55 giorni. I volontari si impegnarono a recuperare indumenti, portare beni di prima necessità e assisterli nelle esigenze umane. Si stima che in quei giorni rimasero sull’isola 11000 giovani provenienti da Tunisia e alcuni paesi subsahariani.

 Quello che ha spinto i lampedusani a  rimboccarsi le maniche in questo tipo di situazione fu la percezione che quei ragazzi andavano aiutati come fossero stati i loro figli. Soccorrere la sofferenza di quei ragazzi fu per loro un motivo che unì la comunità; si riuscì a coinvolgere i vari gruppi della parrocchia e diventò un’occasione per crescere nella comunione.

Per i lampedusani quella di salvare le vite di chi attraversa il mare e rischia di annegare è percepita come una priorità inderogabile. Se è vero che l’integrazione e l’inserimento di immigranti nel contesto lavorativo sono questioni problematiche oltre che delicate, di cui la politica dovrebbe farsi carico, la soluzione sicuramente non è evitare di soccorrerli. 

La giornata di oggi è stata anche l’occasione per fare una visita culturale al Santuario di Porto Salvo in Cala Madonna, un luogo suggestivo quanto antico. Probabilmente questa insenatura fu il primo porto di Lampedusa e le grotte nell’entroterra il primo punto in cui si insediarono degli uomini nell’isola.

Qui sarebbero vissuti degli eremiti, che tenevano accesi i fuochi per dare segnali alle navi di passaggio. Di questi eremiti la leggenda narra che avessero due altari: se intravedevano l’arrivo di navi di paesi cristiani, accendevano una candela sull’altare cristiano, se invece i naviganti erano musulmani, pregavano verso una mezzaluna. 

Altrettanto antica è la devozione mariana fra queste grotte: la Madonna di Lampedusa da molto tempo protegge isolani e naviganti di passaggio.

Attorno al Santuario e alle grotte vi è un giardino, dove abbiamo passeggiato e abbiamo ascoltato la storia dell’isola raccontata da uno studioso.

don Nicolò Rodighiero

(Diocesi di Vicenza)

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