CAMBIAMENTI CLIMATICI, TECNOLOGIA E CONOSCENZA PER UN ADATTAMENTO NECESSARIO

Verona, 27 marzo 2025 – “Che il clima sia cambiato è ormai un dato di fatto. Sta a noi adattarci ai nuovi scenari cambiando per quanto possibile i nostri comportamenti e sfruttando gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione”. Ha esordito così il noto meteorologo Andrea Giuliacci all’incontro di Coldiretti Verona che si è tenuto oggi a nella sede del Consorzio Agrario del Nordest.

Quello di stamattina era il secondo dei tre appuntamenti che l’Organizzazione ha organizzato per attrezzare i propri dirigenti e i funzionari in vista di un futuro che presenta molte incognite per il settore agricolo. Il primo incontro si era tenuto esattamente un mese fa e con il prorettore del Politecnico di Milano, Giuliano Noci, che aveva affrontato la tematica della crisi socio-economica in relazione ai nuovi equilibri geo-politici.

Nell’appuntamento di stamattina il focus è stato incentrato sui cambiamenti climatici con un riferimento diretto al mondo agricolo grazie alla presenza, oltre che di Giuliacci, anche di Francesco Vincenzi, presidente di Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni) e di Andrea Berti, direttore di Asnacodi Italia (l’associazione nazionale che riunisce i consorzi di difesa).

L’intervento del climatologo è stato subito incentrato su dati per nulla confortanti: a livello planetario nell’ultimo secolo le temperature si sono innalzate di 1,1 grado e gli ultimi dieci anni sono stati quelli più caldi dell’era moderna. Nell’ultimo decennio la quantità di risorsa idrica sul pianeta è diminuita di 1.200 chilometri quadrati (pari a venti laghi di Garda) e a causa del calore sprigionato dalla superficie terrestre i fenomeni sono sempre più intensi, come gli agricoltori ben sanno. In cinquanta anni è andato disperso il 30 percento delle superfici ghiacciate del pianeta e si prevede che in un futuro non troppo lontano scompariranno tutti i ghiacciai al di sotto del 3.500 metri.

Giuliacci si è poi soffermato sulla situazione italiana. “Il nostro Paese – ha detto – è considerato un hotspot climatico, cioè un’area in cui i cambiamenti si sono rivelati più veloci rispetto ad altre parti del pianeta. Per avere un’idea di questa velocità basti pensare che nello Stivale i tre anni più caldi di sempre degli ultimi due secoli sono stati, in ordine, il 2024, il 2023 e il 2022”.

“La situazione in effetti potrebbe apparire catastrofica – ha ammesso Giuliacci – ma non dobbiamo dimenticarci che nel nostro Paese in realtà l’acqua non manca, dobbiamo però imparare a gestirla in modo più efficiente. Pensiamo che un italiano consuma una quantità di acqua otto volte superiore a un cittadino britannico”. “La tecnologia oggi ci dà gli strumenti per adattarci sempre meglio al cambiamento. Si tratta di una sfida che possiamo vincere e che ci sarà sicuramente delle soddisfazioni”, ha concluso con una nota di ottimismo.

Di tecnologia e adattamento hanno parlato anche gli altri due ospiti i quali hanno fatto eco alle sollecitazioni del meteorologo.

“La velocità con cui si stanno consolidando i cambiamenti climatici – ha detto Francesco Vincenzi – ci impone uno sforzo importante rispetto alla velocità delle azioni che dobbiamo mettere in campo, a partire dal progetto di Anbi e Coldiretti sul Piano Invasi per portare dall’attuale 11 percento al 50 percento la quantità di acqua raccolta e messa a disposizione non solo dell’agricoltura ma dell’intera collettività. I laghetti si integrerebbero perfettamente con il paesaggio e verrebbero utilizzati anche per produrre energia, per esempio con pannelli solari galleggianti”. “I consorzi di bonifica – ha detto Vincenzi – intendono dare risposte certe agli agricoltori mettendo in campo anche le nuove opportunità che ci dà l’intelligenza artificiale. In questo contesto il mondo agricolo ha un ruolo da protagonista e il nostro impegno è focalizzato a dare alle imprese le giuste opportunità in termini di sostenibilità e di reddito”.

“Il nuovo approccio al sistema del rischio – è poi intervenuto Andrea Berti – deve prevedere una profonda conoscenza del fenomeno per pianificare un insieme di soluzioni integrate e pianificate prima di arrivare all’emergenza. Il problema del cambiamento climatico non può infatti avere un’unica soluzione ma deve far interagire una serie di elementi: dalla difesa attiva, alle tecniche TEA per la ricerca di varietà resistenti, alla gestione del rischio agevolato, nella logica della reddittività e della sostenibilità delle imprese”.

“Il tema del cambiamento climatico – è il commento del direttore di Coldiretti Verona, Massimo Albano, ideatore del ciclo di incontri – è centrale per l’agricoltura che è senz’altro vittima degli eventi catastrofici a cui assistiamo sempre più frequentemente, ma che al tempo stesso è artefice di buone pratiche in grado di arginare tali fenomeni. Pensiamo per esempio al ruolo di salvaguardia che i nostri allevatori ricoprono in montagna oppure all’indispensabile servizio dei consorzi di bonifica. Uno strumento che deve rimanere nelle mani di chi la terra la coltiva e la vive”.

Nel suo intervento di chiusura, il vice presidente di Coldiretti Verona Giacomo Beltrame ha sottolineato la necessità di uno sforzo comune volto a trovare soluzioni condivise per dare alle imprese agricole un futuro il più possibile sostenibile ed economicamente dignitoso.

(Coldiretti Verona)

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