Diocesi di Vicenza Gennaio 2017 – Quando Bauman inseguiva i piccioni in Piazza dei Signori: intervista a mons. Tommasi


Stavamo attraversando insieme Piazza dei Signori, prima della conferenza. Ad un certo punto, vedendo un gruppetto di piccioni, Bauman si chinato e ha iniziato ad inseguirli, divertendosi come un ragazzino. un aneddoto rivelatore quello che racconta don Roberto Tommasi, preside della Facolt teologica del Triveneto e presidente Festival Biblico. Bauman era cos: un uomo curiosissimo, capace di lasciarsi sorprendere dalle cose pi semplici.

Professor Tommasi, Zygmunt Bauman, scomparso una decina di giorni fa, nel 2012 partecip al Festival biblico. Cosa ricorda di quellincontro?

Ricordo la sala strapiena dove si svolta la conferenza. Abbiamo cercato in tutti i modi di rendere presenti il maggior numero possibile di persone, installando maxischermi dove potevamo. Ma non stato sufficiente e abbiamo raccolto decine di lamentele da chi non ha potuto seguire lincontro. Personalmente, non ricordo al Festival Biblico un incontro cos partecipato.

Come mai Bauman riscuoteva un tale interesse da parte del pubblico?

Credo perch ha saputo calare la riflessione sociologica e filosofica dentro le situazioni che le persone vivono quotidianamente, e con un linguaggio non accademico.

Il 27 gennaio la Giornata della memoria. Lopera fondamentale di Bauman, Modernit e olocausto, tratta proprio dello sterminio degli ebrei. Dove sta limportanza di questo lavoro?

Bauman rovescia la tesi tradizionale, che interpreta la Shoah come il male assoluto, da augurarsi che non si ripeta pi. Per Bauman, invece, non si trattato di una malvagit eccedente. LOlocausto appartiene al potenziale sistemico di una societ dove primeggiano tecnica e consumismo.

Chiariamo cosa si intende quando parliamo di tecnica.

La tecnica un apparato, ovvero un insieme di mezzi e di strumenti di cui luomo si dotato per addomesticare il mondo e realizzare le proprie esigenze. Nel mondo antico, erano solo mezzi, che luomo governava. Con la societ moderna, questo apparato diventa cos potente da avere vita autonoma e capacit di autoriprodursi. Fanno parte della tecnica strumenti tecnologici, ma anche gli apparati statali, le istituzioni socialie, le regole della finanza, eccetera.

Come si colloca Bauman nel dibattito sulla post-modernit?

Nella conferenza tenuta a Vicenza, Bauman ha parlato di interregno, un concetto contenuto anche in quello che il suo libro pi conosciuto: Modernit liquida. Da una societ caratterizzata da unicit e grandi narrazioni, viviamo oggi in una societ complessa, caratterizzata da molteplicit e fluidit dei riferimenti che provocano una condizione di incertezza. Non solo, la mentalit consumistica esaspera lautoaffermazione del soggetto a scapito dei legami sociali. Questo concetto di interregno presente nel pensiero di chi crede che la modernit sia finita ma che il mondo nuovo debba ancora venire. Di contro, c chi pensa che la modernit non sia finita, ma si sia solo trasformata. Bauman si colloca a met strada tra queste due visioni.

Negli ultimi tempi, Bauman non ha nascosto la sua simpatia per Papa Francesco. Perch secondo lei?

C molta vicinanza tra i due, forse anche contaminazione reciproca, pur nelle differenze. Francesco, da arcivescovo di Buenos Aires, ha sperimentato una societ incerta e frammentata, pi di quanto la viviamo noi in Europa. Si trovato buttato senza rete in una rete di relazioni complesse. Una realt che, secondo Bauman, richiede una certa spiritualit, intesa come il bisogno di trovare dei significati per orientarsi nella vita.

Qual era la soluzione di Bauman per vivere in una societ complessa e liquida?

Era molto prudente nel fornire ricette risolutive. Era per consapevole che vivere senza certezze possibile individuando dei riferimenti mobili che emergano giorno per giorno, a seconda del contesto in cui viviamo. E che bisogna essere capaci di costruire legami aperti e informali dove nessuno maestro ma tutti entrano in relazione con i diversi imparando luno dallaltro. In proposito, a Vicenza aveva parlato dellesigenza di imparare uno stile di collaborazione aperta e informale.

Andrea Frison

(Diocesi di Vicenza)

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