
A volte il metodo è più importante del risultato. Ce lo siamo detti in tanti alla fine del Sinodo diocesano: l’aver lavorato insieme, discusso, ascoltato, preso decisioni condivise – invece che solamente aver recepito indicazioni calate dall’alto: tutto questo fa la differenza! Magari, se è una persona da sola o un gruppo ristretto a decidere, le scelte arrivano prima e sono più ordinate; ma non le sentiamo “nostre”…
Questo vale anche per la catechesi. È vero che il 17 maggio scorso sono stati presentati i nuovi orientamenti ed è stato chiesto a tutti di ricalibrare la propria proposta in base a quanto scritto in quel testo. Però non si tratta di una meteora piovuta dal cielo, ma del frutto di un cammino lungo di ascolto (ricordate la verifica?) e di confronto. E poi, cosa ancora più importante, nel testo degli orientamenti c’è ampio spazio di manovra. L’abbiamo scritto e ripetuto più volte negli incontri zonali: ci piace pensare di aver dato forma a una cornice, dentro la quale ciascuno possa dipingere con creatività e secondo le proprie possibilità reali.
Faccio un esempio. Negli orientamenti c’è scritto che cresima e prima comunione (chiedo venia se uso un linguaggio comune, sapendo che non è del tutto corretto…) possono essere fatte in un unico momento oppure in due celebrazioni. Abbiamo scelto come Diocesi che comunque la comunione – che è il culmine dell’iniziazione cristiana – va celebrata dopo la cresima; ma la scelta se tenere unite o separate le due celebrazioni è libera.
Faccio un altro esempio: la prima tappa, che abbiamo chiamato “tempo della scelta”, può essere di un anno oppure due (a seconda che il gruppo inizi in prima o seconda elementare; ancora uso un linguaggio poco preciso, solo per farmi capire…). Anche in questo caso c’è libertà di scelta.
Sono solo due esempi, riguardanti i punti su cui abbiamo ricevuto il maggior numero di richieste di chiarimento; lo stesso vale per molti altri aspetti del cammino, come la frequenza degli incontri, la modalità della proposta ai genitori, ecc. Ma chi decide, se non la Diocesi? Nel 2013-14 abbiamo insistito molto sull’équipe di catechesi e sul consiglio pastorale parrocchiale; oggi aggiungiamo un soggetto in più: il coordinamento della collaborazione pastorale. Non c’è nessun obbligo in merito, ma aggiunge valore alle scelte (ed evita possibili disagi) il fatto che siano condivise con le altre parrocchie della collaborazione. Il coordinamento potrebbe anche essere il luogo in cui accompagnare quelle realtà che sono piccole e non ce la fanno da sole, oppure quelle che negli anni si sono allontanate dalla proposta diocesana.
Sì, sarebbe stato più semplice decidere tutto noi da soli, come ufficio. Ma la strada che stiamo seguendo come Chiesa è un’altra!
don Carlo Broccardo
Speciale Catechesi – Novembre 2025
(Diocesi di Padova)
