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Chiusa la mostra di Ervardo Fioravanti a Villa Badoer: un primo bilancio

Si è chiusa il 20 luglio scorso la mostra dal titolo “Ervardo Fioravanti, artista e intellettuale tra Rovigo e Ferrara”, allestita negli spazi di Villa Badoer di Fratta Polesine. L’evento ha riscosso interesse e successo di pubblico, raggiungendo gli obiettivi che la Provincia di Rovigo, promotrice del progetto, si era prefissi: dare continuità al progetto di valorizzazione del prezioso scrigno palladiano, riconosciuto bene Unesco, attraverso un programma di esposizioni dedicate alle personalità ed espressioni artistiche rilevanti del territorio polesano, con particolare attenzione per il secolo scorso. L’iniziativa, che segue quelle dedicate all’artista Ermes Simili e allo scultore Augusto Murer, ha rivelato in Ervardo Fioravanti (Calto 1912 – Ferrara 1996) l’artista che più di ogni altro ha saputo rappresentare l’ambiente sociale del territorio a cavallo tra le due sponde del Po nel dopoguerra, ma anche un uomo di grande cultura, giornalista, scrittore e poeta, che merita di essere approfondito e inserito di diritto tra le figure illustri del Polesine. Non dunque una semplice mostra ma un’operazione di riscoperta che aggiunge un nuovo tassello alla storia artistica del Polesine, quello costituito dall’impegno e il genio di una figura che è stato un vero ponte culturale, oltre i confini amministrativi, e ci invita oggi a rileggere sotto una nuova luce l’identità fluviale condivisa delle popolazioni che vivono lungo il Grande Fiume.

Nella giornata di sabato 19 una nutrita delegazione della CGIL di Ferrara, che conserva nelle proprie collezioni numerose opere significative dell’artista caltese, ha visitato la mostra accompagnata dal curatore Alfredo Sigolo.

La mostra

Attraverso un percorso stilistico che dal realismo si è evoluto ad esplorare i territori dell’onirico e del surreale, fino alle soglie dell’astrazione degli ultimi anni, in mostra sono stati esposti alcuni capolavori dell’arte padana che costituiscono anche capisaldi dell’arte del nostro territorio, come “L’Eccidio di Villamarzana” del 1955, l’opera più importante dedicata alla strage fascista che ogni anni si commemora nel piccolo Comune a due passi dalla sede della mostra. L’opera in questione, in prestito dal MAMbo di Bologna, è stata premiata da una qualificata giuria composta da maestri come Guttuso, Birolli e Casorati e non era mai stata esposta in Polesine.

Altro celebre dipinto significativo è “La carica” (1952), di proprietà della CGIL di Ferrara, che testimonia la repressione violenta di una manifestazione di piazza nei tormentati anni del dopoguerra, durante i quali lavoratori e braccianti rivendicavano lavoro e condizioni salariali dignitose. L’opera, esposta al ridotto del Teatro sociale di Ferrara, fu sequestrata dal Questore dell’epoca, suscitando grande clamore. Era il periodo in cui Fioravanti denunciava sulle colonne del Corriere del Po, con articoli e disegni, i disordini e le condizioni di miseria nei quali viveva la popolazione del Delta del Po.

Capolavori dello stile realista sono anche “Alluvione del ‘51. Posto di approdo”, di proprietà dell’Accademia dei Concordi, presentato alla mostra della “Ricostruzione” del 1952 dopo la tragica inondazione che colpì il Polesine, “Carriolante del Polesine” (1954), splendido ritratto appartenuto al giornalista e scrittore Felice Chilanti, originario di Ceneselli e trasferito nella Capitale, e “Comizio a Rovigo” (1946), che documenta le prime elezioni del Capoluogo nel dopoguerra.

 

A cura di
Servizio Cultura

(Provincia di Rovigo)

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