Gennaio 2020 – Epifania in Cattedrale: la Festa dei popoli con il Vescovo e i migranti cattolici della diocesi

Lunedì 6 gennaio 2020 Solennità dell’Epifania del Signore

Celebrazione in Cattedrale della S. Messa presieduta da Sua Eccellenza il Vescovo Beniamino alle ore 10,30

E’ ormai divenuta  tradizione anche  della Chiesa vicentina celebrare questa solennità identificandola come  “Festa dei popoli”. 

Le migrazioni, come hanno segnato la storia e il destino di molte società, stanno scrivendo in forma nuova anche il futuro delle nostre parrocchie. E’ inevitabile pertanto che le nostre comunità cristiane si debbano interrogare di come debba essere interpretato questo fenomeno dell’ immigrazione e quale atteggiamento debbano essere assunti nei confronti degli immigrati.  Ma allo stesso tempo è urgente che le stesse comunità etniche, mantenendo le loro identità culturali e le loro espressioni di fede, intraprendano un cammino che permetta loro di inserirsi entro una vita di fede nella realtà  in cui risiedono.

La celebrazione della Santa Messa  dell’ Epifania nella Cattedrale, oltre a ricordarci  di come ogni comunità cristiana è la realizzazione particolare dell’ unica Chiesa santa, cattolica ed apostolica, è un momento privilegiato per ascoltare dalla parola del nostro Vescovo Beniamino  quale cammino di fede le nostre parrocchie, ormai di diverse lingue e nazioni, siano chiamate ad intraprendere.

padre Domenico Colossi

Direttore Migrantes – Vicenza

Riportiamo di seguito l’articolo di Marta Randon per La Voce dei Berici

 

Lunedì 6 gennaio, alle 10.30, giorno dell’Epifania, come ogni anno il vescovo Beniamino Pizziol celebra in Cattedrale a Vicenza la messa per la “Festa dei Popoli”. I vari membri delle comunità etniche cattoliche della Diocesi provenienti dall’Africa anglofona e francofona, dall’America latina, passando per Filippine, Sri Lanka, fino alle più vicine Ucraina e Romania, si danno appuntamento per leggere, pregare e cantare insieme in lingue diverse.

«Ogni cultura è giusto che esprima la propria fede come vuole e il compito della comunità italiana è di accogliere le diversità con rispetto – esordisce padre Domenico Colossi, scalabriniano, da settembre nuovo direttore dell’ufficio Migrantes diocesano, al posto di padre Michele De Salvia ora economo a Basilea -. Come all’interno di una famiglia ci si accoglie pur essendoci generazioni e quindi culture diverse, allo stesso modo bisogna camminare insieme all’interno della famiglia della fede cattolica».

Padre Domenico prima di trasferirsi a Vicenza ha diretto l’ufficio Migrantes di Brescia, prima ancora ha lavorato in Canada: «A Vancouver e Toronto ho potuto sperimentare che solo quando le diversità vengono davvero accolte si crea un senso di identità. Pensiamo ad esempio a un italiano migrato in Canada e all’uso dell’espressione “italo-canadese”: un nome composto per indicare identità culturale e provenienza nazionale. Qui in Italia abbiamo mai sentito parlare di afro-italiani? Ucraino-italiani?». «Quando si sradica una pianta – continua il sacerdote -, e la si vuole trapiantare, deve rimanere sempre del terreno attorno. Lo stesso vale per le persone, se manca l’identità è impossibile inserirsi in una comunità».

Ci sono differenze che si capiscono solo con la conoscenza: «Il canto gioioso e  le preghiere in gruppo ad alta voce degli africani, ad esempio, derivano dalla tradizione di vivere in clan. Hanno un tono di voce sostenuto perché  solo così si sentono “ascoltati”. 

Noi italiani preferiamo raccoglierci nel silenzio. Per le popolazioni provenienti dall’Africa parlare sottovoce è indice di maleducazione perché quando lo si fa, significa che si sta parlando male di qualcuno». Nel Vangelo Matteo racconta che quando i magi parlano con Erode, quando si “staccano” dal cammino del rispetto, della fede, perdono l’orientamento. «Allo stesso modo quando pensiamo esclusivamente ai nostri interessi politici, economici e sociali, perdiamo l’orientamento – continua il responsabile -.  Purtroppo il nostro Paese sta perdendo il senso dell’umano. Tuttavia nel 2017 quando ero parroco a Reggio Calabria e ho assistito ai primi sbarchi, ho visto sì tante bare, ma anche la profonda umanità e fratellanza di poliziotti, volontari, gente comune che ha accolto i profughi.C’è un gap, una separazione netta tra il cittadino reale e quello “istituzionale”. La maggior parte della gente comune ha il senso del rispetto e della dignità. In questo tempo che ci avvicina all’Epifania, cerchiamo di non perdere la stella e l’orientamento del Vangelo».

Alla messa seguirà un momento conviviale nel Palazzo delle Opere sociali dove è attesa anche la comunità italiana.



 

 

(Diocesi di Vicenza)

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