Anniversario della morte di mons. Gardin. Il Vescovo: “Ci ha spronati a far risplendere la luce e la bellezza del Signore nei nostri cuori e nella nostra vita

Un ricordo pieno di riconoscenza e affetto quello del vescovo, mons. Michele Tomasi, per il suo predecessore, mons. Gianfranco Agostino Gardin, nel primo anniversario della morte. Sabato 21 giugno, nella cripta della cattedrale di Treviso, insieme ai canonici del Capitolo, ad altri sacerdoti e a diversi fedeli e religiose, tra cui i famigliari di p. Agostino, mons. Tomasi ha presieduto la celebrazione eucaristica, preceduta dalla preghiera delle Lodi.

Il vescovo Michele ha voluto ricordare alcuni tratti della sua persona: “L’arguzia, l’intelligenza pronta e penetrante, il suo tratto personale al contempo riservato – signorile –, ma anche gioviale e pieno di spirito. La sua cultura raffinata, la sua conoscenza approfondita della teologia, e in particolare della teologia morale, la sua passione e conoscenza quasi infinita per la musica, di cui era appassionato. E, poi, la conoscenza profonda e l’amore per la Chiesa; la sua profonda umiltà, la sua scelta – che mi ha molto colpito fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati – di nulla imporre e di non imporsi, nella speranza di riuscire a convincere e a muovere al bene, disposto sempre a rinunciare a qualche sua presa di posizione che potesse ferire qualcuno. Tra le tante cose che vorrei ricordare e che ricordate anche voi – ha aggiunto – di una persona che, confesso, mi manca – nella sua vicinanza paterna e fraterna che mi ha dimostrato in maniera del tutto immeritata, con la quale è sempre stato un guadagno intrattenermi -, vorrei solamente evocare una sua costante, una sua profonda esperienza di fede che lo ha plasmato e che ha guidato tutta la sua opera pastorale: la centralità di Gesù Cristo e dell’incontro con Lui”.

E mons. Tomasi ha ricordato questa sua esperienza di fede partendo dal motto episcopale del vescovo Gardin: “Domini pulchitudine correpti” – “Avvinti dalla bellezza del Signore”. Un motto scelto ancora prima di essere nominato Vescovo di Treviso, quando era stato consacrato Vescovo da segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dopo numerosi incarichi di rilievo nel suo ordine dei frati Francescani conventuali. “Sono parole leggermente adattate di un passaggio dell’esortazione apostolica post sinodale di San Giovanni Paolo II sulla vita consacrata – ha spiegato il Vescovo -. In questo documento, “Vita consecrata”, il numero 104 vuole rispondere alla domanda, che viene posta spesso, se non fosse, “la vita consacrata, una sorta di «spreco» di energie umane utilizzabili secondo un criterio di efficienza per un bene più grande a vantaggio dell’umanità e della Chiesa?”. La risposta di san Giovanni Paolo II, nel testo, è questa: “A chi è concesso il dono inestimabile di seguire più da vicino il Signore Gesù appare ovvio che Egli possa e debba essere amato con cuore indiviso, che a Lui si possa dedicare tutta la vita e non solo alcuni gesti o alcuni momenti o alcune attività”. E poi, il brano da cui padre Agostino aveva tratto il proprio motto, in latino: “Quello che agli occhi degli uomini può apparire come uno spreco, per la persona avvinta nel segreto del cuore dalla bellezza e dalla bontà del Signore è un’ovvia risposta d’amore, è esultante gratitudine per essere stata ammessa in modo tutto speciale alla conoscenza del Figlio ed alla condivisione della sua divina missione nel mondo”. “Capite come questa espressione l’ha catturato – la riflessione di mons. Tomasi -, come ha plasmato la sua vita, nell’intimo segreto del cuore? Avvinti dalla bellezza di Cristo Signore. E poi, parla di “esaltante gratitudine” per essere stati ammessi alla conoscenza del Figlio e alla condivisione della sua missione divina nel mondo, del suo essere a servizio della salvezza del mondo.

Ancora, nella toccante omelia della celebrazione di ringraziamento al termine del suo mandato, aveva fatto riferimento alle parole del suo motto: “Più di qualcuno, scrivendo su di me in questi giorni, ha richiamato il mio motto episcopale, Domini pulchritudine correpti – avvinti, conquistati dalla bellezza del Signore. Mi sarebbe piaciuto aiutare di più a conoscere, a gustare e a farsi illuminare e affascinare da tale bellezza. Ma forse vi sono riuscito poco a causa della mia insufficiente o troppo flebile testimonianza. Ma lasciatemi dirlo per l’ultima volta: Gesù è la salvezza, è lui la vita, è il maestro, è il compimento di ogni promessa veramente affidabile, è il passaggio decisivo per ogni autentica esperienza cristiana. E lo dico con le parole, che spesso ho citato, di papa Francesco: «Non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni» (Evangelii gaudium, 266). Questo è anche il mio augurio: quello di camminare con Lui, e camminare insieme tra voi, nella comunione. Ci sarò anch’io, in disparte, nella preghiera. Ancora grazie e che il Signore vi accompagni”.

“Sì, si è tenuto in disparte e tanto ha pregato e tanto ci ha aiutati nei passaggi difficili di questi tempi, come Chiesa e come società – ha commentato il vescovo Michele -. Carissimi, carissime, il ricordo e la preghiera che oggi ci riunisce per padre Gianfranco Agostino ci richiama e ci richiami a questo amore indiviso, a fare risplendere la luce, il fascino e la bellezza del Signore nei nostri cuori e nella nostra vita. Quanto siamo vicini o quanto siamo lontani da questa esperienza? Il Vangelo di oggi è, mi pare, un banco di prova molto significativo in proposito”. E ricordando il Vangelo del giorno (Mt 6,24-34), il Vescovo si è chiesto se “è una Parola che ci fa vibrare di gioia e di speranza, perché la sentiamo come una promessa affidabile dell’unico che riempie di amore la nostra vita”.

“Nel momento in cui ricordiamo il caro padre Agostino e lo affidiamo al Signore e ci affidiamo alla sua intercessione, riascoltiamo questo testo e chiediamo al Signore di farci la grazia di vederlo come una Parola d’amore, una dichiarazione d’amore di Gesù Cristo, rivolta a ciascuno e a ciascuna di noi e alla nostra Chiesa: Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

L’omelia integrale

(Diocesi di Treviso)

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