Comunicato stampa: discorso del sindaco Sergio Giordani per la Festa della Repubblica il 2 giugno 2023

Saluto le autorità civili, militari e religiose e i cittadini presenti oggi qui in Piazza dei Signori per celebrare la Festa della Repubblica.

Con il referendum del 2 e 3 giugno 1946, 77 anni fa, gli italiani  decisero che la migliore forma di governo per il futuro del nostro Paese fosse la Repubblica.   

Fu un voto storico, che chiudeva sotto ogni punto di vista un periodo tragico per l’Italia e al quale parteciparono per la prima volta anche le donne. 

Col loro voto, il suffragio divenne finalmente universale: un voto che le donne conquistarono grazie alla loro partecipazione alla Resistenza e  al ruolo che svolsero nella società civile, nel sistema produttivo e nell’assistenza, durante la guerra. 

Gli italiani e le italiane decisero che, nel  nostro Paese, non  poteva esistere più il governo di uno solo, non scelto e non votato dai cittadini. 

Per questo, la partecipazione è alla base della nostra forma istituzionale, la Repubblica, in un legame inscindibile con i valori che sono i cardini sui quali poggia la nostra Costituzione.

La frase che campeggia sul manifesto ufficiale di questo 2 giugno è “L’Italia siamo noi”.

Una frase tanto semplice quanto carica di un significato profondo, che oggi non possiamo e non dobbiamo ignorare.

Perché, appunto, l’Italia siamo noi, nel bene come nel male e  questo ci chiama alla nostra responsabilità verso la Repubblica, verso il nostro Paese.

Res  Publica,  in latino cosa di tutti.   

E questo, invece di essere motivo di maggiore attenzione, nel tempo è diventato quasi sinonimo di cosa di nessuno, quindi cosa  che non ci riguarda. 

Io credo che, soprattutto oggi, bisogna ribaltare  questo sentire, purtroppo molto diffuso, e che è in parte responsabile delle contraddizioni e delle difficoltà che vive il nostro paese. 

Siamo chiamati, tutti, a fare la nostra parte per il bene comune.    

Che non vuol dire rinunciare alla dialettica e al confronto delle idee, ed essere tutti  degli yes men in nome di una missione che qualcuno ci indica.

Vuol dire partecipare al confronto e al dibattito pubblico, esprimere opinioni e progetti anche diversi,  ma  comprendere che il fine ultimo non è avere ragione a tutti i costi,  e con ogni mezzo, ma  l’interesse generale. 

E’ un richiamo che faccio alla politica certo, ma che vale anche per tutti i corpi intermedi della nostra società, fino al singolo individuo. 

Abbiamo la capacità, lo abbiamo dimostrato tante volte nei momenti più drammatici della nostra storia, di esprimere come popolo una forza e una unità davvero significativi.

Lo vediamo nuovamente, in questi giorni di fronte all’alluvione in Romagna, a cui va il nostro pensiero e sostegno,  con la mobilitazione di migliaia di volontari e tra questi moltissimi giovani di ogni estrazione e provenienza, e con la presenza  attenta e puntuale delle istituzioni locali e nazionali.

Eppure, passato il momento dell’emozione, vedo riemergere troppo spesso  un egoismo e un disinteresse per gli altri che talvolta mi sgomenta. 

Il filosofo Vito Mancuso ha recentemente pubblicato un bellissimo saggio dal titolo “Il senso della vita”, dal quale traggo un paio di passaggi che trovo significativi. 

Nella grave crisi in cui siamo immersi – dice Mancuso – necessitiamo continuamente di avversari per definire le nostre identità, e spesso ci scopriamo nemici addirittura di noi stessi, in una sorta di permanente guerra interiore.  Abbiamo perso un’idea e una direzione collettiva, disperdendoci e isolandoci sempre di più. Così il senso della comunità viene meno. 

La nostra identità, il nostro senso della vita, per riprendere il titolo del saggio, si trova – sottolinea il filosofo – in quella che lui chiama sinergia con gli altri.    

E’ nella relazione con gli altri, nel sentire comune, nel condividere gli obiettivi  che ha un senso la nostra vita, e – aggiungo io- il nostro essere cittadini.

I nostri nonni, i nostri padri, usciti dalla guerra, avevano in comune quei valori di libertà, democrazia e convivenza pacifica, che avevano faticosamente conquistato. 

Li univa l’obiettivo comune di risollevare il Paese, di dare un futuro migliore alle loro famiglie ai loro figli.  

E questi sentimenti comuni, fortemente sentiti e condivisi hanno permesso all’Italia di diventare il grande paese in cui viviamo oggi.

Dobbiamo recuperare quello spirito, quella capacità di guardare al bene collettivo, che alla fine è anche bene di ognuno di noi. 

Questa festa proprio perché è di tutti, e non di una “parte”,  ci invita a occuparci sul serio dei beni comuni. 

Vuol dire che la cosa pubblica, deve essere protetta e difesa dalla logica di chi ne vuole fare cosa privata  siano essi    potentati economici o politici, interessi particolari grandi e piccoli, locali come globali.

Perché gli spazi e le istituzioni pubbliche, sono spazi civici e di civiltà.  

Dobbiamo riprendere a occuparci di più della cosa pubblica, dalle cose più minute ai temi più vasti e impegnativi.  

E lo strumento con il quale possiamo indirizzare, in un verso o nell’altro, il nostro futuro è il voto, come fecero 77 anni fa gli italiani  il giorno del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica.

Il 2 giugno ci ricorda che il voto è sì un diritto, ma anche un dovere.  

Esercitare il diritto di voto costituisce un connotato essenziale del nostro essere veramente cittadini consapevoli.  

Ignorare o peggio considerare come inutile retorica, il significato e la storia delle istituzioni repubblicane rappresenta un’offesa allo stesso concetto di democrazia. 

La democrazia, infatti, muore se nessuno la protegge dai rischi portati dall’indifferenza e si spegne se nessuno la cura costantemente, anche e soprattutto nelle piccole cose e nei gesti di tutti i giorni. 

Il nostro presidente Sergio Mattarella ha sottolineato più di una volta questi concetti  ribadendo che la Repubblica è al centro della nostra vita e del nostro futuro.  

“La Repubblica resta il nostro spazio vitale – ha detto il Presidente in un intervento di qualche anno fa –  Resta un ponte. Verso l’Europa, che è il nostro destino e la nostra opportunità nel mondo globale. Verso uno sviluppo sostenibile, che deve legare insieme la qualità italiana, la competitività del sistema e una maggiore equità sociale. 

Verso il futuro, per dar sicurezza alle speranze dei nostri giovani”.

Buona Festa della Repubblica a tutti voi. 

(Comune di Padova)

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