Accompagnare nella pietà cristiana: è possibile tornare a celebrare i funerali

“Poter accompagnare il trapasso dei nostri fratelli e sorelle, con la celebrazione alla presenza almeno dei congiunti, è un gesto di pietà cristiana che dobbiamo essere pronti a compiere. La mancanza di questa possibilità – accolta con grande senso di responsabilità – è stata per me il tratto più doloroso della vicenda che stiamo vivendo”: è il passo più intenso della lettera che il vescovo Michele ha scritto nei giorni scorsi a tutti i sacerdoti diocesani, accompagnando le Disposizioni del vicario generale, mons. Adriano Cevolotto, sulla celebrazione dei funerali. Il “via libera” alla possibilità di celebrare il rito delle esequie dal 4 maggio, con tutta una serie di indicazioni per la tutela della salute dei partecipanti, era arrivato il 30 aprile. Tra le indicazioni più problematiche c’era la richiesta di misurare la temperatura corporea ai famigliari prima dell’ingresso in chiesa, una condizione la cui “oggettiva complessità” è stata fatta presente dalla Conferenza episcopale italiana al Comitato tecnico-scientifico nazionale. Dopo i necessari colloqui, il Comitato di esperti ha accolto l’istanza, raccomandando, comunque, di sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, “l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere in chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a Sars-Cov-2 nei giorni precedenti”. Si tratta di indicazioni importanti che, ha ricordato mons. Tomasi, “i tecnici ci danno per vivere le nostre celebrazioni e tutti i nostri impegni pastorali nella necessaria prudenza, e per fare quanto possibile per impedire la diffusione del contagio, a protezione della salute, del bene di tutti i fedeli, di tutti i cittadini”.
Tra le indicazioni importanti, la possibilità di celebrare le esequie in chiesa o, preferibilmente, all’aperto, ossia nelle aree cimiteriali o in spazi attigui alla chiesa stessa, con la messa o nella Liturgia della Parola: scelte, queste, sia sul luogo che sulla modalità celebrativa, che devono avvenire da parte del parroco in dialogo con i famigliari del defunto.
Un passaggio importante, quello del dialogo con la famiglia, così come gli accordi e la collaborazione che il Vescovo sollecita con le autorità comunali – in particolare per le celebrazioni nei cimiteri – e le imprese di onoranze funebri.
Solo grazie al senso di responsabilità di ciascuno e alla collaborazione di persone e Istituzioni è stato possibile in questi due mesi ridurre l’impatto del contagio da coronavirus e iniziare, come Paese, una prudente riapertura delle attività.
Le Disposizioni per i funerali indicano, inoltre, il numero massimo dei congiunti che possono partecipare (15), i dispositivi da indossare (mascherina e guanti), la distanza fisica tra le persone, sia in chiesa che nei luoghi all’aperto: passaggi importanti, questi, i cui dettagli sono stati riassunti nella scheda pubblicata in questa pagina e che verrà affissa in questi giorni alle porte di tutte le chiese, per permettere a ciascun fedele di prendere visione di tutte le indicazioni e di attenervisi, in uno spirito di responsabilità, a cui anche i sacerdoti richiameranno, con quella carità pastorale che li ha contraddistinti in questi oltre due mesi di “sospensione”, una carità per la quale il Vescovo li ringrazia, esortandoli ad essere “vicini ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali” anche in queste nuove forme.

L’annuncio nel sito della Cei

Il Protocollo

(Diocesi di Treviso)

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