Piave osservato speciale in salute ma aggredito da cave e impianti idroelettrici Segnali di allarme per la qualità ecologica a causa del consumo di suolo urbano e agricolo e di una non eccellente depurazione

“Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” approda nel veneziano

Piave in salute ma aggredito da cave e impianti idroelettrici

Segnali di allarme per la qualità ecologica a causa del consumo di suolo urbano e agricolo e di una non eccellente depurazione 

 

La sesta tappa della nuova campagna itinerante di Legambiente Veneto “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” oggi, sabato 10 luglio, ha interessato il fiume Piave a San Donà di Piave (VE). 

La campagna nasce per conoscere, curare e valorizzare i corsi d’acqua e le comunità fluviali a partire da una fotografia puntuale di un tratto di fiume e dall’analisi dei dati ufficiali di Arpav. Operazione Fiumi si articola in 8 tappe nei mesi di giugno e luglio ed interessa le principali aste fluviali venete: Adige, Po, Bacchiglione, Brenta, Sile, Piave, Livenza e Fratta Gorzone, dove, in collaborazione con partner quali Comuni, Enti profit e no profit, si organizzano campi di volontariato di prossimità  per esplorare i fiumi e scoprire il loro stato di salute. 

I punti monitorati nell’asta principale del fiume Piave sono 7 compresi tra la città di Ponte nelle Alpi e la foce nel comune di Jesolo.

Per quanto riguarda lo stato chimico delle acque – in particolare nitrati, fosfati e ammoniaca – nei punti monitorati il fiume non si mostra in sofferenza, segnale del non eccessivo apporto di questi composti da scarichi industriali/civili, reflui zootecnici o fertilizzanti. Per l’analisi microbiologica, con il supporto dei laboratori di Arpav, è stata valutata la quantità di Escherichia coli nelle acque che per tutti i punti campionati si è riscontrata al di sotto del limite di legge allo scarico (5000 MPN/100 ml di acqua). A parte i due punti di monte con un valori entro i limiti di balneabilità, da Nervesa alla foce la quantità di batteri fecali aumenta, con valori anche leggermente al di sopra dei 1000 MPN/100 che indica il limite di scarsa qualità.

Sotto l’aspetto geomorfologico il fiume risulta in discreta salute ma con crescenti segnali di sofferenza verso la foce. La vegetazione è spesso interrotta da piste ciclabili e presenta specie invasive soprattutto nel basso corso. Le caratteristiche della zona riparia sono comunque risultate buone in 3 punti, in particolare San Donà e Jesolo e sufficiente in tutti gli altri punti. Rispetto alla presenza di rifiuti, la situazione è generalmente buona sia sulle sponde che in alveo.

Segnali di sofferenza del Piave arrivano dal carico antropico, ovvero tutte le opere che incidono particolarmente sulla naturalità del fiume: opere di difesa di sponda, opere di attraversamento o che influenzano la portata liquida e solida. Un basso carico antropico si registra a valle, ma tutti gli altri tratti del fiume osservati presentano importanti criticità dovute alla presenza di impianti idroelettrici e di cave. Il carico antropico maggiore è risultato a Nervesa della Battaglia per la presenza della centrale idroelettrica e di livello medio negli altri punti soprattutto per la presenza di cave (3 punti sui 7 monitorati).

 Secondo Arpav il contesto generale del vasto bacino idrografico è buono: «nel 2019 sono state monitorate 51 stazioni per il monitoraggio della qualità chimica, 15 stazioni per il monitoraggio della qualità biologica, 6 corpi idrici per la valutazione dello stato morfologico dei corsi d’acqua con il risultato per lo stato chimico di buono in tutti i corpi idrici monitorati poiché non sono stati rilevati superamenti degli standard di qualità per le sostanze prioritarie e prioritarie pericolose. Tra gli inquinanti specifici è stato rilevato un superamento dei valori medi annui previsti dalla normativa per l’AMPA, prodotto di degradazione del Glifosate.

Nel 92% dei corsi d’acqua monitorati il livello dei nutrienti è risultato Elevato e la valutazione degli elementi di qualità biologica, diatomee, macrofite e macroinvertebrati, è risultata variabile tra Buona e Elevata salvo in due 2 corpi idrici in stato Sufficiente. Il monitoraggio morfologico dei sei corsi d’acqua ha evidenziato condizioni in stato elevato o moderato».

«Nonostante il vasto bacino idrografico a monte di Ponte nelle Alpi non sia stato considerato – commenta Giulia Bacchiega di Legambiente Veneto – con i nostri campionamenti abbiamo voluto dimostrare l’esistenza di un’attenzione straordinaria verso il corso d’acqua “sacro alla patria”, esplorando lo stato di salute attraverso azioni di volontariato e di citizen science. Ne è emerso un fiume in salute ma in sofferenza a causa di un importante carico antropico dovuto a presenza di molti impianti idroelettrici e di cave, unito ad uno stato morfologico che risulta appena sufficiente a causa di utilizzi intensivi dell’alveo e del territorio circostante per urbanizzazioni e attività agricole che vanno ad incidere sulla qualità ecologica complessiva del corso d’acqua». 

«Questioni che riteniamo prioritarie per i Comuni rivieraschi e che assieme agli altri circoli del territorio chiediamo di fronteggiare con spirito di collaborazione e con un “Contratto di fiume” unitario per tutto il Piave che garantisca la partecipazione di tutti gli attori ed enti responsabili attorno a tre concetti chiave: incremento della naturalità dell’ecosistema fluviale, sicurezza delle persone e promozione della cultura scientifica e di comunità» conclude Maurizio Billotto, presidente Legambiente Veneto Orientale.

Questi impegni e obiettivi sono racchiusi nel documento “Piave: fiume Identitario, fiume Resiliente” promosso da Legambiente Veneto e già recapitato ai Comuni rivieraschi, con il quale l’associazione ha inteso avviare una chiamata al confronto sui temi più rilevanti per la salute di questo fiume.

Temi quali il rischio idraulico e la messa in sicurezza del territorio, l’utilizzo della risorsa idrica e l’applicazione della Direttiva Acque sul deflusso ecologico, che meritano secondo Legambiente un’attenzione particolare. Proprio sul deflusso ecologico chiosa Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, arrivato oggi da Roma a San Donà proprio per sostenere le ragioni dell’impegno ambientalista: «Ormai siamo fuori tempo massimo, occorre dare un’accelerazione alle azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di qualità determinati dalla direttiva quadro acque. Avere fiumi in buono stato non è solo un obbligo normativo, ma vuol dire garantire il futuro ambientale e anche economico e sociale di interi territori come quello del Piave».

La chiamata al confronto avanzata da Legambiente vedrà un primo appello domani, domenica 11 luglio alle 15.00 a Breda di Piave per il Big Jump: un tuffo simbolico e collettivo nel Piave per stimolare l’attenzione delle comunità fluviali e impegnarsi a fronteggiare gli ostacoli, materiali o immateriali, che ne mettono a rischio la tutela.

 

Il prossimo appuntamento di “Operazione Fiumi” sarà sabato 17 luglio a Treviso sul fiume Sile.

(Legambiente Veneto)

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