Da Milano a Manila passando per Hong Kong: le tappe del viaggio aereo verso la nazione più cattolica dell’Asia, le Filippine, di Vittorio Magrin, 28 anni, e Anna Parladore, 22. Dal 19 agosto al 6 settembre, con un gruppo di Missio Giovani Vicenza – percorso di formazione missionaria della diocesi di Vicenza -, sono stati ospiti della parrocchia “St. Francis Xavier Parish”, diocesi di Novaliches, nord di Quezon City, dove opera padre Simone Piccolo, missionario saveriano. Un’esperienza di «pura verità», dice Magrin, in relazione con la disarmante fede del popolo filippino, ma anche con la profonda povertà delle periferie.

A condurli nel Sud-Est asiatico è stato un percorso formativo di un anno, curato dall’Ufficio Pastorale Missionaria, per acquisire una crescente consapevolezza sui significati della missione. «Accompagnati da padre Simone, abbiamo visitato diversi quartieri di Quezon City; ricordo Payatas, con la sua grande discarica. Abbiamo incontrato le comunità, affiancato il catechismo. Nelle scuole abbiamo vissuto momenti di condivisione con i giovani: è stato un viaggio di incontri, prima di tutto. Mi è piaciuto molto; ci siamo immersi veramente nella loro cultura, con il dialogo», racconta Vittorio Magrin, ingegnere di Cornedo Vicentino.
Al quartiere Payatas, il gruppo ha incontrato le Suore Calvariane, con le quali hanno visitato luoghi popolari, dove le persone svolgono un lavoro principalmente operaio. «Tra i momenti più significativi che ricordo la visita a una ‘fabbrica di plastica’ a cielo aperto. Qui le persone, a mani nude, per guadagnarsi qualche pesos al giorno, lavano la plastica, la accatastano e la rivendono a delle aziende», spiega. A «50 metri» da questa degradante attività, sorge un quartiere «molto ricco», aggiunge. Un secondo momento significativo è stata l’attività con un gruppo parrocchiale a Infanta, luogo affacciato sull’oceano Pacifico. «Un gruppo molto unito; erano entusiasti di stare insieme, cosa che noi abbiamo un po’ perso».

«Sono partita da credente». È Anna Parladore, maestra di Monticello di Fara, un’altra partecipante al viaggio missionario nelle Filippine. «Abbiamo incontrato molte realtà parrocchiali, mi hanno fatto riflettere su quella da cui provengo. E visto situazioni in cui tenere un sorriso è stato difficile, soprattutto per la condizione di alcuni bambini», dice. A Payatas il gruppo è stato accolto dalla madre di una famiglia povera. «Una casa grande quattro metri per quattro. Il marito lavora in discarica, uno dei due figli ha bisogni speciali. Non le viene spesso mostrato affetto. Nello spazio dove dormono tutti c’era un altarino, con la foto del terzo figlio morto l’anno prima. Ho trattenuto le lacrime». Sulla fede del popolo filippino, la giovane afferma: «Non ho mai visto delle persone così tanto impegnate a livello religioso. È stato bello vedere come non si vergognassero di parlare di Dio o di Gesù, compresi i giovani». Da questa esperienza, il suo rapporto personale con la fede ne esce «rafforzato». «Mi sono resa conto di come non sia una cosa che dovrei tenere nascosta, ma che, invece, devo valorizzare, richiamando l’attenzione su fare del bene agli altri, prestare servizio, fare volontariato», afferma. Conclude Magrin: «Consiglio a un giovane un’esperienza di missione: ti lascia una grande impronta, ti fa migliorare come persona». Da Manila a Milano, passando per Singapore: le tappe a ritroso verso l’Italia, la quotidianità, con dentro di sé un nuovo significato di “missione”.
Daniele Frison
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