San Martino: la data cruciale dell’anno agricolo. Coldiretti:”lo sfruttamento dei lavoratori un tema purtroppo sempre attuale”

San Martino: la data cruciale dell’anno agricolo.  
Coldiretti: ”lo sfruttamento dei lavoratori un tema purtroppo sempre attuale. No agli accordi internazionali che non rispettano i diritti umani”

11 novembre 2019 – “Questa non è, come in molti credono, una delle solite italiche scimmiottature di un’usanza americana: in tutta Europa, San Martino, è la data cruciale dell’anno agricolo. L’11 Novembre ha segnato per secoli la scadenza dei rapporti di lavoro e il rinnovo dei contratti d’affitto. Il giorno prima, per intere generazioni è stato il temuto giorno dello scomio (o escomio, cioè la disdetta). Quanti sanmartini hanno patito e subito gli agricoltori gettati per strada, da un giorno all’altro, con le poche masserizie, senza alcun obbligo per i padroni di giustificare la rescissione del patto. Un no senza appello, che condannava alla fame, alla migrazione, alla disperazione”. E’ quanto scrive Nunzio Primavera giornalista siciliano nel suo libro “Sacre e profane” un viaggio dedicato alla fede nell’Italia delle sagre. Sono spunti utili per non dimenticare quanto avveniva prima del grande impegno di Coldiretti, attraverso il fondatore Paolo Bonomi, che con la riforma riassegnò le terre ai contadini creando la più grande redistribuzione di reddito mai realizzata in Italia.
Il cinema ha dedicato pellicole come  “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi e “Novecento” girate da Bernardo Bertolucci per portare alla memoria quanto accadeva nelle campagne della pianura padana tracciando un quadro di schiavitù e sfruttamento della gente dei campi che le nuove generazioni difficilmente immaginano ancora oggi.
Un Santo popolare che gli agricoltori condividono con altre categorie in quando è il patrono degli albergatori, dei detenuti, dei banditori, dei bottai, dei capellai, dei cavallerizzi e cavalieri con la particolare propensione  verso i più umili e diseredati.  Per l’agricoltura e le sue genti il tempo del riscatto sociale non è mai finito. Sui diritti dei lavoratori il ragionamento è sempre attuale, a cominciare dal fenomeno del caporalato, una piaga non ancora sanata che registra episodi da nord a sud. Le battaglie ora si concentrano anche sugli accordi internazionali che mettono a dura prova la grande responsabilità di coltivare e allevare secondo criteri d’alta qualità, in maniera ecosostenibile rispettando i principi della sicurezza alimentare. Sui diritti dei lavoratori il ragionamento è sempre attuale, a cominciare dal fenomeno del caporalato, una piaga non ancora sanata. “E’ necessario che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso virtuoso – dice Coldiretti citando alcuni esempi, come le nocciole dalla Turchia, le cui importazioni sono cresciute del +18,4% nel 2018. Arrivano da un Paese sul quale pende l’accusa di impiego delle minoranze curde ora assediate in Siria, ma il problema riguarda anche i fiori dalla Colombia per la cui coltivazione sono sfruttate le donne. Senza dimenticare paesi come il Myannar, l’ex Birmania, sotto accusa per la brutale pulizia etnica contro il popolo dei Rohingya e da dove nei primi sei mesi del 2019 gli arrivi di riso sono cresciuti di ben 12 volte in volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sotto accusa le intese commerciali con le quali l’UE favorisce l’ingresso di produzioni estere come dal Vietnam ed Equador. A preoccupare – sostiene Coldiretti – è anche l’accordo di libero scambio siglato con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse dal Dipartimento dell’occupazione USA. Se per l’Argentina – conclude Coldiretti – sono segnalati casi relativi alla produzione dell’uva e dell’aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento bovino e quello dei polli, mentre per il Paraguay i problemi ci sono per lo zucchero di canna.

(Coldiretti Veneto)

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